Autore: Carlo_Nicolini

Enigmi di proteine: FoldIt, un contributo alla scienza

FoldIt è un progetto nato per incanalare la potenza di migliaia di cervelli umani per una causa nobile: lo studio del folding delle proteine.

Il folding delle proteine, letteralmente, arrotolamento, è il processo per cui la sequenza primaria di aminoacidi, si organizza in date condizioni di temperatura, pH etc in una certa forma. Vale a dire: se le cose dentro il corpo umano funzionano correttamente le proteine si arrotolano nella maniera corretta, fornendo tutte le loro funzionalità, mentre se qualcosa non va, questo processo, il cui studio è molto complesso, va “a rotoli” e la funzionalità di una proteina, che ad esempio è coinvolta nel metabolismo, diviene nullo, creando gravi danni.

Questa è in (molto) riassunto la funzione di FoldIt: supplire alla carenza di potenza di calcolo necessaria a studiare l’arrotolamento di questi polipeptidi o proteine facendo svolgere i calcoli a migliaia di persone, facendole divertire fra l’altro. Dimostriamo una volta per tutte che il cervello umano è meglio di un dannato calcolatore!

Il gioco, i cui risultati saranno poi utili alla riceca di malattie come il morbo di Alzheimer, si presenta molto accattivante ed il gameplay è divertente.

Il gioco è disponibile per Linux (alcun problemi) Windows e Mac. La versione Windows è davvero fluida e i requisiti non sono proibitivi (gira su pentium4 tranquillamente).

Diventate ricercatori, contribuite allo sviluppo scientifico ed alla lotta contro le malattie degenerative ed in contemporanea divertitevi stimolando la vostra mente.

www.fold.it

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Fisica-e-scienze/News-e-curiosita/enigmi-di-proteine-foldit-un-contributo-alla-scienza.html

Tutte le password al sicuro con KeePassX

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Il progetto è semplice ma funzionale. Il programma altro non è che un database avanzato e criptato (importante) di password.

Possiamo inserire tutte le nostre username e password delle varie idendità e nasconderle con una master password che ci verrà chiesta all’apertura del programma.

 Il bello del programma è che ci permette di generare password con diversi livelli di sicurezza (fino a 200 bit, cioè inespugnabili) ma soprattutto, il programma è multipiattaforma ed open-source!

SCARICA KeePassX

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Informatica-e-Web/Varie/tutte-le-password-al-sicuro-con-keepassx.html

La pentola guardata non bolle mai

Per i precisi, “l’acqua contenuta in una pentola posta sul fuoco e troppo guardata non bolle mai”.

Penso poi che sia possibile applicare questa considerazione anche alla moka del caffè, per analogia di fisica coinvolta 🙂

L’avete capito bene, l’argomento di oggi è il paradosso di Zenone quantistico che in realtà è stato chiamato da qualche mattacchione 1 “paradosso della pentola troppo guardata”.

Ma torniamo alla fisica vera e alla meccanica quantistica. Questo effetto ci dimostra che, grazie a quello strano concetto che va sotto il nome di “collasso della funzione d’onda” un sistema quantistico la cui naturale evoluzione sarebbe una transizione da uno stato ad un altro, se posto con contitinuità ad un processo di misurazione, resta immutato.

Questo argomento può assomigliare al famoso paradosso della freccia di Zenone di Elea, il filosofo greco, che tentava di dimostrare come il movimento non possa in effetti esistere.

L’argomento di Zenone era quello della freccia, che scagliata dall’arciere verso un bersaglio doveva percorrere infiniti tratti sempre più brevi senza mai, di fatto, arrivare a destinazione: il moto è impossibile!

Ma analizziamo la questione quantistica:

Abbiamo un atomo in uno stato eccitato, instabile e lo sottoponiamo ad una serie di misurazioni ripetute nel tempo. Ogni osservazione causa il collasso della funzione d’onda, “azzerando il conto alla rovescia” e permettendo a quello stato di permanere indefinitamente.

Osservazione significa per il fisico, invio di fotoni, energia che permetta di conoscere una volta ritornata al mittente la situazione. Abbiamo a che fare quindi con un esempio di interazione radiazione materia. Si dimostra che la probabilità di transizione di un sistema illuminato da una radiazione incoerente dipende linearmente dal tempo per cui questa radiazione è “accesa”.

