Una giornalista di quelle che sanno fare bene il proprio mestiere mi segnala la sospensione dalla carica di uno dei sindaci intervistati nel corso della ricerca condotta per realizzare Sindaci imprenditori: si tratta di Alberico Gambino di Pagani (Salerno), condannato per peculato. Secondo la sentenza di primo grado, Gambino avrebbe utilizzato la carta di credito del Comune per spese personali.
Ci auguriamo che nei successivi gradi di giudizio Gambino possa dimostrare la propria innocenza (non per simpatia verso di lui ma perché vogliamo mantenere alta la fiducia che la classe dirigente di questo Paese sappia meritarsi l’onore del proprio ruolo e svolgere la propria attività nell’interesse generale piuttosto di quello privato).
La notizia di per sé non mi turba: non teorizzo un primato della cultura d’impresa (o degli imprenditori tout court) sulle competenze e le attitudini di altre sfere socio-professionali. Ho cercato di distillare le qualità essenziali che un bravo imprenditore può avere in comune con un grande statista, e quindi sollecitare la valorizzazione di queste caratteristiche. Le interviste mi sono servite a questo. Nel bene e nel male, da ciascuna ho ricavato modalità diverse di interpretare e affrontare il ruolo di primo cittadino, e in mezzo alle diversità ho isolato le costanti, gli elementi comuni, omogenei. Se uno degli intevistati risultasse sleale o incompetente non me ne stupirei: di certo ce ne sono nell’universo dei sindaci imprenditori e il mio campione non statistico potrebbe averne intercettati.
Due casi di sindaci imprenditori che non incarnano un modello positivo? Valentino Togni, sindaco di Sondalo, che faceva anche l’azionista della società energetica locale disponendo da azionista i prezzi che subiva da primo cittadino, sollecitato dal prefetto alle dimissioni. Rossana Di Bello, imprenditrice (o pseudo) che ha portato al dissesto il comune di Taranto, costretto al commissariamento e risanato da Francesco Boccia. Oggi la si trova al bancone della gioielleria di famiglia, in città.
L’analisi e la costruzione di un modello (tipico, o ideale) non implica un desiderio di beatificazione della categoria. I cattivi sindaci imprenditori vanno, i buoni esempi restano. La Montesarchio di Antonio Izzo, per esempio, ha nuovamente preso un premio da Legambiente come comune riciclone.