Dal lago di Garda a Miami, in Florida, inseguendo la passione per la cucina, che dopo diverse tappe l’ha portato a un passo dai fornelli dell’esclusivo ristorante di Villa Versace, dove in autunno inizierà la sua nuova avventura di sous-chef. Un traguardo lavorativo di tutto rispetto per il 34enne sirmionese Giangiacomo Celli, che dopo il diploma all’istituto alberghiero di Desenzano e parecchi anni di gavetta ed esperienza in diversi e rinomati ristoranti italiani, alla fine del 2017 è partito alla conquista del Nuovo Mondo, approdando all’Italian Food Court di Casa tua Cucina a Miami.
In valigia, un curriculum costruito piatto dopo piatto, al ristorante La casa degli Spiriti di Costermano (Vr), come al Fior d’Acqua di Porto Cervo, e ancora alla Lepre di Desenzano, al Tancredi di Sirmione e al Classico di Brescia, solo per citare alcuni nomi. «Nella mia famiglia tutti hanno sempre avuto la passione per la cucina – racconta Giangiacomo -. Io ho scoperto anche una particolare predisposizione manuale e ho intrapreso questo percorso di studi. È stato subito amore. La voglia di lavorare all’estero, invece, deriva da un’altra mia grande passione, quella per i viaggi: così è nato un binomio perfetto».
Nella soleggiata Florida Giangiacomo è arrivato nel 2017 con l’offerta di diventare executive sous chef e aprire il ristorante della food court italiana Casa Tua Cucina, nel centro commerciale Brickell City Centre, affiancando lo chef suo connazionale Alberto Andrei. Un anno dopo arriva l’opportunità di gestire, sempre con Andrei, un’altra food court italiana, La Centrale: sei ristoranti distribuiti su tre piani. Qualche mese fa, infine, l’offerta della famiglia Nakash, proprietaria di numerosi hotel di lusso a Miami, tra i quali il Setai e, appunto, Villa Versace.
«È stato molto gratificante – ammette Giangiacomo -. Nonostante il difficile momento legato all’emergenza sanitaria, c’è chi ancora scommette sul talento italiano. Penso che la mia carta vincente sia stata, oltre all’esperienza maturata in diciotto anni di lavoro, l’umanità e l’umiltà con cui mi sono sempre approcciato a ogni esperienza, che si trattasse di pelare le patate o di gestire più ristoranti contemporaneamente».
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