Categoria: Pozzolengo

Omar Pedrini, Francesco Caprini, Verdena e perchè no, anche CCCP

Max Lotti mi ha segnalato questa puntata di “Rock e i suoi fratelli”, una serie televisiva trasmessa da Rai5 e condotta da Omar Pedrini. Il rocker bresciano dibatte con Francesco Caprini, patron di Rock targato Italia, sull’ argomento della produzione musicale in Italia, confrontando gli anni dei Litfiba con il periodo attuale. Purtroppo non sono riuscito a isolare il punto interessante dell’ intervista, comunque potete sentirla andando a 6 min e 10 secondi circa di questo link: Rai5 Rock ei suoi fratelli
Quello che mi chiedo, e chiedo a Francesco Caprini, a cui ho mandato una mail perchè mi sembra giusto che se gli va’ possa replicare, tutta questa apparente modernità e disponibilità di mezzi (oggi si puo’ fare un disco in casa, in 24 ore…) ha reso il mondo della musica piu’ libero? piu’ consapevole? piu’ interessante? e  in definitiva ha reso il mondo migliore? Cosa ci stavano a fare una volta gli artisti in studio dei mesi? Meno male che adesso questo non viene piu’ richiesto…..
Altra comunicazione efficace, ma fuorviante.
Se digitate su Google Verdena Pollaio escono una serie di link in cui si racconta dell’ ultimo disco dei Verdena “Wow”. Il messaggio che passa è che abbiano realizzato questo disco, appunto, in un pollaio adibito a sala prove. Il disco, nelle settiamane scorse, è arrivato secondo nella classifica di vendita del FMI .
La cosa mi incuriosisce e cercando di capire qualcosa di piu’ trovo due bellissimi video/interviste realizzate da Rockit in cui si capisce quale è la filosofia di tutto il loro lavoro Intervista Verdena. Non per farne una questione tecnica, ma alle spalle degli intervistati si vede un 24 tracce Studer analogico e un rack in cui gli addetti ai lavori possono benissimo individuare dell’ attrezzatura di prim’ordine. E’ evidente che i tre Verdena sanno bene come si fanno i dischi, sanno usare la tecnologia per quello che è, sanno che il tempo per la ricerca e la sperimentazione ha il  suo peso e il suo valore, e i risultati lo confermano.
Mi ricorda il disco dei CCCP a cui ho avuto la fortuna, anche se marginalmente, di partecipare: Epica Etica Etnica Pathos . Anche li’ un casolare, anche li’ l’ analogico, anche lla consapevolezza che il processo creativo è determinato dal modo in cui affronti il viaggio.
Il doppio cd che hanno realizzato i Verdena è stato realizzato in tre anni (oggi si puo’ fare un disco in casa, in 24 ore…)
Vannuccio Zanella della MP records mi faceva notare, in uno scambio di idee su facebook, che spesso gli artisti che incontra nel suo lavoro prima di sapere se il lavoro puo’ essere interessante chiedono che tipo di promozione lui puo’ offrire, credo che anche questo sia il risultato di un “pensiero vacuo” di cui la musica è circondata. 
Il viaggio non ha piu’ nessuna importanza, la cosa importante è la meta….

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Omar Pedrini, Francesco Caprini, Verdena e perchè no, anche CCCP

Max Lotti mi ha segnalato questa puntata di “Rock e i suoi fratelli”, una serie televisiva trasmessa da Rai5 e condotta da Omar Pedrini. Il rocker bresciano dibatte con Francesco Caprini, patron di Rock targato Italia, sull’ argomento della produzione …

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Alcune sentite osservazioni di Alberto Callegari

