Che sia carcere o liceo i sogni dei giovani diventano realtà

Una ragazza scrive in stampatello che vorrebbe «trovare l’equilibrio mentale» e smetterla di sentirsi «intrappolata nei pensieri che mi fanno essere prigioniera di me stessa». Un coetaneo mette nero su bianco che il suo sogno «più grande (irrealizzabile) è riabbracciare mio nonno e parlare dei miei problemi e delle mie idee con lui». Un altro ancora spera che «le persone che hanno sofferto e stanno soffrendo per colpa mia possano tornare alla solita felicità di sempre. Vorrei che il loro dolore svanisca velocemente».

Sono desideri di liceali o di ragazzi dietro le sbarre? È l’invito alla riflessione lanciato da Alice Vescovi, 19enne di Desenzano al primo anno del corso universitario in Arti multimediali alla Iuav di Venezia.

La studentessa ha cercato di indagare i sogni dei giovani tra i 15 e i 25 anni per capire quanto il contesto potesse influenzarli o limitarli. Per farlo ha portato un diario al Liceo Bagatta di Desenzano e uno all’Istituto penale per minorenni Beccaria di Milano. «Il risultato mi ha molto colpito – racconta lei -. Ci sono sogni che sembrano essere stati espressi in carcere, mentre invece arrivano dal liceo. Come quello del ragazzo che spera che chi ha sofferto per colpa sua possa trovare finalmente la tranquillità. Dai pensieri affidati ai due diari emerge un ritratto della generazione: c’è l’ansia, ci sono i problemi di accettazione, c’è il difficile rapporto con il cibo, ci sono gli appelli alle istituzioni per una scuola migliore».

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Una ragazza confida che vorrebbe avere «una famiglia che mi ascolti e che mi conosca. Vorrei avere qualcuno che si prenda cura di me, invece che dovermi occupare di tutto. Vorrei potermi sentire libera di andare da uno psicologo. Vorrei liberarmi dei miei disturbi alimentari. Vorrei che le mie parole avessero un peso reale. Vorrei che questi desideri non fossero solo desideri». Ci sono poi le aspirazioni professionali: c’è chi sogna di diventare un cantante e «mantenere mia madre con la musica», chi vorrebbe entrare nel corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano e chi sogna il matrimonio. «Vorrei uscire di qua per poter fare felici le persone che amo», scrive un giovane del Beccaria.

Alice ha raccolto 48 desideri e, senza specificare da quale ambiente provenissero, li ha utilizzati per allestire una mostra che ha tappezzato i muri dell’Università. Ora il suo rapporto con l’Istituto penale continua: «I ragazzi hanno espresso la volontà di conoscermi – racconta – e, se sarà possibile, mi piacerebbe partecipare ai loro laboratori artistici». Un esperimento simile la 19enne l’aveva fatto anche a novembre collocando un diario, per qualche ora, al ponte di Rialto. In molti, in tutte le lingue del mondo, vi hanno scritto qualcosa. Messaggi d’amore e di riconoscenza per Venezia. Sogni anonimi affidati a persone sconosciute e per questo ancora più veri.

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