Qua in Italia si fa un gran parlare, tra un’emergenza e l’altra, di testamento biologico: un diritto fondamentale da assicurare a tutti, certo, e non sarò certo io a sminuire questa lotta civile. Tuttavia per questa volta è il caso di rimediare a una delle tradizionali distrazioni di massa italiane, ovverosia di avvisare più gente possibile che è già possibile, di fatto, far sì di poter rifiutare le cure che si ritengono eccessive (un diritto sancito dalla Costituzione, per quanto non ancora esaustivamente tradotto in legge) anche nel caso si perda la possibilità di esprimere questo desiderio. È difatti previsto da una legge del Gennaio 2004, che istituisce la figura dell’amministratore di sostegno: una persona di fiducia (legata o slegata da vincoli di parentela che sia) preposta, come ci spiega un bell’articolo su Galileo, a portare avanti le volontà del paziente qualora esso si trovi a versare in stato comatoso o simili.Tutto quello che si deve fare è scaricare e adattare questo modulo, compilarlo e farlo autenticare da un notaio (alcuni notai veneti e fiorentini si sono resi disponibili a farlo con contributo simbolico di un euro, a quanto pare), da quel momento in poi si avranno le spalle coperte in casi, tanto per fare un esempio, come quello di Eluana Englaro. Se ancora vi sembrasse fantascienza, sappiate che è già successo (ma è passato un po’ in sordina, mi sembra), e un uomo è già riuscito a ottenere il distacco dai vari salva-vita senza troppi costi nè problemi.Il procedimento è automatico? Cito dal pezzo di Galileo linkato sopra:Una volta emesso il decreto il medico non può andare contro le volontà del malato, altrimenti potrebbe essere accusato di lesioni colpose. Solo i parenti più stretti potrebbero impugnare il decreto. La decisione finale, però, è lasciata alla discrezione del giudice, che potrebbe rifiutare di emettere il decreto, anche se esiste sempre la possibilità di fare ricorso. Da quando è stata approvata, la legge 6/2004 sull’amministrazione di sostegno ha sempre funzionato, in ambito patrimoniale o personale, e diversi giuristi si sono espressi favorevolmente alla sua applicazione per i temi della fine della vita. Se si diffondesse il ricorso a questo strumento potremmo trovarci davanti a un fenomeno di migrazione: le persone che se ne volessero avvalere potrebbero cambiare la loro residenza e spostarla dove si trova un giudice favorevole al decreto. Per ricorrere a un certo Tribunale basta infatti avere il domicilio nell’area di sua competenza.Tutto ciò non elimina la necessità di legiferare finalmente a proposito di quello che è uno dei grandi temi affrontati dalla Costituzione e “rimossi” dal legislatore, ma perlomeno da una speranza di morte dignitosa ai tanti che sono ancora in tempo per usufruirne. Ovviamente, sperando che venga fatta un po’ di informazione a riguardo.
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