Mentre Grillo sta lavorando per assorbire il malcontento nell’elettorato del centrosinistra, Berlusconi è già nel pieno della sua campagna elettorale. Riprendo da un recente articolo di Linkiesta questo paragrafo che spiega bene gli svantaggi legati all’abolizione e -ancor peggio- restituzione dell’IMU:
«Oltre a congelare il pagamento della prima rata dell’Imu, Letta ha annunciato il blocco del previsto aumento dell’Iva, dal 21 al 22 per cento. Se il Pdl insiste sul tema Imu, e Letta cede, la vittima sarà questo blocco: l’Iva aumenterebbe dell’1% su 21, quindi del 5% circa. In tal caso i 4 miliardi da mettere in tasca ai proprietari di prime case sarebbero prelevati dalla casse dello Stato, che a sua volta si rifarebbe su tutti i consumatori, tramite l’Iva. È evidente l’effetto di redistribuzione negativa, dai poveri ai ricchi, di tale esito, che ad oggi appare il più probabile. Si aggiunga che, essendo l’Iva un’imposta largamente evasa, è prevedibile che tale negativo effetto redistributivo sarebbe attenuato solo da un ulteriore aumento del tasso di evasione dell’Iva: davvero un capolavoro!»
Bisogna dare merito a Berlusconi che è l’unico che pare capire che la campagna elettorale non finisce mai, soprattutto in un paese come l’Italia dove dal 1994 in media i governi durano circa 20 mesi. Se l’abolizione dell’IMU passa, Letta dovrà pareggiare le mancate entrate con un aumento delle tasse altrove. Forse non sarà l’IMU, ma di certo Berlusconi non mancherà a farci notare da dove verranno durante la prossima elezione. E non dirà di certo «per abbassare/togliere l’IMU, Letta ha dovuto aumentare necessariamente XY», ma molto più probabilmente la formulazione sarà «Letta ha aumentato XY, ma almeno, grazie alla mia azione, oggi non dobbiamo pagare l’IMU». Berlusconi passerà come quello che abbassa le tasse, Letta -o in generale il centrosinistra in generale, visto che B. deve trovare un modo di bruciare anche Renzi- come quello che le aumenta. Non ci vuole un genio per capire che il rapporto di causalità è invertito, ma andatelo a spiegare voi agli elettori. E visto che Berlusconi potrà decidere quando vuole di dare fine al governo togliendo la fiducia, è abbastanza prevedibile che nel momento in cui a Berlusconi non verranno in mente altri trucchi per finanziarsi la propria campagna elettorale a carico dello Stato, ci ritroveremo di nuovo matita in mano a eleggerlo.
E visto che le casse erariali non sono così generose, non credo che la durata media dei governi della Seconda Repubblica venga aumentata di molto.
Nell’immagine Grillo e Berlusconi in piena attività elettorale, mentre di Letta nessuna traccia.
Immagine di Josep Torta
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