Autore: Marco_Michelutto

Nessuno vilipendi Caino

Ogni tanto uno se lo scorda che in Italia ci sta il concordato, per fortuna qualche solerte pm ce lo ricorda proprio in questi giorni, chiedendo l’autorizzazione a procedere (senza che vi sia stata querela) contro Sabina Guzzanti per vilipendio alla figura del pontefice Ratzinger. Ve la ricordata la grande offesa? La Guzzanti aveva osato prospettare uno scenario post-mortem nel quale il Papa sarebbe finito all’inferno, girone dei diavoli sodomizzanti (pene nel vero senso della parola insomma), un atto così scriteriato che finora solo quel cialtrone di Dante Alighieri aveva osato. Eppure guardate la foto qua accanto, non vi sembra così angelico il piccolo Joseph? pensate che possa mai peccare, anche solo col pensiero? oddio, forse di omissioni ci da un po’ dentro, in effetti, ma se non si è papi per ricevere un occhio di riguardo dai buttafuori del Paradiso, non mi viene proprio in mente un altro motivo.

Ora, se vi sembra che io mi sia limitato a qualche innocente battuta nello sfottere il papa sappiate che, a mio parere, se è punibile la Guzzanti sono punibile anch’io. Non si tratta di chi punire solo chi la spara più grossa, e nemmeno c’è il criterio del perseguire solo chi riceve querela, poichè a meno che Mr B non intervenga l’azione penale è in questo caso obbligatoria. Un vilipendio è, o dovrebbe essere, un’offesa talmente grave da causare seri danni a un istituzione o a un’edificio dall’alto valore simbolico, tali da ripercuotersi in altri ambiti (è il caso, ad esempio, delle opere d’arte). Ora, è sensato applicarlo alle persone? Possiamo pensare che un insulto rivolto al capo dello stato pregiudichi la sua immagine nel mondo e degradi il ruolo dell’Italia? a me sembra un esagerazione dal sapore ridicolo.

Ammettiamo però che qualche nostalgico voglia mantenere un’aura di sacralità sulle cariche istituzionali, e concediamoli pure (cosa che mi pare un po’ sciocca, ma tant’è) di estendere momentaneamente quest’aura anche ai portatori temporanei delle cariche…ma il papa? cosa dovrebbe rappresentarmi il papa? io capisco che sia scortese insultare il capo di una religione, come è scortese bestemmiare o bruciare una bandiera…ma qui stiamo parlando di vilipendio, ovvero di un reato che di per sè richiede, per essere punito, di sospendere ad hoc la libertà di opinione (si, libertà è anche libertà di insultare, uccidere ecc… per questo ogni paese civile ha un sistema giuridico che stabilisce delle limitazioni di libertà ad uso della convivenza sociale), vale la pena di sospenderlo per salvaguardare l’immagine del capo religioso di una fetta decrescente di italiani?

(E tutto questo senza entrare nel merito dell’opportunità di mantenere un concordato con la Chiesa cattolica nel 2008)

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Hollywood anti-scientist

Anche questa volta possiamo confidare giusto in Hollywood, la fine del mondo non ci sarà domani, con buona pace di tutti i tecnofobi del mondo, unitisi da poco in un fronte comune contro gli sperimentatori del Cern. Se non vi fidate del vostro buon senso, e vi ricordo che il Cern non è l’associazione segreta capeggiata dal Dottor Male ma il più prestigioso centro di ricerca in fisica delle particelle del mondo, date un’occhiata a questa spiegazione, data già qualche mese fa (via Wittgenstein):