In un post precedente avevo già presentato Alberto Callegari e il suo bellissimo studio in provincia di Piacenza (http://lebarrieredelsuono.blogspot.com/2011/03/ho-appena-telefonato-ad-alberto.html). In questi giorni ci siamo scambiati alcune mail e gli ho chiesto di scrivere alcune impressioni/pensieri sull’argomento di questo blog. Mi sono molto stupito di condividere moltissime suggestioni di quello che ha scritto, segno che qualcosa nel percorso delle nostre storie è stato, senza saperlo, condiviso.
Come  ho fatto notare ad Alberto, non ci sono proposte nel suo scritto, ma trovo estremamente interessante condividere sensazioni attorno alle quali scaldarsi, sono sicuro che le proposte arriveranno. Senza fare un album dei ricordi queste cose le condividiamo solo noi due o c’è qualcun’ altro?
Mi sto anche rendendo conto che questo blog non è fatto per persone che hanno fretta: i post sono impegnativi e lunghi, ma la fretta, come dice Alberto nel suo scritto, non ha di certo migliorato la qualità della vita ne del nostro lavoro…..
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…sai, d’altronde tutti noi siamo stati “il ragazzino del garage” che sognava di plasmare musica in uno studio di registrazione vero.
La differenza sostanziale con il ragazzino di oggi è che quelle poche attrezzature che potevi permetterti te le dovevi sudare davvero.

LA TECNOLOGIA DEMOCRATICA.
È quello che tutti abbiamo sognato di conquistare, ma è anche quello che ha fatto evaporare la magia dell’arte.
20 anni fa non era ancora arrivata l’ondata cinese del basso costo. Un microfono o un mixer seppur mediocre costava comunque tanto.
Anche se oggi i Behringer (per fare un esempio) sono qualitativamente discutibili, te li puoi comunque permettere . una volta o prendevi un bel compressore costoso o facevi senza. Senza parlare del fatto che oggi il ragazzino del garage può anche scegliere di avere il top della tecnologia software a costo zero. Seppure illegalmente ma a costo zero.
Tutto questo svaluta il sogno iniziale. Non gli da valore.
Non gli da valore perché non ti fa pensare. Se ti mancava quel processore, dovevi inventarti un’alternativa e spesso era quell’alternativa a creare un sapore nuovo, che mai avresti razionalmente saputo prevedere.
Poi c’è la SOVRAINFORMAZIONE.
Tutti sanno tutto. O meglio, possono sapere tutto.
Tutti conoscono e danno per scontato le tecniche di microfonazione o di mixaggio che una volta dovevi scoprire da solo su libri del mistero introvabili o capirle da solo dopo anni di esperienza.
Certo, più faticoso ma più appagante. Anche questo faceva aumentare la preziosità del lavoro di fonico.
NON ABBIAMO TEMPO
Oggi gli anni scorrono più veloci. Sarà che sto invecchiando, ma vedo che non vale solo per me.
Mi sembrano pochi quelli trovano il tempo per godersi l’ascolto di un disco, senza essere in modalità multitasking. Molti in auto nel traffico, in ufficio, comunque lasciando sempre alla musica la funzione di “aroma d’ambiente”, uno stimolo sensoriale come potrebbe essere appunto un deodorante o uno stuzzichino al bar.
Pochi si isolano al buio nella loro stanzetta per scoprire ogni dettaglio dell’ultimo album che li ha folgorati sulla via di Damasco come ai tempi di “sgt.pepper” o “the dark side of the moon”
Facebook è più che sufficiente, perché non c’è tempo. E la sola musica annoia se non ci sono immagini a corredo.
Non c’è più tempo e non ci ricordiamo più l’ultimo film che abbiamo visto e gli album usciti l’anno scorso sono già sepolti dalla polvere.
OMOLOGARSI
Il lavoro di fonico deve adeguarsi a questo nuovo stile di vita.
Una volta erano indispensabili almeno un paio di giorni per mixare una canzone, adesso devi farlo al massimo in due ore, dando fondo alla tua impagata esperienza.
Impagata perché sei pagato per le ore effettivamente impiegate e non per le ore di esperienza accumulate negli anni.
La giustizia sarebbe : ti ho mixato il brano in due ore. Sono 1000 euro.
100 euro per il tempo impiegato e 900 euro per l’esperienza a cui ho attinto.
Fantascienza.
MEA CULPA
Ma la vera colpa sta nella perdita di emotività a favore della quantità.
Oggi chiunque può mixare un brano quasi senza ascoltarlo, applicando soltanto i preset di Logic per virtualizzare qualsiasi cosa. Per omologare qualsiasi cosa.
Oggi che possiamo veramente e finalmente investire in qualcosa di nuovo, perché la tecnologia democratica ci permette di fare tutto quello che vogliamo, ecco che quasi mai ne sappiamo approfittare.
Ecco che si rincorre il suono vintage che una volta non potevi permetterti e si riduce tutto ai soliti 4 preset. Ecco che si banalizzano le scoperte tecnico-musicali dei pionieri degli anni ’60 e ’70 con due o tre plug in del cazzo, che simulano, che virtualizzano, che anche il nostro ragazzino nel garage sarebbe in grado di applicare.
Anzi, che sicuramente applicherà meglio di noi, in quanto ancora vergine da preconcetti.
Magari li applicherà in modo blasfemo, inciampando in risultati da matita rossa nello statuto del fonico perfetto, come fece anni fa chi saturò le valvole di un ampli da chitarra o che abusò di compressioni ed equalizzazioni…
Forse la speranza per smuovere il ristagno artistico sta proprio nell’ingenuità o nell’ignoranza rimasta nascosta negli angoli dei garage di quando eravamo più giovani.

