Autore: Daniel_Colm

Gelateria Romana a Desenzano

Con l’occasione della Notte d’Incanto qui a Desenzano sabato scorso ho provato la nuova gelateria della catena Romana che ha aperto al posto della libreria Podavini (che si è spostata sotto al duomo in via Roma). Il più buon gelato mai assaggiato a Desenzano di sempre!
Ho assaggiato un cono con crema e zabaione ed era buono tutto (anche il cono). Se passate dunque da Desenzano e vi va un gelato, consiglio di fare un salto in piazza Duomo 25. Sotto trovate la mappina di Gmaps.

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Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/oG-t73ly6ew/gelateria-romana-desenzano.html

Gelateria Romana a Desenzano

Con l’occasione della Notte d’Incanto qui a Desenzano sabato scorso ho provato la nuova gelateria della catena Romana che ha aperto al posto della libreria Podavini (che si è spostata sotto al duomo in via Roma). Il più buon gelato mai assaggiato a Desenzano di sempre!
Ho assaggiato un cono con crema e zabaione ed era buono tutto (anche il cono). Se passate dunque da Desenzano e vi va un gelato, consiglio di fare un salto in piazza Duomo 25. Sotto trovate la mappina di Gmaps.

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Festa patronale Santa Maria Maddalena 2012 a Desenzano

Pubblico volentieri i volantini relativi alla festa patronale di Santa Maria Maddalena Festinsieme della parrocchia del duomo di Desenzano. Per maggiori informazioni invito a fare riferimento al sito dell’evento www.festinsieme.it.

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Il più grande libro del Pleistocene

Tra ieri sera e stamattina mi sono riletto il libro “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene”. Sono 180 pagine che si leggono in un baleno di Roy Lewis. Non capita spesso che mi metta a recensire i libri che leggo ma questo ne vale la pena perché è un’ode all’innovazione.

Nel romanzo tutto incentrato sul cosciente e costante sforzo evolutivo di un individuo che si auto-definisce subumano (appartenente alla specie dell’homo habilis, credo) e che trascina nella sua corsa alla conquista della pianura (abbandonando gli alberi), alla scoperta del fuoco, della lavorazione della selce, dell’allevamento, dell’esogamia, dell’arco, dell’amore, dei vestiti e della pittura. Più che il tono comico della narrazione quello che più mi ha colpito è in questa seconda rilettura è l’analisi competente di alcune dinamiche proprie e attuali dell’innovazione: la curiosità rivoluzionaria degli uni, i timori reazionari degli altri.

La più grande questione sollevata verso la fine del racconto è la tensione tra la divulgazione gratuita e disinteressata della scienza per il progresso dell’umanità contrapposta allo sfruttamento dei vantaggi a breve termine conferiti dal monopolio della conoscenza soprattutto per sopraffare altre specie di ominidi, che non viene propriamente risolta (del resto resta un nodo da sciogliere ancora oggi).

Fa specie nella lettura schierarsi dal lato dell’innovatore per ovvi motivi (oggi è innegabile la bontà delle scoperte del fuoco e dell’arco, giusto per citarne alcune) ma notare che oggi ci schieriamo spesso dalla parte dei reazionari. Come dire che quello che abbiamo inventato nel passato, ci mancherebbe altro, è ovviamente buono, mentre ciò che potremmo inventare domani, chissà su quale rovinosa via ci porterà (pensiamo alla clonazione e all’energia nucleare, per fare i nomi di due delle più delicate questioni attuali).

Se cercate un’idea regalo per qualcuno dedito all’innovazione sia in chiave teorica che applicata, troverete in questo libro un’ottimo alleato, sempre che non preferiate leggervelo voi stessi. Tra una risata e l’altro c’è occasione di riflessioni più o meno profonde a seconda di come si affronti il libro.

Su aNobii ho già conferito le mie cinque stelle al libro.
L’immagine l’ho presa da qui.

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Kuh For You, in vacanza con la vostra vacca

Tempo fa, quando ero nel processo di disintossicazione da Farmville, avevo pensato che sarebbe stato interessante avviare un’attività simile a Farmville nella realtà, in cui da internet gli iscritti potevano gestire una fattoria (o parte di essa) in maniera simile al gioco ma per davvero, con una vera fattoria da qualche parte del mondo, dove le decisioni dei “giocatori” venivano trasformate in realtà da qualche contadino sul posto, con la possibilità alla fine di vedersi recapitati a casa i frutti del proprio lavoro (ortaggi e frutta) e di visitare in prima persona quello che normalmente si può vedere solo via webcam, ovvero il proprio appezzamento di terra.

Di fronte alle enormi difficoltà per realizzare un’idea del genere, ho pensato che l’idea non valesse un granché, finché non mi sono imbattuto in Kuh For You (Mucca per te. “Kuh”, in tedesco “mucca”, si legge all’incirca “cuu“). L’idea di base è simile, ma molto più semplice e fattibile: anziché nel settore agroalimentare siamo nel settore zootecnico e anziché una diretta interazione tra utente e contadino c’è soltanto un'”adozione a distanza”, senza potere decisionale. Il vantaggio è lampante: il contadino continua a fare quello che ha fatto senza incompetenti che interferiscono con il suo lavoro e l’iscritto ha comunque l’impressione di essere un po’ contadino, come in tanti si sognano.