L’avete sentito, no? Ne parlava ieri il New York Times, e oggi hanno ripreso la notizia anche i nostri quotidiani. (In rete ho visto che se ne accennava qui e qui.) Se non fosse bastato Dan Brown a dipingere il CERN come un covo di gente che prepara l’apocalisse, adesso ci si sono messi anche i signori Wagner e Sancho. I due hanno intentato causa per il rischio che LHC produca mini buchi neri che potrebbero distruggere la Terra (sono recidivi, perché hanno già perso una causa analoga contro il RHIC). Ora, la cosa non è una novità, in quanto leprime speculazioni teoriche sulla produzione di mini buchi neri al CERN risalgono al 2001. Ma il punto è che tutti gli studi condotti per accertare possibili conseguenze nefaste hanno mostrato che non c’è nessun rischio reale. Perché? Intanto perché la produzione di mini buchi neri è del tutto ipotetica. Poi, perché LHC non farà altro che prendere protoni e sbatterli l’uno contro l’altro a velocità prossime a quelle della luce. La stessa cosa la fa, da miliardi di anni, l’universo: i raggi cosmici che giungono in continuazione sulla Terra, sulla Luna e su qualsiasi altro pianeta non sono che particelle cariche pesanti accelerate a velocità altissime. Ma la Terra e la Luna sono lì da miliardi di anni, come chiunque è in grado di constatare. Il fatto è che buchi neri così piccoli come quelli che potrebbero essere prodotti da LHC scomparirebbero in un tempo brevissimo a causa del fenomeno di evaporazione di Hawking. E anche se non evaporassero, attraverserebbero la Terra a una velocità tale da non avere il tempo di interagire con niente. E anche se, per un caso assolutamente improbabile, uno di quegli ipotetici mini buchi neri rimanesse intrappolato all’interno del nostro pianeta, il danno che potrebbe fare sarebbe ben poca cosa (al massimo, avendo a disposizione tutto il tempo trascorso dall’origine dell’universo a oggi, miliardi di anni, potrebbe ingoiare appena un milligrammo di materia.)
Come al solito: catastrofismo più tecnofobia uguale bufala.


Su, adesso non fate quelle faccie tristi…ci faranno un bel film, vedrete.

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Altri quindici minuti, per favore

Trova la stranezza

Roma, 7 set. – (Adnkronos) – ”Quella dell’espulsione e del braccialetto per i detenuti e’ una proposta e come ogni proposta va valutata, pesata e discussa a 360 gradi, tenendo in considerazione ogni posizione, stando attenti, pero’, alle tendenze giustizialiste di una certa opposizione”. Lo dichiara il segretario della Dca-Pdl, Gianfranco Rotondi.

Fatto? avete notato che Gianfranco Rotondi, ministro della Repubblica, viene chiamato per incarico di partito? Esatto, ministro della Repubblica. Già, nemmeno io ricordavo che ministero regge, ho dovuto controllare su Wikipedia. Probabilmente anche quel giornalista ha sofferto della stessa comprensibile amnesia e d’altronde stiamo parlando del Ministero per l’Attuazione del Programma, un ministero dalla quantomeno dubbia ragione sociale fin dalla sua creazione nel 2001 a opera del primo governo Berlusconi.

Entrato nella squadra di governo dopo aver strepitato settimane per un un ministero, Rotondi riflette un po’ lo stereotipo del più becero degli utenti di web 2.0 e di qualsiasi forum: un malato di protagonismo in cerca di costante visibilità, capace di fornire aborracciate opinioni in ogni campo dello scibile umano solo per marcare presenza. Ne sono riprova le sue continue dichiarazioni (peraltro apparentemente l’unico operato del suo ministero, se si eccettua un comitato dagli incarichi fumosi presieduta da Cirino Pomicino), mai più lunghe di 3-4 righe e costantemente in bilico tra l’ovvietà e la stronzata. Rotondi mi da l’impressione di cercare la polemica con la stessa verve con cui la Banda Bassotti cerca di svaligiare il deposito di Zio Paperone, e con gli stessi risultati; d’altra parte come si fa a infierire su Rotondi? è lo stesso motivo per cui la Banda Bassotti alla fine esce sempre dal carcere: gli sfigati vanno compatiti, non presi sul serio.

Eppure, nella sua costante ricerca di attenzioni, Rotondi ha un rivale altrettanto bisognoso di affetto ma decisamente più furbo: Renato Brunetta. Anche il mancato premio nobel per l’economia, chiamato affettuosamente “economico ergonomico” dagli amici più cari, si è buttato a pesce su un’ipotetica folla urlante, ma scegliendo meglio il suo repertorio si è assicurato la presenza effettiva della folla. Potere dei luoghi comuni: Rotondi annaspa cercando di fare l’onnivoro, Brunetta si è specializzato su un tema (scegliendone, sagacemente, uno che non smetterà di essere valido per qualche secolo ancora) e senza nemmeno dover dare un’apparenza di concretezza al suo operato si gode l’amore della gente semplicemente sparando cagate. Oddio, potrebbe anche essere il fascino del freak, ma funziona.