Dal momento che la velocità di transizione è 1/tau allora

P_2=\frac{t}{\tau}

se il sistema è a due livelli, la probabilità che il sistema sia ancora nello stato eccitato dopo un tempo t è

P_1=1-\frac{t}{\tau}

Se la misurazione ci informa ancora che il sistema è nello stato eccitato allora significa che la funzione d’onda è nuovamente collassata allo stato eccitato e quindi il processo ricomincia.

Misurando il sistema ad un tempo 2t la probabilità che sia nello stato eccitato sarà chiaramente:

P_2=\left(1-\frac{t}{\tau}\right)^2 \approx 1-2 \frac{t}{\tau}

sviluppato per t piccolo,cioè lo stesso andamento in termini di probabilità che avremmo se non avessimo fatto alcuna misura all’istante t.

Quando i tempi di osservazione si riducono molto rispetto al tempo di vita medio dello stato 2, si dimostra che la probabilità di transizione è proporzionale a t^2 anziché a t.

In questo caso allora lo sviluppo relativo all’osservazione all’istante 2t causerà una probabilità che il sistema si trovi ancora nello stato superiore proporzionale a 2t^2

P_2 \propto 1- 2t^2

 

mentre se non avessimo fatto alcuna misura sarebbe stata semplicemente

P_2 \propto 1- 4t^2

Estendendo il ragionamento a N osservazioni distanziate ad intervalli regolari T/N (dove T è il tempo totale di osservazione) abbiamo che nel limite di infinite osservazioni (leggi continuo) la probabilità di trovare il sistema nello stato eccitato è 1 ovvero l’evento certo!

Un sistema osservato continuamente non decade mai!

Come è possibile allora il tracciamento delle particelle nelle camere a bolle?

Il processo di misurazione è davvero così invasivo? Il collasso della funzione d’onda è una bufala messa in piedi per fare tornare i conti e tutto che quello che mi hai detto finora son fregnacce?

Non penso. Il concetto di collasso della funzione d’onda, sebbene sia così difficile da intuire riesce a chiarire diversi concetti. Ritengo che i sostenitori di interpretazioni della meccanica quantistica che supportano teorie in cui è necessario l’intervento dell’osservatore (umano) esterno oppure in cui è tirato in ballo il processo di coscienza (interpretazione a molte menti) stiano semplicemente cercando di portare a livello di intuizione qualcosa che di per sé non è nato per farsi comprendere in termini semplici.

Ricordiamoci che la natura e le sue leggi non sono state modellate in base a quell’equazione o a quell’altra e che quello che conosciamo fino ad ora è solo un modello che sarà necessariamente incompleto. I fenomeni naturali non hanno bisogno dell’osservazione dell’essere umano per manifestarsi. Per Wigner ad esempio la funzione d’onda collassa nel momento in cui l’informazione giunge al cervello dell’osservatore. Con che pretesa Wigner suppone che la mente umana, che altro non è composta che di materia ordinaria, si possa porre su un gradino superiore (ovviamente non dal punto di vista funzionale) ad un qualsiasi atomo dell’universo? Una buona teoria deve essere quanto più possibile oggettiva ma soprattutto un’interpretazione simile sposta il piano di analisi ad un livello in cui l’analisi non è possibile!

Il collasso della funzione d’onda è qualcosa di più sottile dunque di un semplice processo di presa di coscienza e da quanto si sa ora, il migliore approccio resta sempre quello della scuola di Copenhagen. Questo ovviamente non esclude nessuna possibile nuova teoria ma di sicuro se è stata l’interpretazione che ha portato la maggioranza dei risultati, è difficile che possa venire smontata da un giorno all’altro. Benvengano sempre le nuove idee, a patto che siano capaci di spiegare razionalmente qualcosa che alle idee precedenti sfuggiva

Questo non esclude che le domande sul collasso della funzione d’onda restino ancora aperte, ma fortunatamente certe interpretazioni che fanno riferimento a variabili nascoste siano state eliminate.

Torniamo all’effetto Zenone. Il mantenenimento della funzione d’onda collassata blocca l’evoluzione della stessa!

Potrete contraddirmi affermando che il tracciamento di una particella in un rivelatore, sia un processo di misura ripetuto in continuo e che quindi un pione, dotato di una certa vita media, se tracciato in una camera a bolle non debba mai decadere. Avete dunque intuito la natura del paradosso di Zenone quantistico.

