La Procura di Brescia ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per due dirigenti del Comune di Brescia, coinvolti nel controverso caso delle tombe rimosse nell’area del cimitero Vantiniano riservata ai bambini mai nati. Gli eventi risalgono all’autunno del 2021, e vedono sotto inchiesta due funzionarie: la dirigente del settore coordinamento amministrativo e servizi cimiteriali e la responsabile dei servizi cimiteriali. Le accuse, mosse dal pubblico ministero Antonio Bassolino, includono vilipendio di tombe, vilipendio di cadavere e violazione di sepolcri.
L’origine del caso risale a molti anni prima, quando una madre, Barbara, aveva già denunciato pubblicamente la situazione di degrado nel 2017. La situazione precipitò nel settembre del 2021, quando circa 2.500 bambini, morti durante la gestazione o poco dopo la nascita, furono esumati dal cimitero Vantiniano senza che le famiglie fossero informate. Questa mancanza di comunicazione spinse alcune famiglie a rivolgersi alle autorità giudiziarie, che aprirono un’indagine.
Dopo mesi di indagini approfondite, nel marzo 2023 la Procura decise di sequestrare l’area del cimitero e di indagare le due funzionarie del Palazzo Loggia. La vicenda, divenuta di dominio pubblico, suscitò grande scalpore. Le accuse contro le due dirigenti riguardano presunti reati legati alla gestione e alla rimozione delle tombe, sollevando interrogativi sulla correttezza delle operazioni svolte.
A seguito del sequestro, il Comune di Brescia emise una nota ufficiale, nella quale il direttore generale Giandomenico Brambilla dichiarava la piena collaborazione con l’autorità giudiziaria per agevolare una rapida conclusione delle indagini. Il Comune, inoltre, ribadì la piena fiducia nella magistratura e espresse la convinzione che le due funzionarie, definite professioniste competenti ed estranee all’esecuzione materiale dei fatti contestati, sarebbero risultate completamente estranee ai reati ipotizzati.
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