Passata l’emotività dle momento, superato il secondo anniversario, imparato a convivere con il dolore che non diminuisce e non diminuirà mai, il sentimento più forte oggi è la delusione.
Attesa infinita
«Sono trascorsi due anni dalla morte di Greta e Umberto, l’introduzione del reato di omicidio nautico sembrava immediata e invece è ancora tutto fermo» si sfoga Elena Garzarella, la sorella di Umberto. I familiari dei due giovani uccisi sulla barca travolta dal motoscafo su cui viaggiavano due turisti tedeschi la notte del 20 giugno 2021 nelle acque del lago di Garda, hanno incassato il sostegno delle istituzioni, la vicinanza del politico di turno con tanto di selfie finito in rete soprattutto in periodi di campagna elettorale, «ma anche questa estate finirà senza che sia entrata in vigore la tanto attesa legge che equipari l’omicidio nautico a quello stradale» racconta la famiglia Garzarella.
Il paragone è con quanto accaduto nelle scorse settimane. «Dopo la morte del bambino nell’incidente a Roma provocato dallo youtuber la politica si è mossa immediatamente con l’approvazione in consiglio dei ministri del pacchetto di interventi. Poi c’è stata la battaglia ai monopattini. Noi siamo sempre in attesa».
La battaglia
Elena Garzarella e il marito in questi due anni hanno raccolto migliaia di firme a sostegno del provvedimento sull’omicidio nautico. Le hanno consegnate al presidente di Regione Lombardia Fontana, all’allora ministro della Giustizia Marta Cartabia, hanno parlato con Matteo Salvini prima e dopo la sua nomina a vice premier. In mezzo c’è stata la caduta del Governo Draghi e il passaggio di consegne con quello guidato da Giorgia Meloni. «Non è una questione politica, non un tema di destra o di sinistra. Per noi familiari – commentano Elena Garzarella e il marito – la battaglia per ottenere la nuova legge è l’ultima cosa che è rimasta affinchè la morte di Greta e Umberto non siano stata vana. Per noi – è la conclusione – non deve esserci differenza tra chi uccide sulla strada e chi uccide in acqua».
In aula
L’attesa dei parenti di Greta e Umberto non si limita però al fronte politico. I familiari dei due ragazzi sono infatti ancora in attesa della fissazione del processo d’appello nei confronti dei due tedeschi Patrick Kassen e Christian Teismann condannati a quattro anni e 6 mesi il primo e a due anni e 11 mesi il secondo.
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