Come funziona Kuh For You?
La famiglia Erath, che gestisce il Kräuterbauernhof (nome della fattoria, che significa “Fattoria delle Erbe”) nella regione austriaca confinante con la Svizzera, ha 15 vacche. Sul loro sito c’è il catalogo (potete aiutarvi con Google Translate per conoscerle meglio grazie alla descrizione della personalità di ciascuna mucca).
Chi è interessato è invitato ad affittare per sé, o per un amico in regalo, una mucca per due mesi al prezzo di 29€ a settimana. In cambio, oltre al vanto di avere una vostra mucca che potrete mostrare ai vostri amici con una foto che terrete nel portafogli con l’orgoglio di un neo-padre, otterrete:

  • 8kg di formaggio di prima categoria prodotto con il latte della vostra vacca (invio a casa incluso),
  • l’accesso alla live webcam nella stalla per seguire a mo’ di grande fratello la vostra beniamina,
  • una visita in stalla per conoscere la vostra vacca (con possibilità di bere il latte fresco della vostra mucca),
  • la possibilità di mungerla,
  • e infine una fotografia della vostra vacca incorniciata.
C’è anche il pacchetto “Kuh-for-you Sommerspecial” al prezzo di 424€ della durata di un mese che, in aggiunta a tutto quello indicato sopra, include anche una vacanza di una settimana per due persone presso l’agriturismo della famiglia Erath più qualche altro benefit esclusivo, come assistere alla produzione del latte.
Ovviamente alla fattoria sono poi offerti servizi aggiuntivi come gita in carrozza trainata da cavalli, corso di erboristeria nel giardino delle spezie della casa ecc.
Se dunque può interessarvi, secondo il motto della fattoria, “una vacanza presso la vostra vacca”, sapete dove cercare.
Se volete un consiglio, io sceglierei Karin, che è la detentrice del record per essere la più ingorda mangiona tra le sue colleghe (vince nella competizione “crono-mangiare”). Altrimenti ci sarebbe Bibi che dalla descrizione è proprio un turbine indisciplinato che gode nel fare casino nella mandria correndo di tanto in tanto da un capo all’altro del recinto.
PS: A fare pubblicità alla fattoria non ci guadagno niente. Neanche sanno di questo post i proprietari. Il fatto è che trovo che come business model per una fattoria questo non sia affatto male. La scarsa competizione, essendo molto innovativo, permette ancora prezzi abbastanza elevati. È interessante però l’idea che tramite webcam e visita sul posto il consumatore diventa il primo e migliore controllore per la qualità del suo cibo. A parte la creazione del sito e qualche altro accorgimento tecnico, al contadino non costa nulla di più, visto che la mucca resta sua e il latte comunque lo venderebbe (probabilmente a prezzi più bassi) altrove. Il modello è applicabile ovunque, anche in Italia, a patto che le vostre vacche siano in un posto gradevole per i clienti (difficilmente un allevamento accanto all’autostrada nel piattume padano attira turisti).

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/L_6gojRFRgk/kuh-for-you-in-vacanza-con-la-vostra.html

Kuh For You, in vacanza con la vostra vacca

Tempo fa, quando ero nel processo di disintossicazione da Farmville, avevo pensato che sarebbe stato interessante avviare un’attività simile a Farmville nella realtà, in cui da internet gli iscritti potevano gestire una fattoria (o parte di essa) in maniera simile al gioco ma per davvero, con una vera fattoria da qualche parte del mondo, dove le decisioni dei “giocatori” venivano trasformate in realtà da qualche contadino sul posto, con la possibilità alla fine di vedersi recapitati a casa i frutti del proprio lavoro (ortaggi e frutta) e di visitare in prima persona quello che normalmente si può vedere solo via webcam, ovvero il proprio appezzamento di terra.

Di fronte alle enormi difficoltà per realizzare un’idea del genere, ho pensato che l’idea non valesse un granché, finché non mi sono imbattuto in Kuh For You (Mucca per te. “Kuh”, in tedesco “mucca”, si legge all’incirca “cuu“). L’idea di base è simile, ma molto più semplice e fattibile: anziché nel settore agroalimentare siamo nel settore zootecnico e anziché una diretta interazione tra utente e contadino c’è soltanto un'”adozione a distanza”, senza potere decisionale. Il vantaggio è lampante: il contadino continua a fare quello che ha fatto senza incompetenti che interferiscono con il suo lavoro e l’iscritto ha comunque l’impressione di essere un po’ contadino, come in tanti si sognano.

