Prima i pescatori professionisti hanno annunciato battaglia, poi la Comunità del Garda si è schierata al loro fianco ed è tornata sul «marchio d’eccellenza» per il pescato gardesano. Infine, il senatore di Forza Italia Adriano Paroli ha presentato un’interrogazione parlamentare per far riconoscere il coregone come specie autoctona gardesana e concederne l’immissione anche nel Benaco.
Il tema è caldo e nasce dalla mancata autorizzazione da parte del Ministero della Transizione ecologica alla semina di avannotti nel Garda. Solo nel Garda: Sebino e lago di Como sono stati autorizzati. I pescatori professionisti (sono 34 sulla sponda bresciana) qualche settimana fa avevano annunciato proteste clamorose nel caso di risposta negativa. Con l’incubatoio di Desenzano chiuso da due anni e con le semine bloccate dal Ministero, avevano spiegato che ormai il coregone sul Garda è se non specie in via d’estinzione, quasi: «In dieci anni il piatto tipico del lago di Garda si potrà cucinare con pesci pescati chissà dove».
L’appello
Avevano chiesto il supporto delle istituzioni, tra cui la Comunità del Garda, che a stretto giro si era fatta sentire: «La Comunità è dalla parte dei pescatori – aveva spiegato il vice presidente Filippo Gavazzoni -, si è adoperata e si adopererà per assicurare loro un futuro florido come un tempo». Aveva altresì rilevato, Gavazzoni, il fatto che «non si possa più continuare a lavorare solo sulla quantità» e rilanciato l’idea di un «marchio d’eccellenza che identifica il pesce del Garda come qualitativamente eccellente».
Ora sul tema si esprime il senatore Paroli, sostenuto dallo spunto fornitogli dalla consigliera regionale Claudia Carzeri che ha raccolto le istanze dei pescatori: «È un tema di cui voglio farmi portavoce – spiega il senatore – perché credo che sia giusto ascoltare il territorio quando le istanze sono ben motivate. Parliamo di una specie ittica immessa nel Garda da 150 anni e che ne è diventata ormai un patrimonio faunistico ambientale, con un indotto economico che dà lavoro a migliaia di famiglie. Per questo la mia interrogazione va nella direzione di riconoscere come autoctono il coregone e di procedere con l’immissione annuale delle uova».
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