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Autore: Daniel_Colm
Resoconto Commissione giovani 7 settembre
1) passaggio adolescenti-giovani
2) contatti con la Diocesi
3) proposte interessanti in zona
1) Don Daniele insieme ad un’animatrice che è stata al campo scuola degli adolescenti con lui (non so se gradisce che io pubblichi il suo nome, quindi faccio a meno) guiderà il gruppo di adolescenti più grandi di 17 anni in parallelo a quello degli adolescenti più giovani nello stesso giorno e orario, che si uniranno ai loro compagni nei momenti più conviviali. In questa maniera sarà possibile affrontare con loro temi diversi o in maniera diversa.
A fine mese si terrà anche la Festa del passaggio per questi.
2) Ci vorrebbe uno o più ragazzi che si incarichino due volte l’anno di passare in Diocesi a raccogliere il materiale per la pastorale giovanile. Se ci fosse qualche volontario (mi vengono in mente i nomi di quelli che studiano a Verona, anche se però non so quanto sia comoda da raggiungere la Curia per loro).
3) a) Dalla Diocesi viene proposta una forma comunitaria o comunque di aggregazione nell’adorazione. La cosa verrà spiegata in maniera articolata in occasione delle Quarant’ore e si svilupperà nel periodo natalizio (prima o dopo le vacanze) in una specie di maratona collettiva di adorazione e preghiera, da quello che ho capito. Non so ancora bene come la cosa verrà organizzata ma sono sicuro che verrà spiegata nel dettaglio più avanti. Questa forma di preghiera parrebbe portare risultati concreti nella vita parrocchiale laddove si è fatto questo genere di esperienza, motivo per cui ora viene proposta per Desenzano. L’adorazione prolungata si terrà in Duomo.
b) Ricominceranno alcune esperienze come “Una luce nella notte” in ottobre e “La Dieci”. Inoltre don Andrea Brugnoli [che finalmente, dopo averne tanto sentito parlare, ho conosciuto di persona] ha ricevuto come spazio utilizzabile per le attività dei giovani la chiesa del s. Crocifisso. Ci sono già dei progetti in cantiere, ma preferisco aspettare che siano ufficiali ed avviati per pubblicarli.
c) Si è parlato appena di Domenica Young per il fatto che dei presenti nessuno ne sapeva un gran che. Se comunque ci fosse l’intenzione di riprendere in mano questa idea per quest’anno bisognerà fare un po’ di pubblicità.
Per il resto si aspettano informazioni dal CPG (Centro per la Pastorale Giovanile) per quello che riguarda la pastorale diocesana. Se qualcuno avesse delle osservazioni da fare, lasci un commento che le farò presenti alla prossima riunione fissata per 9 di ottobre. Se ci fosse qualche rappresentante di realtà giovanili religiose sul territorio desenzanese e volesse entrare in commissione, si faccia vivo presso don Daniele.
I punti finora stabiliti come ordine del giorno per la prossima riunione saranno relativi agli animatori dei campiscuola (non so nel dettaglio) e il gruppo dei giovani universitari, che a quanto pare potrebbero confluire, almeno per certe attività, nel centro che don Andrea Brugnoli desidera istituire, come già scritto, nella chiesa del s. Crocifisso. Ogni proposta è benvenuta.
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Proposta per il gruppo giovani
Pubblico dunque la proposta che avanzerò stasera, così da ricevere magari un po’ di feedback dai diretti interessati e dagli esterni più propositivi. Mi rendo conto che pubblicarla adesso sia un po’ tardi, ma è pur sempre meglio di niente. Del resto ho maturato l’idea solo oggi pomeriggio.
Il gruppo giovani ha retto per un po’ per poi sfaldarsi silenziosamente. Qualcuno forse ancora ricorda l’interessante dibattito nato in risposta a questo post. La mia idea nasce un po’ da questo spunto. La tesi del post linkato, in parole povere, è che serve una preparazione volta ad un obiettivo determinato per motivare i giovani a partecipare e contribuire nel gruppo. La proposta più ovvia che mi viene in mente è una preparazione in vista dei campi estivi o per i catechisti, che non per forza deve essere una preparazione concentrata su un unico tema, dato che ogni catechista e ogni gruppo di animatori affronta temi diversi tra loro durante l’anno, ma un lavoro che lavori sulle basi della fede e sugli elementi comuni della religione. In questa maniera avremo giovani più preparati e dunque più motivati a prendere parte alla vita comunitaria in maniera più attiva. È indubbio il vantaggio di avere educatori giovani per i ragazzi che altrimenti si sentono troppo distanti e distaccati dall’insegnamento di educatori adulti per non dire anziani in molti casi. Ovviamente non critico il loro impegno in parrocchia, ma si sente decisamente la mancanza di giovani coinvolti nell’educazione in parrocchia.