Come funziona Kuh For You?
La famiglia Erath, che gestisce il Kräuterbauernhof (nome della fattoria, che significa “Fattoria delle Erbe”) nella regione austriaca confinante con la Svizzera, ha 15 vacche. Sul loro sito c’è il catalogo (potete aiutarvi con Google Translate per conoscerle meglio grazie alla descrizione della personalità di ciascuna mucca).
Chi è interessato è invitato ad affittare per sé, o per un amico in regalo, una mucca per due mesi al prezzo di 29€ a settimana. In cambio, oltre al vanto di avere una vostra mucca che potrete mostrare ai vostri amici con una foto che terrete nel portafogli con l’orgoglio di un neo-padre, otterrete:

  • 8kg di formaggio di prima categoria prodotto con il latte della vostra vacca (invio a casa incluso),
  • l’accesso alla live webcam nella stalla per seguire a mo’ di grande fratello la vostra beniamina,
  • una visita in stalla per conoscere la vostra vacca (con possibilità di bere il latte fresco della vostra mucca),
  • la possibilità di mungerla,
  • e infine una fotografia della vostra vacca incorniciata.
C’è anche il pacchetto “Kuh-for-you Sommerspecial” al prezzo di 424€ della durata di un mese che, in aggiunta a tutto quello indicato sopra, include anche una vacanza di una settimana per due persone presso l’agriturismo della famiglia Erath più qualche altro benefit esclusivo, come assistere alla produzione del latte.
Ovviamente alla fattoria sono poi offerti servizi aggiuntivi come gita in carrozza trainata da cavalli, corso di erboristeria nel giardino delle spezie della casa ecc.
Se dunque può interessarvi, secondo il motto della fattoria, “una vacanza presso la vostra vacca”, sapete dove cercare.
Se volete un consiglio, io sceglierei Karin, che è la detentrice del record per essere la più ingorda mangiona tra le sue colleghe (vince nella competizione “crono-mangiare”). Altrimenti ci sarebbe Bibi che dalla descrizione è proprio un turbine indisciplinato che gode nel fare casino nella mandria correndo di tanto in tanto da un capo all’altro del recinto.
PS: A fare pubblicità alla fattoria non ci guadagno niente. Neanche sanno di questo post i proprietari. Il fatto è che trovo che come business model per una fattoria questo non sia affatto male. La scarsa competizione, essendo molto innovativo, permette ancora prezzi abbastanza elevati. È interessante però l’idea che tramite webcam e visita sul posto il consumatore diventa il primo e migliore controllore per la qualità del suo cibo. A parte la creazione del sito e qualche altro accorgimento tecnico, al contadino non costa nulla di più, visto che la mucca resta sua e il latte comunque lo venderebbe (probabilmente a prezzi più bassi) altrove. Il modello è applicabile ovunque, anche in Italia, a patto che le vostre vacche siano in un posto gradevole per i clienti (difficilmente un allevamento accanto all’autostrada nel piattume padano attira turisti).

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Diritto al lavoro o diritto al mestiere?

Riporto una breve conversazione che ho avuto con un amico su Facebook sulla questione delle parole del ministro Fornero (che condivido pienamente) sul fatto che il lavoro non è un diritto giusto per fare.

Art 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

Non a caso nella seconda frase si specifica cosa si intende per lavoro: un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Se il tuo “lavoro” non concorre al progresso materiale o spirituale, allora non rientra nella categoria “lavoro” inteso come nella Costituzione. Nell’articolo non sta scritto “posizione di rendita per pregresso contratto”, ma “attività che concorre al progresso economico o spirituale”.

Con questo non intendo dire che se uno perde il lavoro è perché il suo mestiere è inutile (breve parentesi per intenderci: lavoro è quello che fai, la prestazione; mestiere è quello che sei in termini professionali). Probabilmente, data la scarsità di risorse o i rischi percepiti dal datore di lavoro, l’impiego di questa persona metteva a repentaglio la sopravvivenza dell’azienda nel breve-medio periodo dati i costi relativamente alti rispetto ai benefici riportati, o per mille altri validi motivi. Se credi che sia veramente utile ma che sei incompreso dalla società mettiti in proprio come fanno altri.
Fornero ha forse usato toni molto duri. C’è chi la critica per questo e non tanto per il contenuto.
Possiamo continuare a esprimerci tutti in termini tiepidi e che stiano bene a tutti, ma in questa maniera resteremo il paese che siamo, visto che non tutti sanno leggere tra le righe del politichese o comprendono che conseguenze hanno certi slogan populistici. Sono tutti lì a riempirsi la bocca di parole che vanno bene sia a destra che a sinistra, ai ricchi e ai poveri, agli ebeti e agli arrabbiati che non fanno storcere il naso a nessuno e sono pensate appunto con questo scopo, perché un politico ha come obiettivo, a quanto pare, solo di raccogliere solamente il maggior numero possibile di voti e poco si cura del sistema nel suo insieme. Mi viene da citare De Gasperi con «un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione» e io penso che il ministro Fornero appartenga più alla seconda categoria che alla prima.

Fornero e Monti dicono le cose come stanno e di certo sentite crude per come sono suscitano antipatie, ma non per questo sono meno vere. Se il medico ti dice che se non ti curi ti resta poco da vivere non è stronzo, è sincero. Qui ci troviamo in una situazione di emergenza, e le parole dolci non aiutano. Finché continuiamo a mezze verità, ci sono persone che formano lunghi cortei semplicemente perché per un’intera vita nessuno gli ha spiegato che assunto non significa che da quel momento in poi svolgerà per grazia divina «un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.» Come si può pensare che quello che sapevi fare 30 o 40 anni fa sarebbe bastato per rimanere nella stessa posizione professionale fino ad oggi godendo della rendita garantita?