Sarà per questa comunanza di obiettivi che i due stanno preparando un’azione comune sulle coppie di fatto? Sinceramente non mi aspettavo che questo governo prendesse in considerazione il tema (e difatti la ministra deputata a un progetto di legge del genere Mara “competenza” Carfagna aveva più o meno chiuso le porte), quindi in teoria dovrei esserne contento (anche se sono per dare anche agli omosessuali il matrimonio e morta lì senza tante discussioni, Calderoli già che semplifichi pensaci tu!), tuttavia temo che dovrò guardare a questa situazione in chiave cabarettistica, se vorrò godermela davvero, senza false speranze.

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A passo di gambero

Prima o poi doveva capitare anche questa, e difatti proprio pochi giorni fa anche l’ultimo segno dei tempi che corrono è finalmente arrivato: l’assessore alla cultura della regione Veneto ha proposto di rendere obbligatoria l’ora di religione. Le motivazioni sono più o meno le solite, ovvero che l’Italia non può non dirsi cristiana per radici, che studiare la religione cristiana è come fare educazione civica poichè i nostri valori civili sono impregnati di cattolicesimo e via dicendo, per riassumere: una serie di argomentazioni generiche e approssimative che tagliano fuori dalla nostra storia culturale tutto quello che non è cristianesimo (e quindi la maggior parte di essa), per ragioni puramente strumentali (oppure per ignoranza, non si sa mai).

Intendiamoci: è solo il Veneto ed è poco probabile che la cosa vada in porto, ma questo caso fa da cartina di tornasole della situazione italiana attuale, dove le forze che a grande maggioranza governano il paese a livello locale e nazionale stanno dando prova di inspiegabile (per i livelli che raggiunge) sudditanza alla Chiesa. Sudditanza che, credo, nemmeno il Papa si aspettava. Da una parte proseguono il forte osteggiamento nei confronti dei cittadini di religione islamica e la spudorata concessione di privilegi alla Santa Sede (l’ultimo che mi viene in mente è la norma salva-preti, che stabilisce la necessità di avvertire il vescovo per poter indagare un sacerdote), ma questi sono semplicemente situati su una linea di continuità col passato, a vedere bene provengono un po’ dalle “battaglie storiche” leghiste, un po’ dall’eredità Dc che Forza Italia si porta dietro. Dall’altro lato però molte delle politiche e delle proposte (purtroppo anche a sinistra) portate avanti di questi tempi sono legate a un “conservatorismo” (per usare un termine caro a Veltroni) d’altri tempi.

Non si tratta solo di morale cristiana (e quindi preclusione di diritti civili alle coppie omosessuali, per dirne una), ma di semplice e becero bigottismo. Sembra quasi che la Destra, nel tentativo di trovare un’alternativa alla presunta egemonia culturale della sinistra (egemonia che se c’era, e io sono troppo giovane per dirlo, è morta con gli anni 70) dopo essersene semplicemente lamentata per decenni, non riesca a trovare di meglio della piccola parrocchia in cui ci si ritrovava a fare catechesi tanti anni fa. Eppure sono sicuro che ci sarebbe qualcosa di meglio da proporre, a sforzarsi un poco (ma con Bondi e la Gelmini, cosa si può pretendere?). È forse questo il senso delle uniformi, del sette in condotta, dei borbottii contro l’Arte moderna troppo provocatoria e infine anche di pratiche più spettacolari che concrete come il baciamano di Berlusconi e le gare tra i politici a chi si professa più fedele.

Nel frattempo anche quest’anno non si è fatto nulla per inserire adeguatamente l’insegnamento della teoria dell’evoluzione e della figura di Charles Darwin nei programmi scolastici. Non si è ancora arrivati ai livelli americani, dove è sempre attuale la diatriba tra neocreazionisti e scienziati (come ricorda Telmo Pievani in questo estratto pubblicato dall’Espresso, paventando peraltro uno sviluppo simile a breve termine qui in Italia), ma il motivo è semplicemente quello che la Santa Sede finora non si è dimostrata sufficientemente permeabile alla teoria del Disegno Intelligente, pilastro del neocreazionismo. Lasciando perdere, per questa volta, un’analisi del neocreazionismo (basti sapere che si spaccia per “scientificizzazione” del creazionismo, ovviamente senza possedere nessun crisma scientifico), resta la preoccupazione che questa Italia possa riuscire dove la più retrograda America ha finora fallito: ovvero nello sdoganare una visione del mondo vecchia di duecento anni, che giocoforza non sarà solo pesante da vivere per gli sparuti spiriti progressisti rimasti in giro, ma purtroppo anche deleteria per la sopravvivenza di un paese sempre più vecchio e stanco.

p.s. la vignetta completa (segnalata su Pikaia) la trovate qui.