Il gruppo di preparazione, approfondito e di qualità, resterà aperto anche a chi non necessariamente desidera fare l’animatore o il catechista, aprendosi così a quella fetta di adolescenti che non vanno ai propri incontri solo per giocare a biliardino e agli altri ragazzi che desiderano semplicemente approfondire materie di fede. Metti che poi a vedere quanti altri giovani si danno da fare non vogliano dare una mano pure loro! Il target group per me dovrebbe essere dai 16 ai 25 anni per gli incontri frontali. Se poi si decidesse di sfruttare anche la forma di discussione allora converrebbe forse formare gruppi in base all’età al momento.
Trovo che gli incontri non debbano essere per forza settimanali, anche se qualcuno lo richiede, ma necessitano indubbiamente di regolarità. In base al programma che si deciderà di affrontare si potrà pensare a incontri bisettimanali o mensili.
Stasera vedo cosa ne pensano gli altri, ma intanto aspetto i vostri commenti.
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Taizé, la Woodstock dei giovani
“… L’anno dopo partecipò alle giornate di dialogo interconfessionale della comunità monastica fondata dal pastore calvinista frère Roger Schultz (ne fanno parte, dagli anni Quaranta, cristiani, protestanti, ortodossi) di Taizé, al centro della Francia, una Woodstock in miniatura per giovani cristiani. Tanto che un frate apostrofò così i ragazzi: “Qualcuno viene qui per farsi una spiritualità, qualcuno per farsi una donna, qualcuno per farsi e basta”. A Taizé si può ballare e bere sino alle due di notte, in un angolo di prato allestito con pub e discoteca. In quell’occasione la ragazza non è presente, ma la storia tra i due giovani prosegue senza intoppi…”
Proprio questa estate una ragazza di non ricordo più dove aveva proprio detto che Taizé sembra un po’ una Woodstock cristiana. La definizione fa però riferimento al fatto che un’alta percentuale dei ragazzi a Taizé sia costituita da “alternativi” con rasta e vestiti colorati e larghi, alcuni magari girano a piedi scalzi e la coda e pare abbiano un gusto nel vestirsi di un pavone daltonico.
Il farsi le ragazze: è pieno di gente giovane a Taizé. È inevitabile trovare una persona che attiri la tua attenzione. Si contempli però che il 95% dei ragazzi resta per una settimana e dunque non ci si conosce mai approfonditamente, che o si dorme in tenda in un minuscolo spazio vitale o in baracche spartane in 6 o 8 persone, che le ragazze carine in genere sono già accompagnate … beh, le occasioni di “farsi una ragazza”, come riporta l’autore, iniziano a ridursi decisamente. Un frate di Taizé tra l’altro non avrebbe mai usato questi termini. Ma forse tutto questo l’articolista non lo sapeva.
Passiamo alla droga: nella settimana in cui ci sono stato io quest’anno c’erano circa tremila giovani. Al terzo giorno uno o due ragazzi, che io sappia di Trento, sono stati rispediti a casa (non chiedetemi come) perché trovati a fumare Marijuana. Capite che non possono essere fatti controlli nelle valigie a tremila persone quando arrivano e che dunque, se qualcuno volesse, potrebbe portarsi quello che vuole, ma se qualcuno venisse beccato gli resterebbe appena il tempo di smontare la tenda e l’indomani è già sul treno. Ma forse tutto questo l’articolista non lo sapeva.