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Alcune sentite osservazioni di Alberto Callegari

In un post precedente avevo già presentato Alberto Callegari e il suo bellissimo studio in provincia di Piacenza (http://lebarrieredelsuono.blogspot.com/2011/03/ho-appena-telefonato-ad-alberto.html). In questi giorni ci siamo scambiati alcune mail e g…

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Alcune considerazioni di Giovanni Ferliga

Ho invitato Giovanni Ferliga, che ho il piacere di conoscere, a commentare alcuni passaggi dei post pubblicati. Giovanni è un giovane produttore, fonico e soprattutto musicista, componente degli Aucan, un gruppo che si sta distinguendo da un po’ di te…

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Alcune considerazioni di Giovanni Ferliga

Ho invitato Giovanni Ferliga, che ho il piacere di conoscere, a commentare alcuni passaggi dei post pubblicati. Giovanni è un giovane produttore, fonico e soprattutto musicista, componente degli Aucan, un gruppo che si sta distinguendo da un po’ di tempo sulla scena italiana e non solo. Questa non ha la presunzione di essere un’ intervista naturalmente….

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PRIMA CONSIDERAZIONE: si assiste sempre piu’ spesso all’ appoccio delle piccole produzioni dove la cosa piu’ importante non è piu’ la produzione musicale ma la promozione musicale, quando nel budget di una produzione la spesa alla musica è si e no di 1/3 è un successo, si preferisce investire in uffici stampa, video, ecc. Come la vedi tu?  
Penso a James Blake, un ragazzino di 21 anni che da un mese è in vetta alle classifiche europee. Ha registrato il disco nella sua cameretta e quando gli hanno proposto “quantomeno” di mixarlo ha detto, “no mi piace così e voglio che resti così”. Ha firmato un contratto con ATLAS/Universal. Di sicuro, senza di loro, quel disco sarebbe rimasto nella sua cameretta. I Verdena registrano mixano e masterizzano WOW nella loro sala prove: entrano al 2ndo posto della classifica ufficiale FMI. Sempre con Universal (Italia). Cos’è quindi che garantisce il successo? La qualità della registrazione, la promozione, il talento, la fortuna… il caso? 
SECONDA CONSIDERAZIONE: ho incontrato Daniele Grasso e abbiamo parlato per un pomeriggio. Siamo arrivti ad una conclusione possibile che è quella di riconoscere una categoria che abbia determinate caratteristiche di filosofia del lavoro per poter aver voce comune e non sentirsi isolati con i propri problemi.
Ti chiedo: ti sembra possa avere una logica salvaguardare questa categoria che porta come, caratteristiche principali, un rapporto “artigianale” e artistico? Naturalmente il tuo punto di vista potrebbe essere quello che a te non importa un picchio perchè per te lo studio è solo una macchina, ci sta anche questo….
Sono convinto che questo sia un lavoro anche “artigianale”, o almeno così lo è stato per me che mi sono occupato spesso di cablaggi, riparazioni e lavori sulla struttura dello studio (miglioramenti acustici eccetera). E’ di sicuro un lavoro che ha un aspetto manuale e manipolativo, e questo è il suo bello. I problemi legati a lavorare in studio sono gli stessi per tutti, ad esempio il rapporto psicologico e artistico che si instaura con le persone che stanno registrando. Spesso la vera fatica è trovare la propria soluzione ai problemi che si presentano durante la registrazione, ma questa è la sfida in cui ci si imbatte nel realizzare un disco!
TERZA CONSIDERAZIONE: Fabio Sechi fa paralleli tra il mercato discografico e quello del vino ricordando come, negli anni ’80, i produttori di vino per risparmiare usarono il metanolo per alzare la gradazione alcolica causando diversi decessi (forse tu non lo ricordi per motivi d’ eta..). Il mercato del vino cambiò politica diventndo l’ eccellenza che ora è. Vedi dei reali paralleli?
Non mi intendo né di vino né di mercato. Semplicemente con il digitale l’abbattimento dei costi ha permesso a chiunque di registrare un disco, così come di realizzare un set fotografico o un videoclip. Io resto del parere che se l’intuizione originaria è valida il supporto è secondario. Vidi un intervista ad Angus Young (AC DC) che faceva qualche riff di chitarra: il suono era strepitoso anche se registrato con il microfono della videocamera! Chiaramente i dischi non li registravano con la videocamera… Gli album che passano alla storia hanno però un lavoro di produzione e di progettazione sonora con cui è difficile competere da un home studio e che la maggior parte dei musicisti non può assolutamente affrontare.

