«Non ci arrendiamo. Continueremo a lottare fino a quando non si sarà messo termine a questa ingiustizia». Così i sindaci bresciani che si oppongono al progetto del futuro depuratore del Garda insediato lungo il Chiese, nel doppio impianto Gavardo-Montichiari.
Undici, finora – ma sono attese a breve ulteriori adesioni -, più la Comunità montana di Vallesabbia: compatti nell’assicurare la volontà di impegnarsi in nuove battaglie ai cittadini che numerosi hanno partecipato l’altra sera all’assemblea promossa nell’auditorium Cecilia Zane di Gavardo.
Il punto
Al sindaco di casa, Davide Comaglio, è toccato il compito di riassumere le tappe di una vicenda partita da lontano: «È nel 2018 che si è fatta avanti questa sciagurata ipotesi di soluzione. Ma la scelta del Chiese come recettore risale addirittura al 2013». Una scelta, ha detto il suo omologo di Montichiari, Marco Togni, «originata da logiche di parte e assunta da pochi, nel totale disprezzo dei diritti della nostra gente. Una vera e propria prepotenza che non intendiamo in alcun modo tollerare».
Comaglio ha fatto il punto sulle azioni avviate in ambito giudiziario: «Abbiamo già presentato quattro ricorsi al Tar. Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare il pronunciamento del tribunale sul ricorso relativo all’aggiornamento dei costi di progettazione, lievitati da 3,5 a 5 milioni. Quello che, come Acque Bresciane ci ha confermato, risulta essere l’unico documento esistente, non fornisce in realtà alcuna motivazione, non entrando nel merito degli aumenti. La sentenza del Tar è per noi dirimente: se ci verrà data ragione, non esiteremo a rivolgerci alla Corte dei conti».
Tra piazza e sedi istituzionali
Nell’attesa, si pensa ad altre forme di lotta, anche clamorose. Il Presidio 9 agosto ha lanciato ad esempio l’idea di una grande manifestazione di piazza da tenersi davanti alla prefettura, suggerendo al contempo che si chieda al Consiglio provinciale di discutere e approvare una nuova mozione sulla questione.
«Solleciteremo poi sulla questione – ha aggiunto Togni – gli esponenti bresciani di ogni forza politica, perché ci dicano chiaramente da che parte stanno. Nel 2024 si voterà in molti Comuni, e i cittadini pretendono la massima trasparenza».
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