Una generazione iperconnessa, che ha compiuto 18 anni dopo il Duemila e che vive nel momento di più grossa incertezza, nel mondo come in Italia. I numeri di questa generazione parlano chiaramente: più di due miliardi nel mondo, più di 11,2 milioni in Italia, capaci di superare i veterani della Generazione X, quelli nati dal 1965 in poi. La Generazione “Me, me, me” (io, io, io), egocentrica e vanitosa, ha soppiantato tutti e ha cominciato a reclamare il suo posto al tavolo dei grandi. Vanitosi e superficiali, li definiva tempo fa il celebre settimanale “Time”. Ma chi sono davvero i membri di questa generazione? Anzitutto iperconnessi: laddove Connected indica la connessione in rete e con tutto il mondo; Confident la fiducia in sé stessi, e Change per l’apertura al cambiamento. Diciamolo subito: l’etichetta scomoda addossata a questa generazione è più in luogo comune che altro.
I Millennials hanno una forte autostima, sono determinati e perseguono fortemente la propria realizzazione personali. Hanno fatto della condivisione la loro ragion d’essere, uno dei pilastri in cui credere. Per questa generazione è naturale difatti la logica del like and share: condividere e mettere in comune pensieri, progetti, passioni. Collaborare, interagire, e soprattutto viaggiare. Questa, più di altre generazioni, è una categoria di persone mentalmente flessibili e culturalmente aperte, che ha fatto dell’inclusione la sua mission e vision. La generazione dei senza confini, che vive in un mondo aperto e pacificato, la generazione che si inventa e reinventa e che ha contribuito a creare lavori che dieci anni fa non esistevano. In una sola parola: la generazione della “resilienza”, delle competenze declinate in un mix di abilità e conoscenze. Parecchi stereotipi non dovrebbero più essere accostati ai Millennials, da molti considerati fannulloni, svogliati e parassiti delle famiglie. In Italia più che da altre parti questo vale il doppio: i Millennials vivono in una situazione in cui il lavoro non c’è, il posto fisso è una chimera, la stabilità, prima di una certa età, è pura utopia. Come hanno ovviato? Inventandosi, appunto: esisteva mica la figura dell’influencer un decennio fa? La risposta è nella domanda stessa.
Per questa loro naturale propensione alla dinamicità, sui Millennials si sono rivolte le attenzioni di tutte le filiere aziendali ed economiche del mondo. Questa generazione, insomma, rappresenta la nuova frontiera da raggiungere per il futuro economico di ogni settore. Un esempio è offerto dal variegato mondo del gioco d’azzardo, che ha individuato nei Millennials il nuovo target da fidelizzare. In che modo? Investendo in tecnologie, sostenibilità, investimenti mirati nel mondo dei social e della interattività. Tutto su misura di questa generazione, bistrattata fin quando è stato possibile. I fatti, poi, hanno dimostrato altro. Il futuro è qui.
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