Ho scritto qualche riga sugli errori dell’email marketing prendendo spunto da quelli evidenziati nel libro di Nazzareno Gorni e Marco Maglio “E-Mail Marketing” (ed. Hoepli 2009).
Fra i vari punti, uno mi ha colpito più degli altri: la gestione delle cancellazioni (unsubscribe o opt-out)
Gli autori fanno notare come una ‘cattiva’ gestione di questo aspetto possa essere realmente disastrosa per il merchant. Senza procedure di cancellazioni automatiche (consigliati massimo 2 click, senza invio di mail) il rischio è che l’utente trovi più comodo contrassegnare la mail come ‘posta indesiderata’.
Se questa azione venisse ripetuta da più destinatari, il rischio reale che il merchant correrebbe è quello di vedere compromessa in modo grave la reputazione del suo indirizzo mail (o dell’intero dominio) con la conseguenza che qualsiasi messaggio inviato finisca inevitabilmente per essere contrassegnato come [SPAM], finire nella cartella della posta indesiderata o peggio bloccato a monte dai server antispam.
La vecchia scuola del Email marketing ha sempre osteggiato la cancellazione da una lista considerando l’indirizzo mail come bene prezioso da non perdere in nessun caso. L’invio delle newsletter aveva come unico scopo quello di incrementare le vendite.
Le nuove terorie del Email marketing 2.0 si basano invece principalmente sul maggior rispetto per i clienti e per la loro privacy e hanno come scopo quello di aumentare la lista stessa (creare una sorta di community).
Il merchant farebbe quindi sempre bene a preoccuparsi di rispettare il cliente, accertandosi sempre di avere ricevuto il consenso all’invio ma sopratutto permettendo in ogni momento l’uscita dalla lista: meglio perdere un nominativo che avere il propriop dominio di posta inserito nelle blacklist dei server antispam.
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