si è tenuta in università la presentazione dell’ultimo libro del prof. Sergio Ortino “
“. Mi aspettavo una cosa molto diversa partendo dal titolo dell’incontro a livello di contenuti, anche se non voglio entrare nel merito di questo in quanto non essendo documentato prima dell’incontro era ovvio che mi aspettavano sorprese. Si è rivelato nonostante ciò una presentazione ricca di spunti. In particolare mi vorrei allacciare al concetto di
che il prof. Ortino ha citato senza entrare nei dettagli, cosa che immagino faccia il suo libro.
Egli ha detto che l’uomo, l’ominide a voler essere precisi, ha scelto di abbandonare gli alberi. E nel tempo ha scelto più volte di cambiare paradigmi in concomitanza di crisi. Questo almeno quello che io ho colto nella mia ignoranza sull’argomento. A prescindere dal fatto che io abbia compreso bene o meno, mi viene da fare la seguente considerazione: l’uomo, in quanto specie umana, sceglie? Esistono scelte collettive? L’evoluzione si basa su scelte?
Pensiamo anche solo a queste due settimane, a fronte delle numerose crisi, finanziarie, ambientali e politiche che siano, possiamo dire che stiamo facendo delle scelte? Che la nostre classe politica stia facendo delle scelte?
Il mio parere è che non possiamo osservare delle vere e proprie scelte quando siamo ad un livello macroscopico. Anzi, non esistono scelte se non a livello personale.
Intendo dire che ogni volta che sono avvenuti grandi o piccoli adattamenti, riforme di qualsivoglia genere, rivoluzioni politiche e sociali, non parliamo di scelte collettive, quanto più di manovre di adattamento che una società mette in atto sotto la guida della sua classe dirigente e/o in base alle convinzioni più o meno condivise all’interno di questa società che si diffondono come una moda nelle teste dei suoi membri.
Quando ad esempio in questi giorni si dice che l’UE ha deciso di salvare la Grecia, non si intende che mezzo miliardo di persone in comune accordo ha scelto di aiutare un paese. Semplicemente il cancelliere tedesco e il presidente francese, valutando i fatti, hanno deciso che è la cosa più sensata agire in questa maniera.
Un altro caso, la BCE o la Federal Reserve a fronte della grande crisi finanziaria non hanno fatto delle scelte. Hanno applicato schemi di adattamento a un cambio di condizioni ambientali.
La gente non investe nel privato? Abbassiamo i tassi dei BOT.
L’atmosfera si scalda? Imponiamo leggi e educhiamo le nuove generazioni allo scopo di contrastare e prevenire futuri peggioramenti.
Le auto si schiantano in curva? Abbassiamo i limiti di velocità.
Non sono scelte. Sono adattamenti volti alla sopravvivenza. Sopravvivenza in termini assoluti di vita o di morte, o anche in termini relativi al mantenimento del potere e dell’ordine (politico, economico, sociale…).
L’uomo non ha mai compiuto scelte nella sua storia evolutiva. Ha effettuato adattamenti secondo necessità e istinto. E qui Darwin resta attuale. Smith pure.
Il Cogito ergo sum di Cartesio vale solo per l’individuo. Cartesio non ha detto “Cogitamus ergo sumus”. Il suo assioma vale solo riferito a sé. Tutto il resto, quello che riguarda la collettività, è un adeguamento più o meno guidato da raziocinio che qualunque macchina evoluta in grado di saper percepire e valutare l’ambiente sarebbe in grado di fare. Tanto che appunto è notizia recente quella della creazione di un computer intelligente. Una massa di persone, nelle dinamiche esterne si differenzia appena da un
Una pluralità di persone può condividere una scelta solo se si raggruppa in base a questa a posteriori, dopo che gli individui si sono comunicati le proprie posizioni (vedi partiti, comunità religiose…). Quando osserviamo grandi cambi di mentalità in un popolo nel corso del tempo, non è che un nonno ha fatto una scelta e di generazione in generazione questa si diffonde tra i suoi nipoti moltiplicandosi in un fenomeno di massa. (Se anche così fosse i discendenti non starebbero già più scegliendo, ma assorbendo idee altrui in maniera inconsapevole. E già non parliamo più di scelta.)
L’unica cosa che può mettere d’accordo un popolo intero, una tribù, un gruppo, sono stimoli esterni che impongono un adeguamento individuale omogeneo a quello altrui, che risulta in un cambio di rotta complessivo di massa.
Quando tra il VIII e il VII secolo a.C. i Greci hanno deciso di espandersi nel Mediterraneo, dando inizio alla formazione a quella che oggi definiamo Magna Grecia, non l’hanno fatto mica per scelta. Non è a qualche centinaio di marinai è venuto, sulla base di ponderazioni personali indipendenti le une dalle altre, il desiderio di colonizzare nuovi lidi così di punto in bianco. Alla base di questo fenomeno migratorio (come in ogni altro caso) vi erano contingenze esterne: scarsità di terra, cibo e di risorse in genere. Quello che accomunava tutti gli individui che vi hanno preso parte alla migrazione è stato il comune istinto naturale di allontanarsi da una situazione sgradevole. Nessuna scelta, ma una pura reazione omogenea quanto è omogenea l’umanità al suo interno.
Per concludere, dunque, la mai posizione è che non ha senso parlare di scelte evolutive, ma
o di scelte personali,
o di adattamenti evolutivi.