«Lasciare ai sindaci, a partire dal prossimo anno, la scelta di applicare l’Imu anche sulla prima casa oppure no.» – Corriere.it
A mio modestissimo parere l’IMU è la tassa che per eccellenza dovrebbe spettare al Comune. La competenza di quante case costruire sul territorio e di come tassarne la proprietà è del Comune, di conseguenza dovrebbe anche intascarsi minimo l’80% dell’IMU, decidendone l’ammontare (all’interno di un range nazionale), chi lo paga e chi ne è esente, le modalità di pagamento, così come per oneri di urbanizzazione e quant’altro concerna l’immobile sul territorio comunale.
Non ho seguito le proposte di federalizzazione fiscale né immagino che mi interesserò delle varie proposte che verranno proposte prossimamente, perché già immagino che rimarranno sul piano platonico per almeno un lustro. Il principio che però secondo è importante che venga rispettato è che è responsabile per il funzionamento di certi meccanismi ne tragga anche i benefici e ne abbia piena autorità. Se spetta al comune raccogliere e smaltire i rifiuti, la tassa relativa è sotto ogni aspetto di competenza comunale (giusto per fare un banale esperimento).
Più complesso è determinare ad esempio a chi compete l’IVA. Se un comune incentiva i consumi sul suo territorio organizzando eventi nel centro storico, se stimola il turismo con progetti e investimenti, non dovrebbe forse anche trarne i benefici diretti? (Quelli indiretti sarebbero la riduzione della disoccupazione, ad esempio). Perché mai dovrebbero essere altre istituzioni a beneficiare degli sforzi dei consigli comunali? Qui sta al Governo stabilire delle soglie di tassazione indiretta, basate sulle entrate delle istituzioni territoriali (tenendo conto delle esigenze di spesa/investimento).
Allo Stato vanno ovviamente pagate delle tasse per organi che non hanno competenza territoriale ma nazionale come l’Esercito, i fondi europei e per lo sviluppo nazionale, fondi di solidarietà interterritoriali.
La regola che secondo me andrebbe applicata è che si paga sempre all’istituzione che amministra direttamente il servizio erogato. Per servizi pubblici, dove competenze territoriali non sono distinguibili, si tassano indirettamente i cittadini attraverso la tassazione delle istituzioni a livello più basso (comuni e province).
Il principio si rifà allo slogan “no taxation without representation” che scatenò la Guerra d’Indipendenza Americana. Pago le tasse a coloro che amministrano i miei soldi, così da poterne verificare con minor sforzo l’effettiva applicazione e per far pressione come cittadino su come vengono spesi. Che promesse può farmi un sindaco in campagna elettorale se poi non ha l’autorità di scegliere come finanziare le sue proposte? E che incentivo hanno gli enti locali a promuovere il loro territorio se poi i proventi dei loro sforzi vengono amministrati a livello centrale per tutto il Paese?
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