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Io non c’ero, e se c’ero prendevo il sole

Curiosità: lo sapevate che la dicitura “bianco caucasico” per quella che si riteneva essere anche la nostra razza deriva proprio dalla regione che comprende la Georgia? Blumenbach, l’inventore del nome, era convinto che i georgiani fossero i più belli tra tutti gli esseri umani della razza cui facevano parte (ovvero, secondo lui, i più belli in assoluto), pertanto usò il nome di quella regione per definirla. La classificazione blumenbachiana della specie umana in cinque razze si basava difatti su un’ipotetica decadenza estetica da quella caucasica verso modelli più degenerati. Sembra orribile vero? eppure, curiosamente, Blumenbach era a suo modo un uomo di pace, convinto dell’eguaglianza morale e mentale delle diverse razze.

Oggi siamo convinti, o perlomeno la comunità scientifica è abbastanza concorde (e io con lei), che non esistano razze umane, semmai popolazioni più o meno divise da pool genici distintivi. Eppure, popoli diversi continuano a odiarsi e farsi la guerra: forse non sanno di non essere poi così diversi? domanda stupida, come se importasse qualcosa. La guerra, tutte le guerre, hanno sempre una o più motivazioni economiche in fondo agli strati di ideologie sovrapposte, strati che tipicamente vengono gettati sopra i reali interessi a coprirne il lezzo e a rendere più appetibile il martirio. Per questo mi leggerete raramente parlare di guerra, perchè purtroppo non mastico così bene l’economia da risultare interessante. O, più probabilmente, non voglio scrivere interventi che sarebbero perlopiù ricopiati da fonti più autorevoli (il Manifesto ad esempio, o Leonardo e altri blog più bravi di questo). Una sola cosa ci tengo a precisare: ci sarà pure qualcuno convinto di combattere per il ritorno nel seno della Grande Madre Russia, o qualcun altro disposto a farlo per difendere l’orgoglio georgiano, ma quelle persone sono poco più che degli illusi che non sanno di combattere principalmente per un territorio strategico. O, perlomeno, non sanno che se venissero meno alcune circostanze (importanza di un territorio, povertà diffusa, necessità di far girare l’economia bellica) si ritroverebbero in quattro, a spararsi addosso.

Per questo sono intimamente convinto che tutto o la maggiorparte del lavoro da fare per far cessare ogni conflitto sulla faccia della terra sia l’attività diplomatica in primis, e la redistribuzione delle risorse subito dopo (ma subito! non dopo decenni). Capirete che una situazione come quella appena esplosa, e in preparazione da mesi, nel Caucaso mi riempie di apprensione: non solo la zona promette anche troppo male da tempo, ma l’inevitabile coinvolgimento della Russia sta tirando insidiosamente nel mezzo l’America, storicamente la testa più calda tra tutte le teste calde. Vi sembra irreale uno scenario bellico Russia vs America? un poco anche a me, ma l’idea mi fa rimbalzare in testa una vecchia frase: “La Storia è aperta e ha molta più fantasia di noi“. Al di là della fantageopolitica, comunque, la situazione resta tragica per numero di morti ed estensione del conflitto, e l’azione diplomatica per far innanzitutto cessare il fuoco è cruciale. Non so voi, ma io credo che ogni vita risparmiata sia una conquista, e se fossi il ministro degli esteri mi starei battendo come un leone.

Appunto, cosa fa il nostro ministro degli esteri? magari qualcuno di voi è convinto che sia stato in prima linea in questi giorni difficili, che abbia strappato il cessate il fuoco con la rabbia e l’orgoglio di fallaciana memoria. A onor del vero lui sostiene di aver contribuito, al famoso cessate il fuoco (che sembra preso poco sul serio da tutte le parti in causa), fatto sta che mentre Kouchner si sbatteva lui era non dico sul fronte, ma nemmeno alla Farnesina pronto a gestire la situazione. Voi direte “eh, magari c’aveva la zia che stava male, la nonna in fin di vita, l’esame di maturità il giorno dopo…” e invece no, stava alle Maldive. Secondo voi è tornato con la coda tra le gambe facendo a finta di niente? e invece no: Franco “MenteLimpida” Frattini sta ancora alle Maldive convinto di essere il più furbo, e gli altri ministri europei tornino pure a lavorare se non possono permettersi un teelfonino satellitare.

