Il dolore per il nonno che non c’è più, il bisogno di sapere perché sia morto e se sia stato fatto tutto il possibile per impedire che si ammalasse, aggravandosi fino al punto di morire.
Tra i cinquanta esposti depositati in Procura a Bergamo dal comitato «Noi denunceremo» ci sono anche casi bresciani. Come quello di Silvano Magnetti, 86enne che viveva in una comunità riabilitativa a Manerba, dove si è infettato. Le sue nipoti Alessandra e Federica Raveane hanno sporto denuncia contro ignoti in modo che vengano ricostruite le colpe dietro alla sua morte.
«Essere a Bergamo era necessario – spiega Alessandra -, abbiamo voluto farlo per il nostro nonno. Non lo vedremo più ed è morto da solo: vanno trovati i responsabili».
Silvano Magnetti ha mostrato i primi sintomi a inizio marzo, dopo che la sua compagna di stanza si è ammalata, e il 27 dello stesso mese è stato ricoverato in ospedale a Desenzano, dove è deceduto il 3 aprile. «Avremmo voluto avere più trasparenza da parte della struttura in cui era ospitato, è stato praticamente impossibile conoscere le sue condizioni, se non tramite l’aiuto del suo medico di base che ha continuato a seguirlo», spiega Raveane, che si dice «schifata» dal modo in cui il Governo ha gestito l’emergenza coronavirus. Le responsabilità, più che negli operatori sanitari, «vanno cercate tra chi gestisce la struttura», oltre che a livello politico. «Vogliamo capire perché nessuno era pronto ad affrontare questa situazione».
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