Sì, vendono della birra a Taizé in un baracchino aperto 4 ore al giorno, una delle quali la sera, in genere con una coda abbastanza dissuasiva. L’orario di apertura, se non ricordo male, va dalle 21.00 alle 22.00. La birra, unico alcolico venduto, fa abbastanza schifo ed è servita in bicchieri di plastica da 0,3 l. Io l’ho presa due volte in 5 anni che ci vado, tanto mi piace. E non ho mai visto ubriachi a Taizé. Ma forse tutto questo l’articolista non lo sapeva.
A proposito di pub (credo si rifesse allo sportello sopra descritto) e discoteca: Dopo la preghiera delle 20.30, l’unico posto in cui si può parlare è l’Oyak, due gazebo posti in mezzo ad uno spazio alle spalle del baracchino che vende tra le varie cose la birra sopra descritta. Fino alle 22 si trova appena gente che chiacchiera. Poi, quando chiude lo sportello di vendita e tutta la gente che era in coda si riversa sotto i gazebo, qualche spagnolo o italiano prende in mano la chitarra e parte con canzoni tipo la Macarena o si intonano bans che quando vengono proposti ai bambini delle medie, questi si vergognano a farli. In effetti, molto promiscuo è il trenino, dove ciauscuno tocca le spalle di chi gli sta in fronte. Non scherzo, a volte capita che un ragazzo metta le mani sulle spalle di una ragazza. Ma posso assicurare che la cosa, per quanto oscena, si ferma a questo. E comunque alle 23 vengono le guardie notturne a mandare tutti a letto, perché è vero che all’Oyak si possano fare bagordi la sera, ma non oltre le 11. Ma forse tutto questo l’articolista non lo sapeva.
Ora mi chiedo: se l’articolista non era al corrente di così tante cose, come si è permesso a parlare di Taizé in questi toni?
[Nell’immagine un tipico rave party all’Oyak]
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PerùnProfe
Insieme alla locandina di questa iniziativa allego il testo della mail che mi ha mandato Anna con la quale mi informava dell’evento a favore dell’Associazione Amici Casa della Gioventù in Perù che si terrà il 3 ottobre a Leno (BS) presso l’oratorio:
“Il sostegno di ognuno di noi sarà fondamentale, per permettere di pagare gli insegnanti della scuola di Victor Raul in Perù per un intero anno scolastico.
Venite e invitate quanta più gente conoscete. Io andrò, se volete informazioni, chiedete pure.
Vi consiglio di prenotare il menù degustazione latina (entro il 28 settembre).”
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Indovinello di fine estate
Due amici si incontrano per strada dopo tanto tempo e si intrattengono parlando degli anni trascorsi. Dopo aver saputo che durante questo periodo il primo si è sposato e ha avuto 3 figli, il secondo chiede quale sia l’età dei bambini.
L’amico risponde: il prodotto delle tre età è 36; la somma delle tre età è, guarda caso, proprio il numero civico che alle tue spalle. Il secondo amico [che a quato apre è un genio della matematica] dice: “Questo non mi basta: ho ancora un dubbio!” E il primo replica: “Hai ragione; il più grande ha gli occhi azzurri.”
Tutto qui.
Io avevo fatto supposizione poco matematiche, quindi in risposta a chi mi facesse la domanda che mi sono fatto io, chiarisco subito che sono tutti figli della stessa moglie. 🙂
Ulteriori consigli fra 24 ore su richiesta via commento o Friendfeed.
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Indovinello di fine estate
Due amici si incontrano per strada dopo tanto tempo e si intrattengono parlando degli anni trascorsi. Dopo aver saputo che durante questo periodo il primo si è sposato e ha avuto 3 figli, il secondo chiede quale sia l’età dei bambini.
L’amico risponde: il prodotto delle tre età è 36; la somma delle tre età è, guarda caso, proprio il numero civico che alle tue spalle. Il secondo amico [che a quato apre è un genio della matematica] dice: “Questo non mi basta: ho ancora un dubbio!” E il primo replica: “Hai ragione; il più grande ha gli occhi azzurri.”
Tutto qui.
Io avevo fatto supposizione poco matematiche, quindi in risposta a chi mi facesse la domanda che mi sono fatto io, chiarisco subito che sono tutti figli della stessa moglie. 🙂
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Perché abbandonare Internet Explorer 6
L’upgrade a Internet Explorer 8 comporterà la donazione di 8 pasti agli indigenti negli Stati Uniti d’America!