Prima di tutto puntualizziamo che in un processo di interazione simile non è possibile non comprendere il sistema particella+rivelatore nella sua interezza. In secondo luogo, la particella interagisce solo “ad intermittenza” con le altre particella che costituiscono il rivelatore. Bisogna notare inoltre che per l’apparire del fenomeno il sistema deve essere tenuto osservato nel regime di dipendenza da t^2 e questo è possibile solo se le interazioni sono estremamente ravvicinate.

Dimostrare quindi l’effetto Zenone quantistico è di fatto impossibile per transizioni spontaneee come i decadimenti ma si è reso sperimentalmente fattibile per transizioni indotte (eccitazioni con laser di sistemi preparati in uno stato).

Referenze

Greiner, Quantum Mechanics, An introduction. Springer (2001)

Bell, Speakable and unspeakable in quantum mechanics.

J.Griffith – Introduzione alla meccanica quantistica.

Note:

1George Sudarshan and Baidyanaith Misra ,1977

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Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Fisica-e-scienze/Meccanica-quantistica/la-pentola-guardata-non-bolle-mai.html

La pentola guardata non bolle mai

Per i precisi, “l’acqua contenuta in una pentola posta sul fuoco e troppo guardata non bolle mai”.

Penso poi che sia possibile applicare questa considerazione anche alla moka del caffè, per analogia di fisica coinvolta 🙂

L’avete capito bene, l’argomento di oggi è il paradosso di Zenone quantistico che in realtà è stato chiamato da qualche mattacchione 1 “paradosso della pentola troppo guardata”.

Ma torniamo alla fisica vera e alla meccanica quantistica. Questo effetto ci dimostra che, grazie a quello strano concetto che va sotto il nome di “collasso della funzione d’onda” un sistema quantistico la cui naturale evoluzione sarebbe una transizione da uno stato ad un altro, se posto con contitinuità ad un processo di misurazione, resta immutato.

Questo argomento può assomigliare al famoso paradosso della freccia di Zenone di Elea, il filosofo greco, che tentava di dimostrare come il movimento non possa in effetti esistere.

L’argomento di Zenone era quello della freccia, che scagliata dall’arciere verso un bersaglio doveva percorrere infiniti tratti sempre più brevi senza mai, di fatto, arrivare a destinazione: il moto è impossibile!

Ma analizziamo la questione quantistica:

Abbiamo un atomo in uno stato eccitato, instabile e lo sottoponiamo ad una serie di misurazioni ripetute nel tempo. Ogni osservazione causa il collasso della funzione d’onda, “azzerando il conto alla rovescia” e permettendo a quello stato di permanere indefinitamente.

Osservazione significa per il fisico, invio di fotoni, energia che permetta di conoscere una volta ritornata al mittente la situazione. Abbiamo a che fare quindi con un esempio di interazione radiazione materia. Si dimostra che la probabilità di transizione di un sistema illuminato da una radiazione incoerente dipende linearmente dal tempo per cui questa radiazione è “accesa”.

Dal momento che la velocità di transizione è 1/tau allora

P_2=\frac{t}{\tau}

se il sistema è a due livelli, la probabilità che il sistema sia ancora nello stato eccitato dopo un tempo t è

P_1=1-\frac{t}{\tau}

Se la misurazione ci informa ancora che il sistema è nello stato eccitato allora significa che la funzione d’onda è nuovamente collassata allo stato eccitato e quindi il processo ricomincia.

Misurando il sistema ad un tempo 2t la probabilità che sia nello stato eccitato sarà chiaramente:

P_2=\left(1-\frac{t}{\tau}\right)^2 \approx 1-2 \frac{t}{\tau}

sviluppato per t piccolo,cioè lo stesso andamento in termini di probabilità che avremmo se non avessimo fatto alcuna misura all’istante t.

Quando i tempi di osservazione si riducono molto rispetto al tempo di vita medio dello stato 2, si dimostra che la probabilità di transizione è proporzionale a t^2 anziché a t.

