Caro Presidente,

Giorgio Napolitano - Presidente della Repubblicail primo messaggio di mobilitazione l’ho ricevuto via sms venerdì alle ore 23.15.  Da quel momento è nata la speranza che Lei non firmasse il decreto. Firma che in realtà è venuta subito dopo. Da qui un interminabile turbinio di concitate telefonate, mail e sms. “Perchè ha firmato questo infame decreto ?” è stata la domanda più ricorrente. Presidente io l’ho difesa. Ho cercato di spiegare a questi amici che Lei non può e non deve entrare in merito ai contenuti politici delle leggi che le vengono sottoposte ma esclusivamente alla loro costituzionalità. Ho cercato di far capire che le colpe di questa vicenda non possono e non devono ricadere su di Lei. Di questo questo ne ero certo fino a poco fa quando ho letto la sua risposta ai cittadini nel sito della Presidenza della Repubblica.

Lei, in quella risposta, fa delle considerazioni politiche che non competono alla sua figura. Presidente mi perdoni ma, a questo punto, devo devo esternare il mio dissenso sui contenuti della risposta.

Nella giornata di venerdì si è compiuto un atto politico di una gravità assoluta. La democrazia ha ricevuto dalla politica una bordata inaudita. Da venerdì nel nostro Paese non esitono più regole certe. Non esistono riferimenti e certezze.

Mi rendo conto che Lei non avesse altri strumenti, oltre a quelli già utilizzati, per impedire questo scempio, ma le motivazioni con cui lei spiega la firma al decreto  sono assolutamente non condivisibili.

Qui, Caro Presidente, non è questione di fare o non fare votare gli italiani. Qui si tratta di garantire la democrazia che dovrebbe basarsi su regole certe. Se un parte degli italiani non trova il proprio simbolo sulla scheda elettorale può votare per qualche altro schieramento, può decidere di non votare oppure può predendersela con i rappresentanti del proprio partito che sono gli unici veri colpevoli di tutto quello che è accaduto, che sta accadendo e che accadrà.

Ma che Paese è quello in cui un partecipante ad una gara cambia unilateralmente le regole per iscriversi alla gara stessa?  Il primo partito d’Italia commette un errore, si fa una legge per correggere questo errore e ora vuol far credere che è tutta colpa della “sinsitra”. Come si può far silenzio difronte a questa offesa al popolo italano?

Non è ammissibile che il Presidente del Consiglio bolli una legge come “burocrazia” . Cosa sono autorizzati a pensare gli italiani? Che le leggi sono solo burocrazia e come tale vanno combattute o, peggio, non rispettate perchè inutili lacci alla libertà individuale?

Come posso fidarmi di questa politica. Chi garantisce che le elezioni si svolgeranno in modo corretto e senza trucchetti ma sopratutto come posso essere certo che se il risultato non sarà a favore del potente di turno non sarà varata una leggina affinchè si muti il risultato elettorale. Mi rendo conto di estremizzare ma, caro Presidente, ora non ho più la certezza di nulla.

Lei Presidente è il garante del buon nome del nostro Paese e per questo le chiedo, visto che con la sua risposta Lei lo ha già fatto, di intervenire politicamente sulla questione compiendo tutte le azioni necessarie affinchè almeno venga riconosciuta, da parte del PDL e del suo Leader Silvio Berlusconi, la colpa dell’errore e che si smetta di scaricare le responsabilità su altri. Abbiano almeno, questi signori, il coraggio di ammettere di aver commesso un errore. Dicano chiarametne di essere gli unici responsabili di quanto accaduto.

Ci sia questa ammissione di colpa e poi si vada pure al voto sapendo però che in Italia, da venerdì sera, il più forte ha la meglio sul più debole.

Presidente la mia fiducia nei suoi confronti non è venuta meno e la considero l’unica figura su cui fare affidamento. Lei è il mio ultimo baluardo contro questa politica malata.   Mi aiuti a riprendere fiducia verso quello che dovrebbe  essere uno delle componenti più alti della democrazia: la politica.

Le auguro buon lavoro.

email inviata alla Presidenza della Repubblica il giorno 8 marzo 2010

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