Per quanto l’atto di beneficienza in sé possa essere un buon motivo per alcuni per aggiornare il proprio browser, trovo che ci sia da fare un po’ di educazione civica internettiana. A meno che non sussistano seri motivi, l’utente medio dovrebbe aggiornare il prima possibile i suoi programmi non solo per migliorare la propria esperienza al computer, che sia online o meno, ma per migliorare quella di tutti gli altri navigatori.
Il fatto che ancora in così tanti viaggino con browser obsoleti, implica che i siti debbano essere compatibili anche con questi, costringendo chi lavora online a incrementare il proprio lavoro e con questo il peso delle pagine, rendendo più lenta la navigazione a tutti gli altri. IE6 deve morire per lo sviluppo del web.
Pensiamo alle automobili: se ciascuno avesse un’auto della larghezza che vuole servirebbero parcheggi di varie dimensioni, incasinando la programmazione dei parcheggi cittadini in maniera notevole. Ecco perché solo auto omologate possono circolare sulle strade pubbliche. Lo svantaggio di avere un’automobile troppo larga non è solo del conducente che non trova un parcheggio sufficientemente grande, ma di tutti gli altri, dato che intralcia il traffico e magari avremmo un sistema multicolore per delimitare i parcheggi lungo i margini delle strade che colpirebbe in primo luogo i poveri daltonoci come me.
In un ambito così permeato dallo scambio di informazioni come quello informatico (da qualche parte l’avrà pur preso il nome “informatico” per un motivo) è indispensabile trovare degli standard comuni ed è bene essere coscienti del fatto che questi standard cambiano col tempo, soprattutto in questo settore, dove lo sviluppo è velocissimo. Non dico che si debba passare necessariamente a Firefox (anche se lo consiglio, rispetto a Explorer), ma almeno aggiornate il vostro Explorer per il bene di tutti! Qui trovate 14 alternative a IE6 proposte da Mashable.
Per quanto riguarda l’upgrade a Microsoft Explorer 8 mi pare che non ci sia altro da aggiungere. Ora riflettendoci trovo interessante notare quante finestre si aprono parlando di omologazine e differenziazione in ambito tecnologico. Non tratterò questi aspetti in questo blog, o almeno non prossimamente, perché mi pare che si potrebbe incentrare un’intera tesi di laurea su questo.
Ah, dimenticavo: passare a IE8 è gratis e potrete travasare bona parte delle vostre impostazioni personalizzate senza problemi!
[L’immagine in cima me la sono arrubata da qui]
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Taizé 09
Come forse già sanno quelli che mi seguono su Twitter et similia, abbiamo viaggiato in treno fino a Torino dove poi ci siamo aggregati al gruppo della parrochia di Madonna di Pompei, viaggiando in un pullman di 30 posti. C’erano anche quattro milanesi e due baresi ad essersi infiltrati. Ringrazio il Signor Google di avermi fatto trovare questa opportunità di passaggio, che nonostante la notte tra sabato e domenica per terra nella parrocchia di Torino, è comunque più comodo che farsi 12 ore di treno saltando con le valigie al traino da un treno all’altro.
Dato che mia sorella era stata su la settimana precedente la mia, mi sono trovato la tenda già montata in loco e ho solo dovuto spostarla nella nuova zona adibita agli italiani.
Quest’anno nel mio turno di Desenzano eravamo solo in tre, ovvero il Francesco e l’Ale oltre al sottoscritto.
Di lavoro mi sono scelto l’animazione a Olinda. Olinda è il paesino che sta poco sopra Taizé dove risiedono le famiglie con i loro bambini e mi hanno assegnato i ragazzini dai 12 ai 14 anni che in molti casi avrebbero trascorso l’ultimo anno qui perché a partire dai 15 poi si sta a Taizé tra i giovani più grandi. Eravamo una quindicina di animatori per 40 ragazzi circa, dei quali non sono riuscito ovviamente a imparare tutti i nomi, soprattutto per quelli olandesi, polacchi e cechi che sono un po’ strani. A me hanno affibbiato in particolare due ragazzine italiane che necessitavano di traduzione. L’animazione consisteva in due ore al giorno di giochi, canti, riflessioni di gruppo e lavoretti. Questo per quanto concerne la mattinata.
