Se non riuscite a leggere l’articolo lo trovate dove l’ho preso, ovvero su Wittgenstein, e vi consiglio di spendere questi due minuti, anche perchè l’Unità (con buona pace di tutti gli estimatori, tra i quali potrei mettermi pure io peraltro, della nuova direttrice DeGregorio) è per molti versi uno specchio fedele della maniera in cui il partito democratico vede sè stesso. E se scoprire che il partito democratico ha questa visione della storia non stupisce, non smette nemmeno di far pensare.
Ma non è nemmeno tanto il fatto che venga presentato il 94 come anno in cui “una nuova generazione ha preso il potere”, che fa un po’ ridere ma è anche comprensibile nell’ottica di un processo di mitopoiesi che ogni partito (ma non solo) ha bisogno di affrontare specialmente nei momenti difficili, nè l’idea che Veltroni e D’Alema fossero il meglio che il partito poteva offrire all’epoca, e il presentare il loro duello come inevitabile (forse è anche vero). Quello che fa veramente inorridire è questa parte che vale la pena rileggere:
[Veltroni e D’alema, ndp] Sono stati davvero i migliori, e tutto sommato credo che lo siano ancora. Ma, prima l’uno e poi l’altro, hanno commesso una enorme quantità di errori. Nel 2009, lo stato delle cose è quello che abbiamo tutti davanti agli occhi. Questa generazione politica lotterà strenuamente per non ammetterlo, ma oggi, quindici anni dopo, a giudicare i fatti, bisogna concludere che una generazione politica intera ha fallito.
Nel mio mondo ideale, e ditemi se il vostro è diverso, le teorie, i progetti e soprattutto le persone devono superare la prova dei fatti. Due politici che (peraltro in un quindicennio di attività) commettono “una enorme quantità di errori” non sono i migliori, a meno di non pensare che sia impossibile trovarsi in quelle posizioni e agire correttamente (e non sono così pessimista), sono invece pessimi politici che malauguratamente non si è riusciti a sostituire, e pensare che non vi fosse nessuna resistenza ad un turn-over basato sul merito è prendere in giro la propria intelligenza. Quello che è successo è che nel 1994 una classe politica frastornata ha subito qualche innesto, ma sempre pescando tra i pupilli allevati da decenni: gente plasmata a propria immagine e somiglianza e quindi inevitabilmente già vecchia e inadatta. Non si è trattato di prendere i migliori, si è trattato invece di prendere chi aveva staccato il numerino prima (o si era accodato alla fila più veloce del supermercato, per intenderci).
Quando poi Piccolo aggiunge, giustamente, che “una generazione politica intera ha fallito” dovrebbe aggiungere tetro che sarebbe ora che tutti quelli invischiati nel fallimento se ne andassero a far confusione da un’altra parte, e invece sostiene che non ci sia un ricambio pronto in panchina. Ecco, forse su questo ha una parziale ragione, ma è solo un motivo in più per cacciare a pedate chi non ha dimostrato di pensare al futuro del partito invece che al proprio, e sperare nel colpo di fortuna con qualche persona nuova. Franceschini fa ridere, nei brevi intervalli tra una crisi di pianto e l’altra, perchè non si conclude il ragionamento e si dice chiaramente che è tutto da rifare? che non è nemmeno questione di prendere voti alle europee, si tratta prima di tutto di avere qualcosa da votare, un partito magari e non una lista di nomi.
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Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2009/02/migliori-parole.html