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Ottaviano Del Turco Superstar

“Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.” (Matteo 10,32)

Poi uno magari se la prende coi socialisti, ma a guardare bene tutti gli ultimi messia vengono da li. E se Craxi ormai è morto per mondarci dai nostri peccati pecuniari, Del Turco forse riusciamo a tenercelo ancora un po’ sperando in quache miracolo (l’Italia ne ha bisogno, no?).

Sarà per questo che in giro c’è tanta ansia di trovare il messia che nemmeno duemila anni fa a momenti (avete visto Brian di Nazareth?), perchè poi a non riconoscerlo si rischia l’inferno, e magari Dio è uno che ci tiene alle scadenze fighe (vabbè, i duemila sono passati da un po’, ma volendo il calendario lo si modifica poi).

E allora vai Del Turco! vinci, e con te vincerà l’Italia intera!

Hai rubato? hai messo le mani nel sistema sanitario per tornaconto finanziario fregandotene della salute dei cittadini? è pure un vizio di famiglia (politica)? anche fosse vero, a noi non importa. Ci servi pulito per pulire anche noi, per portarci una nuova era di speranza e felicità, e magari vedi pure se Dio mi può allungare i numeri dell’enalotto.

Anch’io voglio gridare che lo amo, l’ho sempre amato e credo in lui e nella sua innocenza, perchè ne va della mia anima! lasciate pure che i giudici facciano le loro sentenze, loro ce l’hanno sempre avuta coi messia, ma questa volta sulla croce ci finiranno loro! Cri…Cribbio!

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Non fate i bambini, tornate bambini

Le Olimpiadi di Beijing 2008 sono belle da vedere, ben organizzate e appassionanti, guardatele. Seriamente, la varietà di discipline presenti, l’insolita passione espressa dagli atleti e certi commentatori (come il mitico Cassani) fanno riconciliare con lo sport, quindi perchè perdersi uno spettacolo del genere? considerata la penuria televisiva (in Estate poi…), sarebbe un vero peccato.

Ah già, il boicottaggio, i diritti umani, il Tibet…(come dire: la borghesia, il proletariato, la lotta di classe, cazzo!) giusto, giusto. Peccato eh? però per i diritti umani si combatte, sennò è inutile che ci mettiamo a fare i pistolotti sulla democrazia. Però è un peccato davvero…ma aspettate, allora dobbiamo fare la stessa cosa verso gli altri paesi trasgressori dei diritti umani, no? Io non sono un appassionato delle serie tv americane, ma la terza serie di Heroes l’avrei vista volentieri…e noi Italiani? intanto vi voglio vedere a boicottare dall’interno, ma ad ogni modo mica scherziamo in quanto a discriminazioni sociali e religiose. Dite che “si vabbè però la Cina di più“? ma questa non era una questione di principio? le questioni di principio mica si pesano sulla bilancia, tali sono sempre e comunque, indipendentemente dalla “quantità”.

O credete che possa servire a qualcosa? Intendo, non vedere le olimpiadi, non mandare rappresentanti istituzionali, addirittura non mandare gli atleti? e invece non serve a nulla di nulla, tranne forse a mettere a posto, non so bene come, una specie di coscienza collettiva del paese. E io sono più per gli atti concreti, le questioni di immagine mi annoiano. Credete che ignorare il bambino cattivo di turno, fare quelli che “io con te non ci gioco”, possa servire a placare le sue malefatte? andiamo, non ha mai funzionato da bambini, figurarsi quando si tratta non di provocazioni infantili quanto di una maniera di portare avanti la prima o seconda Superpotenza mondiale.

Ma allora manifestare le proprie idee non serve a niente?

Ma certo che serve, sciocchini, ma solo quando può cambiare le cose, o perlomeno in una maniera tale da almeno provarci, a cambiare le cose. Per questo ha senso (tanto per fare un esempio un po’ datato) manifestare contro l’invio di contingenti italiani in Irak ma non ne ha il manifestare contro Saddam Hussein: nel primo caso si cerca di influenzare attivamente la politica di un governo che in teoria dovrebbe ascoltare il popolo sovrano (e che è comunque una democrazia, pertanto sensibile, si spera, al sentire della gente), nel secondo è solo una presa di posizione fine a sè stessa, tanto per mettere bene in chiaro a non si sa bene chi che si sta dalla parte dei buoni.

