Dopo quindici anni tornano le aole grazie al ripopolamento

Il progetto per la reintroduzione dell’alborella nel Garda entra nella fase due. Gli interventi pilota attuati nei mesi scorsi per cercare di ripopolare il lago di una delle sue specie più rappresentative, l’Alburnus alborella – per i bresciani semplicemente l’aola – hanno dato esito positivo e nel 2020 saranno non solo ripetuti, ma decisamente consolidati e incrementati. Il progetto è promosso dall’Unione Pescatori Sportivi del Garda (UPSdG), consorzio di 10 associazioni per un totale di 600 iscritti tra pescatori di superficie e subacquei, che la scorsa primavera ha posizionato in diverse zone del lago letti di frega artificiali carichi di materiale ittiogenico, cioè di uova prelevate da ambienti in cui questo pesce è ancora presente, come il laghetto La Fonte, a Villafranca di Verona. Si spera.

I risultati della sperimentazione saranno presentati il 19 settembre sul Garda veronese, a Brenzone, ma già si guarda agli interventi del 2020. «Di positivo – dice il presidente di UPSdG Maurizio Scarmigliati – c’è che tutte le uova portate nel Garda si sono schiuse. Non abbiamo trovato uova morte». È impossibile certificare la presenza di avannotti, che misurano pochi millimetri, ma «già il fatto che sia avvenuta la schiusa – dice Scarmigliati – ci fa ben sperare». E anche insistere: «Nel 2020 collocheremo, sia sulla riviera bresciana che su quella veronese, un numero ancora maggiore di letti di frega artificiali. Non solo. Siamo ottenendo le autorizzazioni per immettere anche qualche centinaia di chili di alborelle vive, prelevate nei siti in cui proliferano».

Via le cassette. Intanto, tutte le cassette che contenevano le uova sono state rimosse dai sub dell’UPSdG, che hanno ripristinato il greto ghiaioso originario. «Abbiamo anche potuto verificare – dicono i pescatori – quali tipologie di cassette si mantengono più stabili in caso di onda, informazioni di cui faremo tesoro nelle future fasi del progetto». Progetto che i gardesani, da sempre affezionati a questo pesce che per secoli è stato alla base della loro alimentazione, seguono con attenzione, con l’augurio che il drastico calo della specie (negli anni Novanta se ne pescavano fino a 900 quintali, mentre dal 2005 la pesca di aole si è di fatto azzerata) possa essere arrestato.

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