Dai monti di Pinzolo al Garda: un volo leggendario di quattro ore

Tre ore e 53 minuti di volo. Dai monti di Pinzolo al lago di Garda, più di 151 km di planate e risalite nelle correnti ascensionali. Non un record, ma sicuramente una performance sportiva non comune. L’impresa è riuscita a Piero Franchini, 53enne trentino, pilota di parapendio dal 2003, che a Pinzolo è titolare di Wings2fly, attività che propone voli turistici biposto. Come un Icaro dei giorni nostri Piero ha superato montagne innevate, veleggiato su boschi e laghi, in un lungo ed emozionante volo libero, spiccato in Trentino, a Pinzolo, alta Val Rendena, e concluso a due passi dal Garda, nella piana di Navazzo, sulle colline di Gargnano.

«Non è un volo che ti può riuscire tutti i giorni – spiega Piero -, ma quando trovi le condizioni giuste, specialmente in primavera, puoi anche avere la fortuna di farlo». In poche parole il parapendio funziona cosi: ci si alza di quota finché si riesce a sfruttare una termica, una specie di ascensore naturale formato da una colonna di aria calda che sale, poi si plana per qualche km, alla ricerca di un’altra termica per riprendere quota, e si continua così finché le condizioni lo permettono, in un gioco di tecnica e sensibilità, di arguzia e conoscenza dei principi della meteorologia.

«Alla partenza – continua Piero – l’idea era quella di volare un po’ e tornare a Pinzolo. Ma a un certo punto il programma è saltato. Ho “bucato”, come diciamo in gergo: impossibile tornare ad atterrare là dove ero decollato». Quando non si riesce a guadagnare una quota che consenta di far ritorno al punto di partenza, il pilota è inesorabilmente destinato a planare verso un atterraggio. Ha bucato, insomma. È quanto accaduto anche a Franchini. Poco male, in fondo, perché ne è uscito un volo leggendario: 151,66 km di veleggiata sulla rotta Pinzolo-Navazzo, che in linea d’aria distano una cinquantina di km.

«I voli su lunghe distanze sono così – dice il pilota -, sono un’avventura. Non sai mai dove ti toccherà atterrare». Quando tutti i fattori in gioco sono favorevoli, insomma, puoi imbatterti nel volo che non ti aspetti, da fissare sul petto come una medaglia. «In questo caso – continua Piero Franchini – ho incontrato condizioni davvero ottime, che addirittura mi hanno portato, poco prima della Val di Ledro, a una quota massima di 3.412 metri. Non ci si arriva facilmente».

Da qui, dove osano le aquile, Piero Franchini è riuscito a far entrare nell’obbiettivo del cellulare addirittura tre laghi: il lago d’Idro a destra, quello trentino di Ledro a sinistra e in lontananza, oltre i monti del Parco dell’Alto Garda Bresciano, la parte meridionale del lago di Garda con la penisola di Sirmione. Scatto da record per un volo indimenticabile.

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