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Un altro incontro anche se telefonico

Ho appena telefonato ad Alberto Callegari, proprietario dell’ ELFO studio (http://www.elfostudio.com/) una realtà importante nei pressi di Piacenza. Alberto è una persona gentile e disponibile con un sacco di esperienza legata alla gestione di uno studio di registrazione.
Parlando con lui mi sono accorto che il problema della gestione del mio studio è anche un problema suo e mi ha confermato la tendenza che è in atto di confondere le varie realtà che esistono in questo settore per cui anche un ragazzino in garage puo’ diventare un concorrente temibile. Dobbiamo assolutamente cercare che questo patrimonio di conoscenze, cultura, esperienza e tecnica abbia il suo peso nella realtà musicale. Il ragazzino in garage non deve essere un nostro concorrente ma una risorsa per noi.  Nel 1990 o giu di li’ io avevo un piccolo studio a Pegognaga, sul confine tra Mantova e Reggio e spesso per curiosità andavo a visitare lo studio Maison Blanche di Modena. Un giorno vedo Umbi Maggi (il proprietario) che discute con un ragazzo sulla possibilità di realizzare un demo, ma Umbi contesta il fatto che il budget a disposizione era troppo basso, il passo successivo di Umbi fu di convincere (dico convincere…) questo ragazzo a venire nel mio piccolo studio. Questo è quello che dovremmo vedere in tutte quelle realtà piccole, ridottte come mezzi e esperienza, e che comunque sono importanti, non diventare concorrenti, sarebbe una battaglia persa. Come dice il mio amico Gigi. c’è sempre uno piu’ morto di fame di te…Le piccole strutture sono fondamentali per la formazione  artistica e musicale di nuove realtà musicali, non dobbiamo credere pero’ che avendo sul monitor del computer la stessa schermata del computer degli Air studio di Londra (http://www.airstudios.com/studios/studio1.aspx) avremo gli stessi risultati.
Per la cronaca il ragazzo da Umbi era Luciano Ligabue.