Per la preghiera di mezzogiorno tornavo a Taizé (10 minuti a piedi) dove rimanevo per il resto della giornata. Poi c’erano le prove del coro che non potevo perdermi, visto che erano l’unica maniera di imparare la parte dei bassi senza il Cesare che mi illuminava nella mia ignoranza come negli anni scorsi. Dopo le prove facevo da traduttore all’introduzione biblica e devo dire che ogni ano mi viene meglio tanto che questa volta sentivo la necesità di cuffie e microfono per con coprire con la mia voce quella del frate (frere John). L’argomento quest’anno era sul Sermone della Montagna. [Pensavo di dedicare un post alle cose più interessanti che ho imparato, ma si vedrà, non prometto nulla.]
Dopo l’introduzione ci si separava in gruppetti di dieci persone l’uno. Ho fatto da contact person anche quest’anno, il che significa guidare la discussione sul tema del giorno con una traccia che ci venia consegnata di giorno in giorno con qualche domanda. Il mio gruppo conteva solo italiane e polacche. Uso il femminile perché eravamo tre ragazzi contro sette ragazze. Francesco stava in gruppo con me.
Fuori dagli ambiti dove ero forzatamente in compagnia di stranieri, ho socializzato prevalentemente con italiani di Milano, Torino e Trento. Non per scelta, ma semplicemente perché mancava l’Anna C. che coinvolgeva nelle chiacchiere da pranzo anche gli sconosciuti che poi per forza di cose si imparavano a conoscere. Ho anche ritrovato un po’ di vecchie conoscenze degli anni scorsi, metà delle quali dimenticando il nome. Sono cose che capitano se vai su sempre nell’ultima settimana di agosto. A quanto pare anche gli altri sono abitudinari.
La tenda si è dimostrata abbastanza comoda (per quanto lo possa essere una tenda) anche stavolta, nonostante la pioggia che ci ha colpiti per qualche giorno a metà settimana. Il vero problema è stato il freddo la prima e l’ultima notte, ma come saggiamente dice Conan il Barbaro, ciò che non ci uccide ci rende più forti. Il vero problema della tenda è che ora mi tocca pulirla e non è che ne abbia tanta voglia.
Per le foto mi tocca aspettare di trovare su FB qualcuna delle persone che ho conosciuto là o che Ale mi porti il cd.
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Mercatino dei libri usati a Desenzano
Orari estivi museo Rambotti
Lunedì chiuso
Da martedì a giovedì dalle 16 alle 20.30
Venerdì dalle 17.30 alle 21.30
Sabato e domenica dalle 17 alle 20.30
Se proprio volete, il mercoledì mattina dalle 11 alle 12 potete intrufolarvi con il gruppo guidato, tanto le porte sono aperte.
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Cosa piantare in Farmville?
Nella tabella non trovate tutti i prodotti, ma solo quelli che ho sbloccato finora. Animali e alberi devo ancora capire come funzionano, anche se qui ci sono un po’ di dritte (gli alberi danno una rendita fissa).
Nella prima colonna il nome del prodotto, poi vengono i costi: quello fisso dell’aratura e quello relativo ai semi, nella quarta colonna il guadagno e poi il profitto (guadagno – costi). Il ROI è il Return On Investment, ovvero la produttività di un’unità di denaro investito. Siccome è anche importante il tempo in cui il capitale investito si smobilita per poter essere reinvestito. Nella penultima colonna trovate il tempo di maturazione delle verdure in ore e in fondo la redditività per ora di ogni tipologia di prodotto: più è alta, meglio è.
Come interpretare la tabella? Ci sono due conclusioni che possono interessare il giocatore accanito di Farmville, in particolare in questo periodo di vacanze e assenze dal gioco:
- Se non si hanno problemi di tempo conviene investire in zucche (pumpkins) o in fragole (strawberries), perché hanno la più alta produttività in rapporto al tempo. Non fatelo però se sarete assenti per parecchio tempo. Dopo 4 ore dalla maturazione le fragole saranno da buttare e non ci guadagnerete nulla (anzi, perderete quanto speso per l’aratura e le sementi, per non parlare del costo opportunità).