Sperare di vivere di rendite di posizione (“il lavoro adesso è mio e nessuno mi schioda per nessun motivo”) è proprio quello che io intendo leggendo l’articolo 1 della Costituzione. “Fondata sul lavoro” significa che è nella nostra prestazione che ci riconosciamo, non in quello che pretendiamo sulla base di rendite di posizione. Che tu sia figlio di nobili o il più orfano degli abbandonati, sei cittadino in quanto contribuisci all’intera società. È quello che fai che ti definisce cittadino (leggi lavoro) e non quello che sei (leggi mestiere).

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Divise dalla stupidità non potranno formare una provincia

Non riesco a capire se l’accorpamento delle province venga comunicato apposta in maniera così stupida per far sì che siano poi i cittadini stessi a non volerle più (così i politici salvano capra e cavoli mostrando che lo stavano per fare come gli elettori hanno chiesto, ma anche salvando poi le poltrone di tutti i loro nipoti, cugini e amici che ci siedono sopra) o se invece sono proprio i politici a non averci pensato.
Qui l’articolo del Corriere cui faccio riferimento.

I discorsi delle differenze culturali addotti dalle “comunità” che vivono a distanza di poche decine di chilometri fanno acqua da ogni parte. Se ce la fanno italiani, tedeschi e ladini a convivere in un’unica provinca, possibile che non ce la facciano milanesi e lodigiani? (Vi prego, non fraintendetemi, non voglio dire che i loro due dialetti siano meno diversi tra loro di quanto non lo siano l’italiano e il tedesco e il ladino.) Il punto è che i capricci infantili delle miniprovince sono poi pagati con le tasche di tutti gli italiani, inclusi i poveri rivoltellesi che da quasi un secolo ormai devono sottostare al Comune di Desenzano, subendo purghe etniche intollerabili da anni! Se volete rimanere autonomi, pagatevi di tasca vostra le spese aggiuntive. Così siamo tutti felici.
Do la colpa ai politici per queste tensioni inutili nella popolazione, perché non penso che si possa ragionare con gente che vede inconciliabile l’unione tra due province che sin dalla loro nascita sono state contigue. Sarebbe come incolpare il cane istigato dal padrone a mordere. Se anziché dire “Rimini da adesso starà sotto Forlì” si dicesse “Rimini e Forlì adesso costituiranno la nuova Provincia della Bassa Romagna” (o qualsiasi altro nome pseudo-leghista) con qualche ufficio a Rimini e qualche altro a Forlì (tanto con le funzioni che avranno le province non è che ci sarà poi tanto da comunicarsi), magari la smetterebbero di tirarsi per i capelli per inutili questioni.
Se la tua identità culturale dipende dai confini che ti dai, allora forse non hai un’identità così forte da meritare l’autonomia. O no?

[I casi indicati hanno puramente uno scopo esemplificativo e non ri riferiscono a casi concreti]

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Centenario D.H. Lawrence a Gargnano

Pubblico, su richiesta, il calendario degli eventi celebrativi per il centenario dell’arrivo dello scrittore D.H. Lawrence sul Lago di Garda, nello specifico a Gargnano, organizzato dal Comitato per Gargnano Storica.

Considerata l’importanza storica che il suo soggiorno a Gargnano riveste per l’intera comunità, il Comitato per Gargnano Storica intende organizzare, in collaborazione con il Comune di Gargnano, alcune iniziative per celebrare al meglio questo anniversario.

In programma, consultabile si seguito, ci sono una mostra, un’escursione, una conferenza, un simposio di esperti del personaggio, la proiezione di un film e un concerto. Ingresso libero per gli eventi, ma se interessati controllate per quanto riguarda la prenotazione. Qui il link alla pagina ufficiale delle celebrazioni. Per domande, vi invito a contattare direttamente il comitato organizzatore via mail a pergargnanostorica@gmail.com.

Come assaggio per il concerto conclusivo, l’unica cosa che sono riuscito a trovare online è questo video pensato appunto come anticipazione per la premiere italiana del concerto.

