Cento anni di storia del Vittoriale degli Italiani: l’incantevole sogno

La casa si trasforma. La pace è perfetta. Bisogna proteggerla, con queste parole scritte in una lettera a Tom Antongini suo segretario da molti anni, d’Annunzio parla del Vittoriale.

Cento anni del Vittoriale degli Italiani: è il 1921 quando d’Annunzio, dopo le imprese di Fiume, sceglie come sua nuova casa, innamorandosene, questa dimora di pace immersa nel verde. Una villa di origini settecentesche posta in località Cargnacco (contrada di Gardone Riviera), affacciata sul Lago di Garda e appartenuta a Henry Thode, illustre studioso d’arte tedesco cui era stata sequestrata dal Governo italiano come risarcimento dei danni di guerra, che verrà trasformata dal Poeta, insieme all’architetto Giancarlo Maroni, nella sua ultima e grandiosa opera d’arte.

“Chiedo a te la ossatura architettonica” scrisse il Vate a Maroni “ma mi riservo l’addobbo – da tappezziere incomparabile. Desidero di inventare i luoghi dove vivo”.

E così inizia la storia di questa casa, divenuta negli anni un punto di riferimento della cultura italiana. Per la prima volta, un volume ripercorre integralmente la storia del centenario di questo luogo iconico. Un racconto, curato da Valentina Raimondo, sviluppato in due parti: la prima dedicata agli anni in cui la villa e i suoi dintorni sono trasformati dagli interventi del Poeta; la seconda con la storia della Fondazione del Vittoriale degli Italiani che ha tutelato nel corso del tempo il complesso monumentale, istituita per volontà dello stesso d’Annunzio nel 1937.

E proprio all’attuale Presidente, Giordano Bruno Guerri, si deve il prezioso saggio introduttivo: una sottile analisi della controversa figura del Vate, che si fonde e incrocia a quella della sua ultima dimora, condotta attraverso l’esperienza di oltre dieci anni di operato che, con il progetto rinominato Riconquista, hanno riportato il Vittoriale ai suoi splendori originari.

 

 

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