Volete sapere cosa si potrebbe fare di utile per sfruttare queste olimpiadi? Voialtri appassionati difensori dei diritti umani (mi ci dovrei infilare dentro, ma io tengo ancora troppo alla mia pelle, mentre voi parlate come se il martirio fosse una prospettiva allettante, dopotutto) prendete tutti un bel volo e andate a Pechino. Una volta li, visto che grazie alle olimpiadi la Cina ha qualche riflettore in più del solito puntato addosso e non può permettersi tutto quello che presumibilmente si permette di solito, tirate su una gigantesca manifestazione (cinesi scontenti ne trovate a palate, scommettete?), o qualche azione di boicottaggio seria, ma ai danni degli sfruttatori cinesi, non delle olimpiadi. E lasciate in pace chi vuole solo godersi un po’ di sport ad alti livelli, nell’unica occasione in cui sembra ancora una passione e non un mercato.

Anzi, facciamo così: mentre aspettate il giorno della partenza per Pechino, nelle pause tra una seduta di pianificazione e l’altra, seguitevi qualche gara. Ce n’è per tutti i gusti, e sicuramente qualcuno di questi sport lo avete pure praticato (e al massimo c’è sempre il calcio), cosa vi costa sedervi un paio d’ore sul divano tra amici e guardarvi qualche gara? Io oggi sono riuscito ad appassionarmi di tiro con l’arco, ed è tutto dire. Le olimpiadi tirano fuori (e per quanto mi riguarda è l’unico grande evento sportivo che ci riesce) il bambino che c’è in noi, quello per il quale lo sport è davvero solo un grande gioco e alla fine vincono tutti, anche chi non sale sul podio. Ai suoi occhi, già essere li a giocare è un privilegio da vivere con gioia.

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per questo mese, non cambiare, stesso blog anche se va al mare

Domattina parto! torno presto (tra una settimana), ma per un motivo o per l’altro, dei quali il principale è che abito in una località balneare (per quanto lacustre), prevedo un Agosto poco produttivo. Voi sfogliate un po’ l’archivio, leggetevi i blog segnalati in colonnina, fate un po’ di mare…insomma, trovate qualche maniera per passare il tempo che vi occorreva per leggermi, in attesa che io riprenda a pieno regime!

Nel frattempo però non scordatevi l’indirizzo! Dopo la fiacca di Agosto (nel quale, comunque, non sparirò del tutto) si riprende a pieno ritmo, e Settembre è da sempre un mese particolarmente prolifico. Per il momento, buone vacanze!

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Vita: una definizione operativa

Trasformo un vecchio post in una rubrica, tanto perchè mi avanza una cassetta di puntini e vedo in giro un sacco di i sprovvistene.

La Vita

Si fa presto a dire la vita va difesa fino al suo termine ultimo naturale, ma qualcuno sa cosa sia, questa vita? La questione è un po’ complicata, molto più di quanto si pensi comunemente. Da un lato non si sa bene quando cominci, dall’altro ci sono problemi talvolta a capire quando finisca, in entrambi i casi la questione, che dovrebbe essere più che altro accademica, finisce per interessare (pare) una larga fetta della popolazione. Voglio dire, spero interessi una larga fetta di popolazione, perchè se tutta questa gente (donne che vogliono abortire, malati gravi, famiglie di corpi morti mantenuti in funzione) deve soffrire, spero almeno che lo faccia per un bacino elettorale decente.

Tralasciando il significato “ontologico” della Vita (assumendo che alla fine non interessi a molte persone), ci serve però una bussola per trovare le famose “soluzioni condivise”. In questi giorni il governo sta infatti cercando di ribaltare la sentenza della Corte di Cassazione (che ha confermato quella della Corte d’Appello) riguardo alla Englaro, e il Partito Democratico si è astenuto dalla votazione alla Camera sostenendo una cosa del tipo “questa maniera di affrontare la cosa è grossolana, noi vogliamo trovare soluzioni condivise e mature”. Bravi! io avrei votato contrario, ma mi piace la parte di chi tira le orecchie a chi strepita e prende a fare i discorsi seri, quindi ho deciso di dare una mano e di mettere sul tavolo qualche punto di partenza, non si dica che io critichi e basta (anzi, mi sto astenendo dal commentare Buttiglione, e sappiate che mi prudono le dita). Come fare? semplice, creiamoci una bella definizione operativa di Vita-da-proteggere.