  • D.H. LAWRENCE A GARGNANO 1912-13- MOSTRA – Per celebrare il centenario dell’arrivo del famoso scrittore D.H. Lawrence a Gargnano “I live here in sunshine and happiness, in exile and poverty”. Curatori della mostra: Richard Dury e Umberto Perini sabato 21 luglio – giovedì 27 settembre 2012Ex-Sala Consigliare, Gargnano Tutti i giorni dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 17,00 alle 22,00 – ingresso libero Inaugurazione sabato 21 luglio, ore 18,00
  • SULLE TRACCE DI D.H. LAWRENCE – ESCURSIONI GUIDATE – Visite ai luoghi lawrenciani tra Villa e Gargnano e alla mostra D.H. Lawrence a Gargnano 1912-13 a cura del Comitato per Gargnano storica e Gruppo la Variante nei giorni di: sabato 28 luglio, sabato 4 agosto, sabato 25 agosto, sabato 1 settembre, sabato 15 settembre 2012 Punto di ritrovo: Ufficio di informazioni turistiche – piazza Boldini, 2 – GargnanoPartenza: ore 10,00 Per informazioni e/o prenotazioni: Ufficio di informazioni turistiche – tel. 0365 791243
  • D.H. LAWRENCE TRA VILLA E SAN GAUDENZIO- CONFERENZA DIVULGATIVA – A cura del Comitato per Gargnano storica, con la partecipazione di esperti di D.H. Lawrence e storici locali per rivivere il soggiorno gargnanese di Lawrence e Frieda. Presentazione della guida-antologia D.H. Lawrence a Gargnano curata dal Comitato per Gargnano Storica. mercoledì 19 settembre 2012 Sala Castellani – Gargnano ore 21,00 – ingresso libero
  • LAGO DI GARDA: INIZIO DEL VIAGGIO DI D.H. LAWRENCE VERSO IL SOLE – PRIMO SIMPOSIO INTERNAZIONALE DI STUDI LAWRENCIANI A GARGNANO – Per celebrare con esperti lawrenciani provenienti da tutto il mondo il centenario del soggiorno di D.H. Lawrence a Gargnano e dintorni (18 settembre 1912 – 11 aprile 1913), sotto ilpatrocinio del Comitato per Gargnano Storica Direttore del programma Accademico: Nick Ceramella; keynote speaker: Paul Eggert, con la straordinaria partecipazione di John Worthen giovedì 20 – domenica 23 settembre 2012 Sala Castellani e convento di San Tommaso – Gargnano Per informazioni e iscrizioni: www.dhlawrence.eu
  • PROIEZIONE DI FILM DEDICATI A LAWRENCE – Lady Chatterley, regia di Pascale Ferran, 2006 giovedì 20 settembre 2012 Sala Castellani – Gargnano ore 21,00 – ingresso libero Lingua: inglese, sottotitoli: Italiano – Priest of Love, regia di Christopher Miles, 1981 domenica 23 settembre 2012 Sala Castellani – Gargnano ore 21,00 – ingresso libero Lingua: inglese, sottotitoli: Italiano
  • CONCERTO THE WATERS ARE SHAKING THE MOON – Composizioni di William Neil basati su poemi di D.H. Lawrence: prima europea di Waters are Shaking the Moon (12 songs on poems by D.H. Lawrence) cantate dal soprano Cathy Compton e con William Neil al pianoforte. Prima mondiale di un brano di William Neil basato sui Flowers Poems di D.H. Lawrence, voce narrante John Worthen, Bethan Jones al clarinetto. venerdì 21 settembre 2012 Sala Castellani – Gargnano ore 21,00 – ingresso libero

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Pace-carote-patate

Leggendo oggi ilSole24Ore mi è parso che così come stanno le cose oggi in Italia durino di più le relazioni lavorative che quelle matrimoniali. Mi riferisco alla condanna ai danni di Fiat del Tribunale di Roma a riassumere 145 lavoratori precedentemente licenziati, a quanto pare per il fatto che appartenevano alla Fiom. Quello che pare un trionfo del sindacato è probabilmente uno dei più eclatanti fallimenti non solo della Legge italiana, ma del sindacato stesso, che non è riuscito a costruire un ponte per l’aiuto alla crescita reciproco tra azienda e dipendente. Possibile che l’unico reimpiego che il sindacato sia riuscito a trovare per queste persone è rifficcarle con la forza nell’azienda che le ha licenziate?

Non posso dire nulla sulla sentenza, per il fatto che se questa è la legge, come tale va rispettata. Ma rispettarla non significa che alla luce di queste distorsioni non vada discussa e corretta. Prima ho fatto riferimento alla questione matrimoniale e a questa voglio tornare er spiegare perché non è ammissibile che la dinamica della riassunzione forzata passi per normale, anzi, addirittura per una conquista da celebrare.
Il rapporto di lavoro è un rapporto personale che coinvolge nella l’atto dell’assunzione le capacità e le potenzialità del singolo, ma che include pure (e -certi direbbero- soprattutto) dimensioni umane che non stanno scritte nel curriculum, ma che rientrano in una sfera di personalità, morale e valori, personalità e tanti altri fattori umani che non sono oggettivamente misurabili e che anzi, risiedono nel giudizio completamente soggettivo di chi ti assume (non sei abbastanza sorridente, mi piace come ti vesti, ecc). In maniera simile, quando cerchiamo un partner non ci basta una foto e qualche caratteristica anagrafica per decidere se si tratterà di un buon marito o una buona moglie. Ci vogliono anni per imparare a conoscere tutti quegli aspetti umani che non espliciti né misurabili e su questi si fonda la fiducia reciproca, necessaria per collaborare a progetti comuni. Alla stessa maniera in un rapporto lavorativo è importante che sia il datore di lavoro che il dipendente possano fidarsi reciprocamente (che l’uno paghi per me le tasse e mi supporti economicamente in caso di malattia, e che l’altro faccia il suo lavoro secondo le regole aziendali). Si aggiunga a questo il fattore “sociale” in cui un responsabile deve coordinare i dipendenti, motivarli (pare strano, ma certa gente va motivata per fare il proprio mestiere per il quale viene pagata), e rimuovere i possibili ostacoli alla produttività del team, come ad esempio frizioni interne nella squadra. Come potrà il datore di lavoro giustificare agli occhi degli altri dipendenti il fatto che anche costoro, licenziati perché probabilmente inadatti al mestiere che facevano in quell’azienda, hanno gli stessi diritti e le stesse paghe di coloro che hanno lavorato sufficientemente bene e tanto da essersi meritati di mantenere il posto di lavoro?
Poste queste premesse, con che logica un dipendente -reintegrato a forza contro la volontà del datore di lavoro che ha palesato nella maniera più irrevocabile di non volerlo più- fare di nuovo parte di questo “patto sociale” basato sulla fiducia e la collaborazione? Esplicitato che non ci si vuole più, come può sperare il datore di lavoro che il dipendente farà il suo lavoro? Sarebbe come costringere due persone a formare di nuovo una coppia dopo che hanno deciso di lasciarsi, solo perché uno non voleva che il rapporto finisse, sperando che questo basti a sistemare le cose. Manco all’asilo quel forzato “pace-carote-patate” convinceva i bambini a tornare amici.
Da qualsiasi punto di vista, questa decisione del Tribunale è tutto meno che in linea con i basilari concetti di meritocrazia e competitività. Un domani probabilmente dovremo pagare una tassa ulteriore perché Fiat possa impiegare tutti coloro ai quali non ha un lavoro da affidare.
I sindacati esultano per questi 145 lavoratori che hanno ritrovato un lavoro, ma dimenticano di piangere per le migliaia di persone che non verranno assunte da investitori che l’Italia sembra fare di tutto per scacciare dalla propria economia!