- Se sarete assenti per parecchio tempo conviene piantare carciofi (artichokes) (assenza dai 4 agli 8 giorni), grano (wheat) (assenza dai 3 ai 6 giorni), altrimenti melanzane (eggplant) (da 2 a 4 giorni) o la zuzza oblunga (squash) (sempre da 2 a 4 giorni).
Potrò fornire ulteriori elementi nonappena avrò sbloccato altri frutti.
Un consiglio che mi ha dato Andrea per guadagnare soldi e punti esperienza è aiutare gli amici (cosa scontata). Meno scontato è che per accellerare le richieste di aiuto potete andare sulla linguetta “My Neighbors” e in cima troverete sempre un amico da aiutare finché non li avrete esauriti. Ogni amico può essere aiutato solo una volta al giorno.
Qui un link con alcuni utili consigli e spiegazioni.
[I consigli dati nel post relativi ai prodotti da piantare possono non essere ottimali se riconsiderati ora che il numero di prodotti è aumentato per me. Lo screenshot Excel che vedete è stato aggiornato con le nuove possibilità che mi si sono sbloccate da quando ho steso questo post.]
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Caccia fotografica – photoshooting
Siccome però non sempre si ha la fortuna di avere mandrie di cammelli da sterminare, già qualche anno fa avevo pensato che si potessero incrociare birdwatching e caccia per dare alla gente la stessa adrenalina della caccia senza ammazzare gli animali. Su Friendfeed oggi hermansji pubblica questa immagine che vedete a lato e subito mi riaffiora l’idea di un fucile che spara fotografie.
Cercando un po’ su Google ho trovato anche questi esempi di “armi”:
Pensavo che un decente surrogato della caccia sarebbe girare con un fucile che scatta fotografie sovrapponendo un puntino rosso all’immagine, per indicare il punto in cui si avrebbe colpito l’obiettivo.
Qualcuno mi sa dire se oggetti del genere (pensati apposta in alta qualità, magari digitali) esistono e se qualcuno, in caso, pratica questo genere di attività?
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Taibeh
Il villaggio è uno dei pochi se non l’unico che si è mantenuto completamente cristiano in Palestina, tanto da definirsi l’ultima città discendente dall’epoca dei primi cristiani. A Taibeh, sul piano storico ci sono due cose che vale la pena visitare: le rovine di una vecchia chiesa (vedi immagine a lato) dove ancora oggi alcune minoranze cristiane praticano sacrifici animali (sulla soglia dell’ingresso c’era sangue vecchio di qualche giorno e fuori, dietro a quello che resta dell’abside, le interiora di una pecora) e la casa delle parabole.
La casa delle parabole è una casettina rimasta intatta come tante altre nel circondario costruita secondo i dettami di centinaia di anni fa. Grazie a questa casa, che si trova sul sagrato della chiesa, possiamo immaginarci in che condizioni vivevano le persone all’epoca di Cristo e nei secoli seguenti.
Si tratta di un ambiente diviso in quattro parti: un corridoio che collega la sala con l’ingresso e la stalla che sta appena più in basso rispetto alla sala e infine una camera in fondo dove stavano le donne quando c’erano ospiti e dove si teneva di tutto. Nel complesso la casupola sarà stata di 30-40 metri quadri.
Il nome Casa delle parabole le è stato assegnato perché all’interno contiene elementi comuni a quasi tutte e 38 le parabole narrate nei quattro vangeli: botte nuova e vecchia, vestito nuovo e vecchio con toppe, un aratro, una lampada ad olio e tanti altri.
La cosa che però ha colpito maggiormente l’intera compagnia è stata la parlantina del padre e il numero sconfinato di progetti avviati nella sua parrocchia, ma per capire la ragione dietro tanta iniziativa, è meglio fare un passo indietro.
Padre Raed ci ha raccontato di come il villaggio nel giro di trent’anni anni si sia spopolato drammaticamente: da 3400 abitanti ora ne restano 1500 e quando va nelle famiglie a parlare, magari dopo aver sentito che qualcuno aveva intenzione di emigrare, chiede perché non desiderano rimanere a Taibeh.
