L’acqua nel lago c’è e presenta pure una temperatura gradevole per fare il bagno. Ce n’è a sufficienza anche per far navigare i battelli. C’è nelle piscine e in albergo si può fare la doccia persino più volte al giorno. Gli incendi boschivi (divampati nei giorni scorsi sul Garda trentino) sono spenti e non minacciano nessuno. Potrà sembrare assurdo, ma sono le informazioni che in questi giorni i consorzi turistici del Garda stanno diffondendo tramite i loro canali e i loro associati per rimediare al terrorismo mediatico praticato da alcuni giornali tedeschi, Bild e Spiegel Online in particolare, che hanno diffuso informazioni senza fondamento su mancanza d’acqua nel lago e disservizi dovuti a siccità e incendi. Gli operatori non nascondono qualche preoccupazione e registrano pure alcune disdette dalla Germania, anche se è difficile capire se sono dovute alle fake news o al Covid, che ovunque presenta numeri in crescita.
Contromosse
La questione è stata al centro di un vertice promosso ieri mattina da Visit Limone sul Garda, con tutti i Consorzi che si occupano di turismo. Detto delle azioni intraprese nell’immediato (info sui siti turistici, campagne social, kit di risposte multilingua da fornire a chi chiede informazioni, acquisto di spazi sulla stampa tedesca per comunicare la normalità dell’estate gardesana), si pensa ad interventi strutturali, visto che la disinformazione di certi media germanici sulle questioni gardesane non è una novità. Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto, ha proposto l’istituzione di un presidio di (corretta) informazione nel cuore della Baviera: «Un ufficio stampa a Monaco, per giocare d’anticipo in occasione di eventuali altre criticità».
Una struttura che, come suggerisce Marco Benedetti dell’Apt Garda Dolomiti, potrebbe essere finanziata da Garda Unico, che punta ai fondi Odi per i Comuni di confine. Intanto ci si interroga sulle ragioni della campagna diffamatoria. «La Germania ha investito tanto in Spagna – dice Risatti, vicesindaco di Limone – dove evidentemente non vanno i tedeschi che vengono da noi».
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