In questo caso allora lo sviluppo relativo all’osservazione all’istante 2t causerà una probabilità che il sistema si trovi ancora nello stato superiore proporzionale a 2t^2

P_2 \propto 1- 2t^2

 

mentre se non avessimo fatto alcuna misura sarebbe stata semplicemente

P_2 \propto 1- 4t^2

Estendendo il ragionamento a N osservazioni distanziate ad intervalli regolari T/N (dove T è il tempo totale di osservazione) abbiamo che nel limite di infinite osservazioni (leggi continuo) la probabilità di trovare il sistema nello stato eccitato è 1 ovvero l’evento certo!

Un sistema osservato continuamente non decade mai!

Come è possibile allora il tracciamento delle particelle nelle camere a bolle?

Il processo di misurazione è davvero così invasivo? Il collasso della funzione d’onda è una bufala messa in piedi per fare tornare i conti e tutto che quello che mi hai detto finora son fregnacce?

Non penso. Il concetto di collasso della funzione d’onda, sebbene sia così difficile da intuire riesce a chiarire diversi concetti. Ritengo che i sostenitori di interpretazioni della meccanica quantistica che supportano teorie in cui è necessario l’intervento dell’osservatore (umano) esterno oppure in cui è tirato in ballo il processo di coscienza (interpretazione a molte menti) stiano semplicemente cercando di portare a livello di intuizione qualcosa che di per sé non è nato per farsi comprendere in termini semplici.

Ricordiamoci che la natura e le sue leggi non sono state modellate in base a quell’equazione o a quell’altra e che quello che conosciamo fino ad ora è solo un modello che sarà necessariamente incompleto. I fenomeni naturali non hanno bisogno dell’osservazione dell’essere umano per manifestarsi. Per Wigner ad esempio la funzione d’onda collassa nel momento in cui l’informazione giunge al cervello dell’osservatore. Con che pretesa Wigner suppone che la mente umana, che altro non è composta che di materia ordinaria, si possa porre su un gradino superiore (ovviamente non dal punto di vista funzionale) ad un qualsiasi atomo dell’universo? Una buona teoria deve essere quanto più possibile oggettiva ma soprattutto un’interpretazione simile sposta il piano di analisi ad un livello in cui l’analisi non è possibile!

Il collasso della funzione d’onda è qualcosa di più sottile dunque di un semplice processo di presa di coscienza e da quanto si sa ora, il migliore approccio resta sempre quello della scuola di Copenhagen. Questo ovviamente non esclude nessuna possibile nuova teoria ma di sicuro se è stata l’interpretazione che ha portato la maggioranza dei risultati, è difficile che possa venire smontata da un giorno all’altro. Benvengano sempre le nuove idee, a patto che siano capaci di spiegare razionalmente qualcosa che alle idee precedenti sfuggiva

Questo non esclude che le domande sul collasso della funzione d’onda restino ancora aperte, ma fortunatamente certe interpretazioni che fanno riferimento a variabili nascoste siano state eliminate.

Torniamo all’effetto Zenone. Il mantenenimento della funzione d’onda collassata blocca l’evoluzione della stessa!

Potrete contraddirmi affermando che il tracciamento di una particella in un rivelatore, sia un processo di misura ripetuto in continuo e che quindi un pione, dotato di una certa vita media, se tracciato in una camera a bolle non debba mai decadere. Avete dunque intuito la natura del paradosso di Zenone quantistico.

Prima di tutto puntualizziamo che in un processo di interazione simile non è possibile non comprendere il sistema particella+rivelatore nella sua interezza. In secondo luogo, la particella interagisce solo “ad intermittenza” con le altre particella che costituiscono il rivelatore. Bisogna notare inoltre che per l’apparire del fenomeno il sistema deve essere tenuto osservato nel regime di dipendenza da t^2 e questo è possibile solo se le interazioni sono estremamente ravvicinate.

Dimostrare quindi l’effetto Zenone quantistico è di fatto impossibile per transizioni spontaneee come i decadimenti ma si è reso sperimentalmente fattibile per transizioni indotte (eccitazioni con laser di sistemi preparati in uno stato).

Referenze

Greiner, Quantum Mechanics, An introduction. Springer (2001)

Bell, Speakable and unspeakable in quantum mechanics.

J.Griffith – Introduzione alla meccanica quantistica.

Note:

1George Sudarshan and Baidyanaith Misra ,1977

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www.gmail-backup.com, finalmente!

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A tutti quanti hanno necessità di essere sicuri salvando tutti i dati del proprio account gmail su HDD!

Il sito da cui scaricare il programma è GmailBackup

http://www.gmail-backup.com/

anche in italiano e per utenti Linux!