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Carnage

In questi giorni sto studiando per il training di competenze interculturali e proprio ieri leggevo un capitolo sui vari aspetti della comunicazione tra culture differenti. Per svagarmi poi in serata ho guardato Carnage di Polanski, che tratta dei problemi di comunicazione tra due famiglie entrambe newyorchesi. Nei testi che leggo si parla sempre di nazionalità diverse a confronto, mentre nel film le due coppie sono entrambe americane. Eppure ci sono tantissimi elementi (dalla scala valoriale dei singoli, alle differenze legate alla professione dei mariti, ai conflitti interni alla coppia e alla comunicazione tra uomo e donna) che rispecchiano alcune delle cause principali elencate nel mio libro di testo.
Se c’è quindi qualcuno lì fuori che si occupa o interessa delle frizioni comunicative legate a differenze culturali, non posso che consigliare il film (molto “teatrale” e per certi versi lento nel fluire, ma in termini di documentazione di una “case study” molto interessante). Il fatto che il film ambientato unicamente tra l’appartamento e il pianerottolo di una delle due famiglie non lo rende di certo un film avvincente, ma il casting eccezionale compensa i limiti del set, motivo per cui consiglio a chi può di guardare il film in lingua originale (non so come sia il doppiaggio, però).

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Social media per PMI e partite IVA

Questo post vuole dare qualche utile consiglio per l’uso dei social media per le piccole imprese, le partite iva, imprese familiari e tutte quelle altre piccole attività di una o poche persone.

Online si trovano tanti consigli e tante guide su come utilizzare i social media in maniera appropriata (questo post non fa eccezione). La lezione generale da questa marea di informazione è che i social media bisogna usarli con criterio, con una strategia chiara. Qui un consiglio semplice che penso sia chiave per un utilizzo semplice alla portata di tutti.

Innanzitutto bisogna considerare che i social media non sono necessariamente una novità radicale, ma sono un modo nuovo di fare una cosa che abbiamo sempre fatto: comunicare. Con i social media comunichiamo come sempre, ma con strumento nuovi. (Spesso bisogna insegnare proprio a comunicare in maniera umana.) Come può sfruttare dunque i social media un panettiere, un elettricista, una famiglia che gestisce un bed&breakfast per comunicare come ha sempre fatto, ma… meglio?

«The purpose of business is to create [and retain] customers»
– Peter Drucker [aggiunta di Charles Snow]
tradotto: “L’obiettivo del fare impresa è create (e trattenere) clienti”

Come possono i social media dunque aiutarci “a fare impresa” secondo la regola aurea di P. Drucker? Ecco tre esempi: il panettiere, l’elettricista e l’hotel/pensione/b&b.

Il panettiere*:
Pensiamo a un piccolo panettiere che twitta quello che ha appena sfornato. Non è una strategia volta a incrementare il parco clienti in maniera spropositata. Non inizierà ad esportare pane all’estero grazie a Twitter. Probabilmente dell’esistenza suo account lo sanno soltanto quei pochi passanti e i clienti abituali che recentemente hanno notato il nuovo cartellone sulla porta di vetro in ingresso che recita a lettere cubitali ai passanti:

«Seguimi su Twitter @Panettieredietrolangolo che ti racconto in tempo reale quello che sforno»

Non provereste? Non vi iscrivereste per vedere se veramente potrete portarvi in tavola la baguette ancora fumante dal panettiere che sta all’angolo? Non sarebbe un ottimo incentivo per mandare vostro figlio dal panettiere all’angolo a prendere due brioche che sono appena sfornate e così si stacca finalmente da quel computer che è da tre ore che cazzeggia quando fuori c’è un tempo meraviglioso e già che c’è porta fuori la spazzatura? Non dopo, adesso, che sono ancora calde! Chi andrebbe più al supermercato a prendere il pane precotto che diventa duro la sera del giorno stesso?

