Depurazione del lago: i gardesani fanno quadrato e ribadiscono la necessità dell’opera. Ma dal Chiese replicano con fermezza. Ieri il botta e risposta.
I primi ad intervenire sono stati i 39 sindaci della Comunità del Garda (bresciani, veronesi, trentini e mantovani), nessuno escluso, che hanno sottoscritto un documento per ribadire «l’estrema urgenza» di dare attuazione al nuovo sistema di depurazione del Garda predisposto da Acque Bresciane e, per la parte veronese, da Azienda Gardesana Servizi (Ags).
I 39 sindaci del Garda
I sindaci ritengono il progetto «prioritario rispetto ad ogni altra opera infrastrutturale riguardante la regione benacense», considerata «la valenza del corpo idrico gardesano, quale riserva strategica idropotabile di rilevanza nazionale ed europea». All’indomani dell’esposto del Presidio 9 agosto, che chiede ai magistrati se si ravvisa il reato di procurato allarme a carico degli amministratori che sostengono l’urgenza di dismettere le condotte sublacuali ritenute a fine vita, i sindaci del lago rispondono con un documento intitolato «Pacta sunt servanda» (i patti vanno rispettati) inviato ieri a Ministro dell’ambiente, parlamentari gardesani, Regioni, Ato, Commissario straordinario (il prefetto Maria Rosaria Laganà), Acque Bresciane e Ags.
I primi cittadini confermano l’urgenza dell’opera «in quanto il pericolo potenziale esiste ed è attuale, anche e soprattutto alla luce della sismicità del territorio». Per i sindaci gardesani la sublacuale Maderno-Torri e le altre sublacuali ad essa connesse costituiscono una «situazione di pericolo di inquinamento», tanto che, ricordano, i tecnici ministeriali hanno posto la loro dismissione come condizione fondamentale del progetto. Quanto all’esposto per il procurato allarme, la presidente della Comunità del Garda Mariastella Gelmini «si riserva di adire le vie legali in contrasto a infondate calunnie».
Sulla stessa linea il sindaco di Salò, Giampiero Cipani, che rincara la dose: «Se il confronto rimane sul piano tecnico e politico mi sta bene – dice -, ma dal momento che c’è un esposto che ci accusa di procurato allarme, la questione si sposta sul piano penale. Allora deve essere chiaro che anche chi ci accusa dovrà rispondere penalmente delle sue affermazioni, che si configurano come un reato di calunnia». Laconico Angelo Cresco, presidente di Ags: «Il documento dei sindaci è la miglior risposta alla provocazione della demenziale denuncia presentata».
Gli 11 sindaci del Chiese
La replica degli 11 sindaci del Chiese e della Comunità Montana di Valle Sabbia non si è fatta attendere. È giunta ieri pomeriggio tramite una nota in cui si sostiene che il documento della Comunità del Garda non è stato votato da alcuna assemblea e dunque sarebbe «un falso. Un fatto gravissimo».
Gli amministratori dell’asta del Chiese, contrari all’ipotesi Gavardo-Montichiari, ribadiscono inoltre che «il progetto è privo della copertura finanziaria», come già segnalato alla Corte dei Conti. Quanto al procurato allarme, i sindaci del Chiese chiedono che i risultati delle ispezioni sulle sublacuali commissionate da Acque Bresciane «siano resi pubblici». Dal Chiese arrivano anche pesanti accuse ad Acque Bresciane: «Non è possibile che una società pubblica sposi una parte politica».
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