1. Proteggiamo la vita in quanto tale solo se possiede le caratteristiche proprie della vita dell’homo sapiens, per gli altri animali vale solo la difesa della dignità della vita, per quanto riguarda le piante ci preoccupiamo solo che non si estinguano le specie. Vita-da-proteggere sembra essere quindi solo la vita dotata di coscienza e autocoscienza, di capacità di progettazione a breve e a lungo termine (ovvero di capacità di scelta) e tutto ciò che queste facoltà comportano. Per quanto ne sappiamo negli animali la coscienza è presente semmai in forme lievi o più o meno abbozzate, ma anche se non fosse così la scelta è tra accettare questo principio o proteggere gli animali con la stessa intensità con cui si proteggono gli esseri umani, il che porterebbe o a spese mediche elevatissime e vegetarianismo imposto. Credo si possa, per amor di semplificazione, assumere un divario netto tra homo sapiens e gli altri animali e legiferare di conseguenza; ma se un divario c’è si trova in quelle caratteristiche.

2. Proteggiamo la vita in quanto tale anche qualora questa non presenti le caratteristiche dell’homo sapiens a patto che sia solo una questione di tempo (bambini, feti ecc). Questo secondo principio salvaguarda i bambini (che, ad esempio, nel primo anno di vita presentano lo stesso tasso di apprendimento dei piccoli di scimpanzè), ci permette di giustificare la difesa dei feti (che a un certo punto si possono effettivamente dire “vivi”), e crea qualche problema quando si debba decidere del punto d’inizio. Difatti, se il principio difende in funzione della prospettiva futura, allo stesso modo quello che difende è una vita in prospettiva futura, non la prospettiva futura di una vita (altrimenti si dovrebbero proteggere gli spermatozio vietando financo la masturbazione). Il limite attuale (tre mesi se non sbaglio) sembra non essere causa di grandi discussioni (chi discute vorrebbe o eliminare l’aborto tout court, e quindi la possibilità di individuare un confine tra la non-vita e la vita, o semplicemente scoraggiare l’aborto con consultori e affini), prendiamolo quindi per buono.

3.Proteggiamo la vita in quanto tale finchè sussistono le condizioni poste dai primi due principi. Questo principio è invece una questione di coerenza: se proteggiamo la Vita non proteggiamo semplicemente l’involucro di carne che a seconda della propria visione del mondo fa da mezzo di trasporto o da componenti materiali. Ma attenzione, non vuol dire che stiamo proteggendo un principio, ma che stiamo proteggendo uno stato di cose, una maniera di essere che assumiamo come importante al punto da dispendere energie gratis (nel senso, pur non avendo un ritorno) per la sua salvaguardia.

I corollari immediati (con un occhio alla situazione di Eluana Englaro) sono:

– Se proteggiamo la vita in quanto “capacità di volere” non possiamo non mettere davanti a tutto il diritto di scelta. Non ha molto senso costringere qualcuno a volere qualcosa e pretendere di farlo per permettergli di mantenere la sua capacità di scegliere (ovvero la vita umana, in un certo senso)

– Se qualcuno perde permanentemente la propria autocoscienza (e assieme ad essa, necessariamente, la capacità di scegliere) perde anche la vita-da-proteggere che possedeva. Pertanto, va trattato come un vegetale in senso stretto (e quindi lasciato morire o ucciso, se si fosse espresso in tal senso). Si può derogare a ciò nel caso in cui la persona avesse espresso chiara, documentata e incontrovertibile volontà che il proprio corpo fosse mantenuto in funzione in casi come questo, per via del primo corollario.

– Chiunque sia pienamente in grado di decidere della propria vita può farlo, fosse anche per portarla a termine “prematuramente”, sempre per il primo corollario. Compito dello Stato è semmai controllare che chi prende tale drastica decisione sia in grado di intendere e di volere e non stia subendo plagio da parte di persone o istituzioni

Concludendo, la Vita-da-proteggere è una cosa seria, e parlarne significa parlare di persone in carne, ossa e cervello, non di un concetto astratto da definire a un tavolo comune tra Fede e Ragione. Per questo sono daccordo nel far parlare tutti quanti al tavolo della discussione, ma a patto che partano dalla bruta realtà delle cose, e non da un’astrazione buona solo per le discussioni teologiche che, parlando in maniera sinceramente laica, non interessano e non devono interessare al legislatore.

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