L’elettricista:
E l’elettricista non potrebbe dire ai suoi clienti: «Signora, mi segua su Foursquare – guardi, le mostro come può farsi un account gratuito in 10 secondi, lasci fare – così se ha bisogno che faccia un salto da lei a casa le basta vedere dove sono che se mi vede in zona mi fa uno squillo che sono da lei in 5 minuti!»?

L’albergatore:
O un albergo che la sera prima mette online sulla sua pagina Facebook un sondaggio per il menù del giorno dopo: “come piatto del giorno chi preferisce la ribollita e chi il fritto misto?” O, ancora meglio nel B&B la signora che lo gestisce che fa scegliere la torta per la colazione del giorno dopo ai suoi ospiti (mica può fare tre torte al giorno in miniporzioni, ma una torta che stia bene alla maggior parte, quello sì!): “metta un like chi vuole la crostata di mele domani”. Chi non consiglierebbe quel posto con le torte su Facebook agli amici per l’estate prossima?

La chiave di un utilizzo che trattiene i vostri clienti (come ci insegna a fare Drucker), che li fa comprare e consumare di più, che vi fa parlare con loro come se fossero con voi lì al bancone del bar, che vi permette di conoscerli e di farvi conoscere da un punto di vista umano e quotidiano e che alla fine, si spera, li spinge a passare parole e a invitare gli amici a venire da voi, tutto questo sta nella creazione di una piccola ma solida community**.

Piccolo consiglio: una cosa che eviterei e alla quale va prestata attenzione è ricordarsi il perché i tuoi clienti hanno iniziato a seguire il tuo profilo, qualsiasi social medium sia. Ti segue perché sei il suo panettiere, il suo elettricista, perché sta al tuo albergo. Non inquinarlo con informazioni che non gli servono: non inoltrare la campagna di adozione di cuccioli di cane che ti ha intenerito. Neanche le campagne di solidarietà per le vittime delle catastrofi, anche se sono senz’altro meritevoli. Online ci sono già questi canali e se proprio vuoi parlare di altro, fallo con un profilo personale: separa la vita privata da quella sociale e non spammare!

Ci sono poi mille altri trucchi e trucchetti su come ottimizzare, ma penso che sia inutile entrare nei dettagli dei singoli casi. I vostri clienti, voi piccoli imprenditori, già li conoscete. Sono le stesse persone con cui avete a che fare quotidianamente. Voi li conoscete al meglio e solo voi potete adattare il servizio ai loro bisogni comunicativi.

Riassumendo e concludendo in un due consigli:

1) Siate online quello che siete offline e buona parte del lavoro è fatta.

2) Separate la vita privata da quella professionale e non spammate.


* Btw, in Francia un panettiere l’ha fatto davvero. C’era un bel video online che mostrava che aveva costruito una macchinetta con una manopola e un bottone: quando era pronto qualcosa settava la manopola sul prodotto appena sfornato e poi pigiando il bottone partiva un tweet in automatico già preparato che comunicava cosa era pronto. Se trovo il video lo linko.

** Community significa un insieme di persone riunite dall’interesse in un’idea comune, come la gente attorno al fuoco: quello sta al centro e attorno a quello ci si riunisce. L’idea può essere un prodotto, un luogo, un evento, un brand, una persona…

L’immagine l’ho presa da qui.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/kunAOfXC590/social-media-per-pmi-e-partite-iva.html

Social media per PMI e partite IVA

Questo post vuole dare qualche utile consiglio per l’uso dei social media per le piccole imprese, le partite iva, imprese familiari e tutte quelle altre piccole attività di una o poche persone.

Online si trovano tanti consigli e tante guide su come utilizzare i social media in maniera appropriata (questo post non fa eccezione). La lezione generale da questa marea di informazione è che i social media bisogna usarli con criterio, con una strategia chiara. Qui un consiglio semplice che penso sia chiave per un utilizzo semplice alla portata di tutti.

Innanzitutto bisogna considerare che i social media non sono necessariamente una novità radicale, ma sono un modo nuovo di fare una cosa che abbiamo sempre fatto: comunicare. Con i social media comunichiamo come sempre, ma con strumento nuovi. (Spesso bisogna insegnare proprio a comunicare in maniera umana.) Come può sfruttare dunque i social media un panettiere, un elettricista, una famiglia che gestisce un bed&breakfast per comunicare come ha sempre fatto, ma… meglio?

«The purpose of business is to create [and retain] customers»
– Peter Drucker [aggiunta di Charles Snow]
tradotto: “L’obiettivo del fare impresa è create (e trattenere) clienti”

Come possono i social media dunque aiutarci “a fare impresa” secondo la regola aurea di P. Drucker? Ecco tre esempi: il panettiere, l’elettricista e l’hotel/pensione/b&b.