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Informatica-e-Web/Varie/wwwgmail-backupcom-finalmente.html

Google Analytics e Joomla

 

 

A tutti coloro che non sanno dove inserire il codice JavaScript che viene fornito da Google Analytics, all’interno del loro sito realizzato in Joomla, consiglio l’installazione del comodo modulo

mod_analytics.2.1.3

Una volta installato, alla solita maniera, è necessario indicare il proprio User ID (per chi non lo sapesse è possibile leggerlo all’interno dello script:

<script type=”text/javascript”>
var gaJsHost = ((“https:” == document.location.protocol) ? “https://ssl.” : “http://www.”);
document.write(unescape(“%3Cscript src='” + gaJsHost + “google-analytics.com/ga.js’ type=’text/javascript’%3E%3C/script%3E”));
</script>
<script type=”text/javascript”>
var pageTracker = _gat._getTracker(“UA-0000000-0“);
pageTracker._trackPageview();
</script>

 E’ indicato in grassetto…

Si inserisce il modulo da Strumenti->Gestione moduli e lo si mette nel footer. Successivamente si copia il proprio USER ID nella apposita finestra ed il gioco è fatto!

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Sostituire una stringa in un file di testo con Linux

Abbiamo una miriade di files, ad esempio HTML che contengono centinaia e centinaia di hyperlink che vogliamo tutti spostare, magari a causa della migrazione del nostro sito.

 

Perchè perdere ore utilizzando la funzione sostituisci di un editor di testo, come gedit, ad esempio?

Il comando che si può utilizzare da console è comodo, si chiama sed:

Apriamo il terminale e una volta entrati nella cartella contenente i files di nostro interesse digitiamo, ad esempio per sostituire l’occorrenza di

/home/carlo

con la stringa

http://www.cicciopasticcio.it

sed -i ‘s:/home/carlo/:http\:\/\/www\.cicciopasticcio\.it/:g’ *.html

P.S

Se vogliamo sostituire una stringa contenenete caratteri come backslash, slash, punti, due punti o punto e virgola, ricordiamoci di anticiparli sempre con un backslash!

Questo consiglio vi può far guadagnare delle ore!

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Guardare i video e i film su PSP

E’ semplicissimo, il programma che consiglio vivamente permette di selezionare un video, convertirlo in formato MP4 selezionando la dimensione finale, a seconda dello spazio libero sulla PSP ed infine trasferirlo.

Si possono anche mettere filmati DVD interamente in un file da 256 Mb ideale per i problemi di spazio su UMD!

Liberati dei film UMD!

Scarica PSP VIDEO EXPRESS direttamente ed installalo sul tuo computer (Win98/2000/XP/Vista)

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Parliamo dell’effetto Ahranov-Bohm

Come no, tutti lo conoscono!

L’effetto Ahranov-Bohm, eponimo dei suoi scopritori, è un effetto quantistico che si manifesta come un “azione” dei potenziali sulle particelle cariche anche dove i campi sono nulli.

L’esperimento che mostra questo effetto è il seguente:

Consideriamo un pennello di elettroni che sia separato in due fasci divisi. I due fasci elettronici in assenza di elementi posti dietro alle fenditure creeranno delle figure di interferenza (diffrazione di elettroni) mostrando dei picchi.

Se ora poniamo dietro le aperture un solenoide in cui sia fatta fluire corrente distante dai percorsi dei due fasci, nonostante gli elettroni non attraversino le linee di campo magnetico che risultano confinate solamente all’interno del solenoide, la figura di interferenza subirà un cambiamento.

 

 

Setup sperimentale. La zona B è la zona in cui è presente il campo magnetico (un solenoide).
 
Com’è possibile ciò? Gli elettroni, in quanto particelle cariche, non risentono della forza di Lorentz? Se B=0 allora anche la forza di Lorentz sarà nulla!
 
In realtà le particelle quantistiche non interagiscono con il campo magnetico ma con il potenziale vettore di questo campo, A, \mathbf{B}=\nabla \times \mathbf{A}, quindi in qualche modo lo “sfuggente” potenziale vettore influenza la fase dell’elettrone.
 
