Il Consiglio di amministrazione di Acque Bresciane è (quasi) azzerato. E il depuratore del Garda si allontana sempre di più. Ieri pomeriggio si sono dimessi Mariateresa Vivaldini (FdI) e Marco Franzelli (Lega). Resta solo Mario Bocchio, rappresentante legale della società che gestisce il servizio idrico integrato di una novantina di Comuni.
Il 30 marzo aveva lasciato il presidente, Gianluca Delbarba, seguito qualche giorno dopo da Antonella Montini, entrambi espressione del centrosinistra. Ieri pomeriggio la novità, prima dell’assemblea dei soci convocata proprio per dare il via alle procedure di sostituzione di Delbarba e Montini. Si riparte praticamente da zero.
EMBED [Leggi anche]Le dimissioni di Vivaldini e Franzelli hanno natura politica: ricostruire la rappresentatività del Cda di Acque Bresciane da parte dei soci. Tutti pubblici: AOb2 (azionista al 79,1%), Garda Uno (18,11%), Provincia di Brescia (2,24%), Sirmione Servizi (0,55%). L’assemblea, dopo avere preso atto degli ultimi due addii, si riunirà di nuovo domani, giovedì, per fare il punto della situazione. Il convitato di pietra al tavolo di Acque Bresciane è sempre lo stesso: il contestato progetto sul depuratore del Garda con l’indicazione dei due impianti a Gavardo e Montichiari, deciso dal commissario straordinario per l’opera, il prefetto di Brescia. Delbarba si era dimesso proprio per i contrasti all’interno del Cda.
Da una parte il presidente, risoluto («Per obbligo istituzionale e di legge») a dare seguito alle scelte del commissario, approvando in Consiglio il bando di gara per la progettazione definitiva dell’opera. Dall’altra Vivaldini e Franzelli, favorevoli ad un rinvio per trovare una nuova soluzione, così come richiesto dalla Comunità della Valsabbia e dai Comuni del Chiese. Il 30 marzo la decisione di Delbarba di lasciare.
I precedenti
Il 3 aprile erano intervenute due altre novità. Innanzitutto, l’invito perentorio del prefetto Maria Rosaria Laganà al Consiglio di amministrazione ad approvare («Entro dieci giorni») il bando relativo al progetto. In secondo luogo l’incontro fra il Presidio 9 agosto, che da oltre un anno e mezzo manifesta il suo dissenso con un gazebo in piazza Paolo VI, e alcuni esponenti politici bresciani con il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. I primi chiedevano di revocare il Commissario, ridando al territorio l’onere di trovare una soluzione alla questione Depuratore. Il ministro aveva promesso di convocare le tre Regioni interessate.
Nel frattempo le cose, in Acque Bresciane, sono precipitate. Una prima assemblea dei soci, l’11 aprile, dopo le contestazioni dei sindaci, era stata annullata. Ieri l’ennesima novità. «Non c’erano le condizioni perché il Cda potesse andare avanti», spiega Marco Franzelli. «Bisognava azzerare tutto». Nel Consiglio l’area dei sindaci di centrosinistra non è più rappresentata. «Invece, per risolvere i problemi che abbiamo davanti, serve condivisione, come abbiamo sempre fatto», continua il primo cittadino di Roccafranca. Franzelli sottolinea la necessità di «ridare la voce al Comitato di indirizzo e di controllo di Acque Bresciane composto dai sindaci che hanno dato vita alla società, affinché si ricomponga la rappresentanza del Cda. Intanto, restiamo in carica per l’amministrazione corrente. La società non resta senza guida».
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