Chiedetemi perché sono immoral-ISTA

Prima di rispondere ho cercato in rete una definizione calzante a quello che voglio esprimere su morale e moralismo. Ho trovato questo:

“La distinzione tra morale (moralità) – cui genericamente attribuiamo un significato positivo – e moralismo – con significato negativo – non è una sottigliezza per filosofi, ma un’esigenza che tutti sentiamo pressante nella vita quotidiana: per indirizzare i nostri comportamenti, o valutare quelli degli altri. Questo vale nelle amicizie, nel lavoro, nella politica”.

E tendiamo a diventare più moralisti quanto più grande è la nostra impotenza o incertezza. In questo periodo è sufficiente l’analisi di alcuni di post, ma soprattutto commenti, per avvalorare questa tesi.

Il moralista parla genericamente di immoralità e disonestà, senza indicare quali principi concreti e definiti siano stati infranti, senza spiegare quale – secondo lui – sarebbe il comportamento corretto e concretamente realizzabile. E si barricano dietro un: “È questione di rispetto”

È immorale colui che vuole fare attività fisica all’aperto nonostante il sistema sanitario sia in difficoltà, ma in assenza di norme specifiche che lo vietino? È immorale preoccuparsi della propria azienda pur consci dell’esistenza di un Virus che sta causando morte e sofferenza?
A mio avviso sarebbe immorale se tali comportamenti recassero danno diretto al sistema sanitario ed alla diffusione del Virus. Non è questione di rispetto. 
Per questo mi sento un immoral-ISTA. Perché odio l’ipocrisia e l’ignoranza e non intendo dover limitare la mia libertà per darla vinta ai moralisti.
Chi mi sta vicino mi ripete spesso di lasciar perdere. No. Non lascio perdere. Continuo ad incavolarmi di fronte ai moralisti. E continuo ad incavolarmi con chi strumentalizza la morale a proprio vantaggio o per camuffare i propri limiti.

A volte mi corre in aiuto il rispetto (quello buono) ed il buon senso.
Se le condizioni lo consentono e lo richiedono (di fronte a persone anziane, quando si è ospiti, con colleghi di lavoro, ecc.), adattarsi a convenzioni che non si condividono pienamente: questi “compromessi” a favore degli altri, per trovare un punto di incontro, sono moralmente leciti se non ripugnano alla nostra coscienza.

Però questo non può diventare la regola.

Spesso penso ai termini conformista e anticonformista. Vi siete mai accorti che sono entrambe parole che hanno un’accezione negativa pur essendo una il contrario dell’altra?
Sapete perché? Perché i conformisti moralisti non perdono occasione di far passare l’anticonformismo come un qualcosa di cattivo.
L’anticonformismo non è negativo se volto al non volersi conformare a delle regole inutili o sbagliate. O peggio ancora nel doversi conformare all’opinione del moralismo.

Concludendo, la moralità è auspicabile e necessaria, ma il moralista non protegge la morale bensí la strumentalizza per dare risposte concrete a qualcosa che non può essere spiegato.

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