Si dimostra, partendo dalla sostituzione minimale nell’equazione di Schroedinger, che la fase accumulata nel percorso dell’elettrone è fornita da
 
 
creando una differenza di fase fra due percorsi data dall’interessante formula
 
 
Quest’ultima equazione coinvolge il flusso del campo magnetico (calcolato con il teorema di Stokes) attraverso l’area compresa fra i due percorsi.
 
Ma ora viene da chiedersi come sia possibile l’interazione fra particella e potenziale vettore A.
 
La trattazione rigorosa prevede lo studio dell’equazione di Schroedinger in presenza di campo elettromagnetico e lo studio della sua invarianza di gauge, tuttavia qualcosa sfugge ancora alla piena comprensione del fenomeno.
 
Questi studi hanno portato Bohm a formulare un’interpretazione ontologica della meccanica quantistica.
 
Molto brevemente, i punti principali di questa interpretazione possono essere riassunti a partire da alcune considerazione sull’equazione di Schrodinger. Riscrivendo la funzione d’onda in forma polare

\psi = R \exp{(iS/h)}

l’equazione di Schrodinger in presenza di un potenziale V assume la forma di due equazioni per il modulo R e la fase S/h della funzione d’onda:

\[ \begin{array}{l} \frac{{\partial S}}{{\partial t}} + \frac{{\left( {\nabla S} \right)^2 }}{{2m}} + V - \frac{{\hbar ^2 }}{{2m}}\frac{{\nabla ^2 R}}{R} = 0 \\ \frac{{\partial R^2 }}{{\partial t}} + \nabla \cdot \left( {R^2 \frac{{\nabla S}}{m}} \right) = 0 \\ \end{array} \]

La prima equazione nel limite h->0 (limite classico) restituisce le equazioni di Hamilton Jacobi (qundi il moto classico-deterministico) mentre la seconda, più interessante si può leggere come una conservazione della probabilità in un “ensemble” di particelle, aventi un movimento normale allo stesso fronte d’onda con una densità di probabilità P=R^2 dove R è l’ampiezza della funzione d’onda (modulo).

Qui sembra emergere la descrizione di particella che conosciamo nella vita di tutti i giorni, senza tutte le ambiguità della meccanica quantistica, principi di indeterminazione, collasso della funzione d’onda etc.

Una particella alla quale `e stata attribuita una “realtà” oggettiva, cioè un corpo mareriale di una certa massa, carica e momento che descrive una traiettoria visualizzabile come una successione causale di punti nello spazio.

Che la visione classica ontologica non si possa estendere al dominio quantistico grazie a questa interpretazione? Ovvero, le equazioni di Hamilton Jacobi possono essere estese alla meccanica quantistica con l’aggiunta di un nuovo termine, detto potenziale quantistico?

Il potenziale quantistico si comporta da tramite per trasportare informazione, come una sorta di onda pilota? Attraverso questa nuova nozione, è possibile interpretare l’esperimento di interferenza dicendo che gli elettroni hanno l’abilità di compiere lavoro sotto l’influenza dell’informazione attiva descritta dal campo quantistico.

Il problema che noto io è che la teoria delle onde pilota si pone come una teoria a variabile nascosta (in questo caso il potenziale quantistico) e proprio Bell ha confermato grazie al suo teorema che le teoria a variabile nascosta sono incompatibili con le predizioni della meccanica quantistica.

http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Bell

 


Referenze:

J.Griffith – Introduzione alla meccanica quantistica.

Schiff – Quantum Mechanics

Cristiano Fidani – L’effetto Ahranov Bohm e il potenziale quantistico. http://ulisse.sissa.it/biblioteca/saggio/2007/Ubib070622s001

http://en.wikipedia.org/wiki/Aharonov-Bohm_effect

 
P.S.Un’implicazione è inoltre la quantizzazione del flusso di campo magnetico in multipli di \hbar /2e.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Fisica-e-scienze/Meccanica-quantistica/parliamo-delleffetto-ahranov-bohm.html

Parliamo dell’effetto Ahronov-Bohm

Come no, tutti lo conoscono!

L’effetto Ahronov-Bohm, eponimo dei suoi scopritori, è un effetto quantistico che si manifesta come un “azione” dei potenziali sulle particelle cariche anche dove i campi sono nulli.

L’esperimento che mostra questo effetto è il seguente:

Consideriamo un pennello di elettroni che sia separato in due fasci divisi. I due fasci elettronici in assenza di elementi posti dietro alle fenditure creeranno delle figure di interferenza (diffrazione di elettroni) mostrando dei picchi.

