Ha conosciuto gli orrori della guerra e ha visto con i propri occhi la capitale del Garda diventare tale: se n’è andato Giacomo Fondrieschi, sindaco di Desenzano a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Aveva 104 anni. È anche a lui, tra gli altri grandi sindaci del passato, che si deve il disegno della città per come la si conosce oggi.
A Fondrieschi, per fare qualche esempio, si deve l’ideazione e la realizzazione dell’ospedale di Desenzano in località Montecroce, il lungolago, il campo sportivo del Tre Stelle, il rinnovamento della casa di riposo, piazza Matteotti. Fu l’artefice, tra le altre innumerevoli iniziative che a lui possono essere intitolate, della prima azienda di turismo e soggiorno nata a Desenzano: emblema, questa iniziativa, del suo sguardo lungimirante. L’aveva vista «rinascere» dopo la guerra, la sua Desenzano, quando in quello che all’epoca era un «paesotto» cominciò a farsi largo un turismo sempre più massiccio e il fenomeno delle seconde case.
Lui, la guerra l’aveva fatta: chiamato alle armi nel 1939, partecipò tra le altre alla Campagna di Albania. Nel 1943, poi, venne arrestato dai tedeschi: restò nei lager nazisti per due anni. Nel 2013 gli fu conferita la Medaglia d’Onore concessa dal Ministero dell’Interno ai cittadini italiani vittime delle deportazioni. Fu sindaco, lo si accennava, dal 1979 al 1983, ma il suo impegno politico risale a ben prima: già negli anni Cinquanta fu prima anima di una lista di opposizione, poi assessore della giunta guidata dal sindaco Luigi Laini. Non si contano gli incarichi che ha ricoperto nella sua lunghissima carriera. Il suo funerale è stato celebrato ieri nel duomo di Desenzano. A stringersi alla moglie Ada e ai suoi quattro figli, tutta la città.
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