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Un altro incontro anche se telefonico

Ho appena telefonato ad Alberto Callegari, proprietario dell’ ELFO studio (http://www.elfostudio.com/) una realtà importante nei pressi di Piacenza. Alberto è una persona gentile e disponibile con un sacco di esperienza legata alla gestione di uno st…

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E’ sempre una questione di soldi…..PARTE 2


Riporto un bell’ intervento di Fabio Sechi sempre su questo argomento che nel frattempo è stato discusso anche sulla mia pagina di Facebook. Un parallelo interessante tra il mercato del vino (!!) e quello discografico:

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Ciao a tutti, sono un chitarrista che pratica la sua arte nel tempo libero. Io vorrei suggerire un parallelo tra il mondo musicale e il mondo del vino… Negli anni ’80 il settore vinicolo era in piena crisi e a forza di risparmiare e di vendere sottocosto si arrivò sino al vino al metanolo… Il mondo vinicolo di allora si interrogò su come si fosse arrivati sin lì. Praticamente la clientela a cui essenzialmente si erano sempre rivolti era fatta da persone ormai anziane che cercavano di risparmiare al massimo senza valutare la qualità, si trattava di forti consumatori votati al solo risparmio. Un’analisi più approfondita del mercato rivelò tutta una serie di consumatori che invece non erano mai stati abituati al consumo di vini (soprattutto giovani e donne). Con un grande sforzo il mercato vinicolo si è così modificato radicalmente in questi anni e ha dato la possibilità di lavoro a tanti piccoli produttori che si sono ritagliati un nuovo mercato specializzandosi in alcune produzioni particolari. Ma cosa c’entra tutto ciò con la musica. Probabilmente nulla ma è solo per portarvi a ragionare in termini razionali sull’argomento senza farvi prendere troppo dall’emotività o dal disfattismo. Oggi, nel mondo musicale, abbiamo dei fortissimi consumatori nei giovani, consumatori che però sono diseducati (un po’ come i vecchietti del vino…) e quindi anche loro hanno il ”braccino corto” e se possono scaricare il “metanolo musicale” lo fanno volentieri al posto del disco. Ci sono invece una serie di consumatori a cui il mondo musicale non si rivolge o meglio presta scarsa attenzione. Ad esempio la mia generazione (sono del ’60) ha vissuto un periodo di grandi cambiamenti nel mondo musicale e pur apprezzando anche alcuni brani odierni, rimane comunque attaccata a quel substrato che l’ha nutrita e cresciuta. Ma è una generazione molto interessante dal punto di vista economico, è una generazione che è in grado di apprezzare un buon lavoro da uno scadente e ha la possibilità di spendere anche per un buon disco. Per chiudere, arrivando al sodo, io credo che la specializzazione anche nel settore musicale sia vincente e soprattutto bisogna avere più coraggio e scegliere quei settori che possono fornire più reddito. Dobbiamo anche fare più “cultura musicale” nei confronti di tutti quelli con cui entriamo in contatto. Ad esempio, per gli studi di registrazione, io farei dei wokshop per gruppi e per musicisti in genere, dove spiegare e sentire dal punto di vista pratico la differenza tra una buona incisione, un buon arrangiamento, e un buon mixaggio… Le orecchie le abbiamo tutti per sentire e cogliere le differenze ma se non c’è nessun esperto che le fa notare al singolo, questo continuerà a comperare il solito “struppa-struppa” da ascoltare a tutta manetta, o meglio, non lo compra nemmeno perchè lo scarica direttamente dalla rete, “tanto è uguale”. Un’ultima riflessione sul CD. CD, come mp3, è ormai sinonimo di alta qualità a bassissimo costo, ma che vuol dire? Cosa c’è dentro questa alta qualità? C’è qualcuno che è in grado di spiegarlo alla gente? Vogliamo prenderci carico di fare cultura anche su questi sciocchi luoghi comuni? Auguro a tutti Buona Musica.

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E’ sempre una questione di soldi…..PARTE 2

Riporto un bell’ intervento di Fabio Sechi sempre su questo argomento che nel frattempo è stato discusso anche sulla mia pagina di Facebook. Un parallelo interessante tra il mercato del vino (!!) e quello discografico:

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Un bell’ incontro

Ieri mi è venuto a trovare in studio Daniele Grasso accompagnato dalla brava Samuela Schiliro’, un’ artista interessante che tra breve uscirà con un lavoro prodotto assieme a Daniele (http://www.myspace.com/samuelaschiliro).
Daniele è una persona poliedrica: musicista, fonico, produttore e lo si trova al fianco di importanti produzioni  italiane, non sto qui ad esporre il suo curriculum, basta dare un’ occhiata sul web. A questo link  si puo’ leggere un’ intervista a Daniele che, se anche non recente, illustra la filosofia del suo lavoro (http://www.impattosonoro.it/2008/06/16/interviste/intervista-a-daniele-grasso/). Devo dire che è stato un incontro costruttivo, le conoscenze e la sensibilità di Daniele vanno ben oltre le sue qualifiche e malgrado le nostre differenze stilistiche, ho trovato una grande assonanza di idee e, da ieri, di progetti.
Abbiamo pensato alcune azioni possibili per collegare diverse realtà del mondo musicale italiano per riuscire a dare voce ad aspetti del nostro lavoro che sembrano assopiti e di cui si ha l’ impressione  (come ci ha segnalato Samuela con qualche decina d’ anni meno di noi…) ci sia un lieve risveglio. Quello che ho personalmente percepito è che al di sopra di una serie di lamentazioni che spesso sentiamo  (e ci scambiamo) ci sia un mondo di passione e professionalità che riesce a vivere, malgrado tutto, in questo momento. Credo che il grosso del lavoro sia nel collegare, fare rete, con queste realtà.
 A breve aggiornamenti.

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Un bell’ incontro

Ieri mi è venuto a trovare in studio Daniele Grasso accompagnato dalla brava Samuela Schiliro’, un’ artista interessante che tra breve uscirà con un lavoro prodotto assieme a Daniele (http://www.myspace.com/samuelaschiliro).
Daniele è una persona po…

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E’ sempre una questione di soldi….

Ho fatto la cosa che mi sembra la piu’ semplice nell’ era di internet 2.0: ho contattato alcune persone potenzialmente interessate al problema trattato in questo blog. La sensazione che ho è che ci sia una sorta di rassegnazione legata all’andamento di questo mondo.  Le persone che ho sentito lamentano principalmente un problema (e ci mancherebbe altro..) economico.  La cosa strana è che apparentemente, e soprattutto su internet, questo sia un mondo che “gira”: decine di uffici di promozione, svariate etichette discografiche, migliaia di artisti che propongono l’ultimo disco, il proprio video, locali a go-go con programmazioni esuberanti,  insomma grandi vetrine in cui vendere il proprio prodotto (non tanti anni fa ci saremmo vergognati di usare questa parola per l’arte…).
Ma quanto vale e, soprattutto, quanto costa tutto questo movimento? 
Mi piacerebbe capire bene quanto di questa spesa va effettivamente investita nella musica. La mia impressione che la musica stia diventanto sempre piu’ povera a patto che i costi per imporla aumentino: piu’ promozione, meno produzione, meno produzione, meno ricerca, qualità chiamiamola come vi pare. Un mio amico del settore (sicuramente se legge questo post si riconoscerà) mi disse che è inutile investire troppo nel “prodotto”, è meglio investire sulla promozione. Il ragionamento mio finiva pensando che se devi promuovere una cosa MAL fatta sarà piu’ difficile convincere il pubblico che è una cosa BEN fatta, e poi, ma cosa stiamo qui a fare? 
A corredo un video esplicativo su quanto vale la nostra musica. Un video prodotto con 27,00 euro, immagino non sia compreso il costo delle ore di chi l’ ha realizzato…. Anche a loro comunque mi piacerebbe fare i conti in tasca….
Kitsch – Poetimprenditori prodotti da Diego Galeri per Prismopaco
http://www.prismopaco.com/

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E’ sempre una questione di soldi….

Ho fatto la cosa che mi sembra la piu’ semplice nell’ era di internet 2.0: ho contattato alcune persone potenzialmente interessate al problema trattato in questo blog. La sensazione che ho è che ci sia una sorta di rassegnazione legata all’andamento d…

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Il perchè di questo blog

Oltre alla dichiarazione di intenti che sta in calce al titolo, sento l’esigenza di confrontarmi con persone che fanno il mio stesso lavoro per capire quale puo’ essere lo sviluppo, in termini di businnes e di collocazione sociale, degli studi di regis…

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