Il panettiere*:
Pensiamo a un piccolo panettiere che twitta quello che ha appena sfornato. Non è una strategia volta a incrementare il parco clienti in maniera spropositata. Non inizierà ad esportare pane all’estero grazie a Twitter. Probabilmente dell’esistenza suo account lo sanno soltanto quei pochi passanti e i clienti abituali che recentemente hanno notato il nuovo cartellone sulla porta di vetro in ingresso che recita a lettere cubitali ai passanti:

«Seguimi su Twitter @Panettieredietrolangolo che ti racconto in tempo reale quello che sforno»

Non provereste? Non vi iscrivereste per vedere se veramente potrete portarvi in tavola la baguette ancora fumante dal panettiere che sta all’angolo? Non sarebbe un ottimo incentivo per mandare vostro figlio dal panettiere all’angolo a prendere due brioche che sono appena sfornate e così si stacca finalmente da quel computer che è da tre ore che cazzeggia quando fuori c’è un tempo meraviglioso e già che c’è porta fuori la spazzatura? Non dopo, adesso, che sono ancora calde! Chi andrebbe più al supermercato a prendere il pane precotto che diventa duro la sera del giorno stesso?

L’elettricista:
E l’elettricista non potrebbe dire ai suoi clienti: «Signora, mi segua su Foursquare – guardi, le mostro come può farsi un account gratuito in 10 secondi, lasci fare – così se ha bisogno che faccia un salto da lei a casa le basta vedere dove sono che se mi vede in zona mi fa uno squillo che sono da lei in 5 minuti!»?

L’albergatore:
O un albergo che la sera prima mette online sulla sua pagina Facebook un sondaggio per il menù del giorno dopo: “come piatto del giorno chi preferisce la ribollita e chi il fritto misto?” O, ancora meglio nel B&B la signora che lo gestisce che fa scegliere la torta per la colazione del giorno dopo ai suoi ospiti (mica può fare tre torte al giorno in miniporzioni, ma una torta che stia bene alla maggior parte, quello sì!): “metta un like chi vuole la crostata di mele domani”. Chi non consiglierebbe quel posto con le torte su Facebook agli amici per l’estate prossima?

La chiave di un utilizzo che trattiene i vostri clienti (come ci insegna a fare Drucker), che li fa comprare e consumare di più, che vi fa parlare con loro come se fossero con voi lì al bancone del bar, che vi permette di conoscerli e di farvi conoscere da un punto di vista umano e quotidiano e che alla fine, si spera, li spinge a passare parole e a invitare gli amici a venire da voi, tutto questo sta nella creazione di una piccola ma solida community**.

Piccolo consiglio: una cosa che eviterei e alla quale va prestata attenzione è ricordarsi il perché i tuoi clienti hanno iniziato a seguire il tuo profilo, qualsiasi social medium sia. Ti segue perché sei il suo panettiere, il suo elettricista, perché sta al tuo albergo. Non inquinarlo con informazioni che non gli servono: non inoltrare la campagna di adozione di cuccioli di cane che ti ha intenerito. Neanche le campagne di solidarietà per le vittime delle catastrofi, anche se sono senz’altro meritevoli. Online ci sono già questi canali e se proprio vuoi parlare di altro, fallo con un profilo personale: separa la vita privata da quella sociale e non spammare!

Ci sono poi mille altri trucchi e trucchetti su come ottimizzare, ma penso che sia inutile entrare nei dettagli dei singoli casi. I vostri clienti, voi piccoli imprenditori, già li conoscete. Sono le stesse persone con cui avete a che fare quotidianamente. Voi li conoscete al meglio e solo voi potete adattare il servizio ai loro bisogni comunicativi.

Riassumendo e concludendo in un due consigli:

1) Siate online quello che siete offline e buona parte del lavoro è fatta.

2) Separate la vita privata da quella professionale e non spammate.


* Btw, in Francia un panettiere l’ha fatto davvero. C’era un bel video online che mostrava che aveva costruito una macchinetta con una manopola e un bottone: quando era pronto qualcosa settava la manopola sul prodotto appena sfornato e poi pigiando il bottone partiva un tweet in automatico già preparato che comunicava cosa era pronto. Se trovo il video lo linko.

** Community significa un insieme di persone riunite dall’interesse in un’idea comune, come la gente attorno al fuoco: quello sta al centro e attorno a quello ci si riunisce. L’idea può essere un prodotto, un luogo, un evento, un brand, una persona…

L’immagine l’ho presa da qui.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/kunAOfXC590/social-media-per-pmi-e-partite-iva.html

Non c’è scusa che tenga

Formigoni dice «Se qualcuno dimostrasse che Daccò ha avuto un vantaggio dai rapporti con me mi assumerò le mie responsabilità e mi dimetterò». Ora, un politico al quarto mandato dovrebbe essere abbastanza sveglio da capire quando fa un fav…

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4 lezioni tratte da Vapiano

A stare all’estero ti chiedi come sia possibile che il sistema Italia sbanfi così tanto per rimanere al livello delle altre economie mondiali, quando fuori dagli italici confini è sufficiente sbattere una bandiera italiana su un prodotto perché la…

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