I problemi principali di Taibeh, come di altri villaggi palestinesi, sono la mancanza di lavoro e la guerra che limita enormemente gli spostamenti della gente, tanto che proprio qui a Taibeh c’è stato un anno in cui su 59 parti, 27 sono avvenuti ai posti di blocco, i checkpoint, che separavano le donne palestinesi dall’ospedale più vicino su territorio israeliano.
Nel giro di qualche anno a Taibeh è sorto dunque un ospedale su volontà del padre, poi la scuola parrocchiale privata, che ospita anche bambini musulmani dei vicini comuni.
Per venire incontro alla mancanza di lavoro per le famiglie del luogo, ha deciso di piantare a ulivi la zona circostante e di produrre olio. In realtà di olio già ce n’era in abbondanza, tanto che la gente pagava gli studi dei figli in barili d’olio. Quando però il magazzino parrocchiale si è riempito è diventato chiaro che così non si poteva continuare. Per poterlo commerciare anche in Europa ha dovuto comprare una macina con tutti i crismi a motore (quella precedente a quanto pare non era abbastanza igienica) e per incrementare la domanda di olio e il numero di posti di lavoro ora si producono anche lampade ad olio in ceramica.
A queste lampade a forma di colomba è legato un altro progetto. Riporto direttamente dalla brochure che le accompagna:
Nel conflitto che strazia la Terra Santa, israeliani e palestinesi hanno provato tutte
le forme di azione, violente e non-violente, per tentare di porvi fine. Tutti i tentativi sono stati vani e tutt’oggi la situazione sembra
senza uscita.
Come ultimo tentativo, indirizziamo dunque al Signore la nostra preghiera per la pace
in Terra Santa, intorno a un’idea semplice e simbolica :
La lampada, con l’olio e la luce, è un messaggio di pace da parte nostra ed è un
segno di solidarietà verso la Terra Santa da parte vostra.
L’obiettivo è di far giungere più di 100,000 «Lampade della Pace» nelle chiese di
ogni parte del mondo e di raccogliere così numerosi fedeli in una grande preghiera per
la pace.
«Con una tale preghiera in cui saranno uniti i cristiani del mondo intero, il Buon Dio
ascolterà il nostro appello poiché non avrà altra scelta!»
Come si capisce da queste parole, don Raed è una persona molto decisa, tanto che ha anche in programma di far restaure una trentina di casupole simili alla casa delle parabole con qualche comfort in più, per dare alloggio a turisti pellegrini.
Delle lampade ne abbiamo prese un po’, una per ciascuna parrocchia di Desenzano più qualche altra sparsa per i luoghi religiosi a noi cari della zona, come il Mericianum e l’abbazia di Maguzzano.
Se avete modo di capitare dalle parti di Taibeh, prendetevi un pomeriggio per visitare la cittadina: ne vale la pena!
Qui la pagina ufficiale in inglese della comunità cristiana di Taibeh.
Da qui invece potete scaricarvi il pdf che accompagna le colombe della pace che producono e che spiega in italiano molte cose di questo paesino.
[La foto dell’interno della casa delle parabole, la seconda, è di Paolo, che ringrazio]
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Fuochi di Rivoltella
Già che c’ero ho provato a usare il mio nuovo cellulare (lo so che la sto rimenando eccessivamente. (Temo per voi che sarà il tormentone dell’estate!)) e ho scattato un po’ di foto dei fuochi.
Faccio un piccolissimo resoconto per chi fosse intenzionato a comprarsi un cellulare e avesse preso in considerazione il Nokia 5000.
La qualità delle foto la potete vedere nelle immagini che ho pubblicato, senza ritocchi.
Il peso delle immagini è tra i 60 e i 112 KB in questo caso.
Lo scatto è leggermente ritardato dopo il click (un secondo circa, forse per le condizioni di luce che c’erano). Non ho esperienze di altri cellulari con fotocamera intagrata, quindi magari è la normalità, non saprei.
La macchina non ha il flash e le foto vengono leggermente mosse.
Non avendo mai avuto neanche esperienza diretta con il Bluetooth finora (se non con i cellulari di amici), devo dire che sono entusiasta della facilità del trasferimento dati tra il mio MacBook e il cellulare. In meno di dieci secondi le avevo trasferite tutte e tre.
Date le mie infime pretese fotografiche, posso dirmi soddisfatto ancora una volta dell’acquisto.
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