Se ora poniamo dietro le aperture un solenoide in cui sia fatta fluire corrente distante dai percorsi dei due fasci, nonostante gli elettroni non attraversino le linee di campo magnetico che risultano confinate solamente all’interno del solenoide, la figura di interferenza subirà un cambiamento.

 

 

Setup sperimentale. La zona B è la zona in cui è presente il campo magnetico (un solenoide).
 
Com’è possibile ciò? Gli elettroni, in quanto particelle cariche, non risentono della forza di Lorentz? Se B=0 allora anche la forza di Lorentz sarà nulla!
 
In realtà le particelle quantistiche non interagiscono con il campo magnetico ma con il potenziale vettore di questo campo, A, \mathbf{B}=\nabla \times \mathbf{A}, quindi in qualche modo lo “sfuggente” potenziale vettore influenza la fase dell’elettrone.
 
Si dimostra, partendo dalla sostituzione minimale nell’equazione di Schroedinger, che la fase accumulata nel percorso dell’elettrone è fornita da
 
 
creando una differenza di fase fra due percorsi data dall’interessante formula
 
 
Quest’ultima equazione coinvolge il flusso del campo magnetico (calcolato con il teorema di Stokes) attraverso l’area compresa fra i due percorsi.
 
Ma ora viene da chiedersi come sia possibile l’interazione fra particella e potenziale vettore A.
 
La trattazione rigorosa prevede lo studio dell’equazione di Schroedinger in presenza di campo elettromagnetico e lo studio della sua invarianza di gauge, tuttavia qualcosa sfugge ancora alla piena comprensione del fenomeno.
 
Questi studi hanno portato Bohm a formulare un’interpretazione ontologica della meccanica quantistica.
 
Molto brevemente, i punti principali di questa interpretazione possono essere riassunti a partire da alcune considerazione sull’equazione di Schrodinger. Riscrivendo la funzione d’onda in forma polare

\psi = R \exp{(iS/h)}

l’equazione di Schrodinger in presenza di un potenziale V assume la forma di due equazioni per il modulo R e la fase S/h della funzione d’onda:

\[ \begin{array}{l} \frac{{\partial S}}{{\partial t}} + \frac{{\left( {\nabla S} \right)^2 }}{{2m}} + V - \frac{{\hbar ^2 }}{{2m}}\frac{{\nabla ^2 R}}{R} = 0 \\ \frac{{\partial R^2 }}{{\partial t}} + \nabla \cdot \left( {R^2 \frac{{\nabla S}}{m}} \right) = 0 \\ \end{array} \]

La prima equazione nel limite h->0 (limite classico) restituisce le equazioni di Hamilton Jacobi (qundi il moto classico-deterministico) mentre la seconda, più interessante si può leggere come una conservazione della probabilità in un “ensemble” di particelle, aventi un movimento normale allo stesso fronte d’onda con una densità di probabilità P=R^2 dove R è l’ampiezza della funzione d’onda (modulo).

Qui sembra emergere la descrizione di particella che conosciamo nella vita di tutti i giorni, senza tutte le ambiguità della meccanica quantistica, principi di indeterminazione, collasso della funzione d’onda etc.

Una particella alla quale `e stata attribuita una “realtà” oggettiva, cioè un corpo mareriale di una certa massa, carica e momento che descrive una traiettoria visualizzabile come una successione causale di punti nello spazio.

Che la visione classica ontologica non si possa estendere al dominio quantistico grazie a questa interpretazione? Ovvero, le equazioni di Hamilton Jacobi possono essere estese alla meccanica quantistica con l’aggiunta di un nuovo termine, detto potenziale quantistico?

Il potenziale quantistico si comporta da tramite per trasportare informazione, come una sorta di onda pilota? Attraverso questa nuova nozione, è possibile interpretare l’esperimento di interferenza dicendo che gli elettroni hanno l’abilità di compiere lavoro sotto l’influenza dell’informazione attiva descritta dal campo quantistico.

Il problema che noto io è che la teoria delle onde pilota si pone come una teoria a variabile nascosta (in questo caso il potenziale quantistico) e proprio Bell ha confermato grazie al suo teorema che le teoria a variabile nascosta sono incompatibili con le predizioni della meccanica quantistica.

http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Bell

 


Referenze:

J.Griffith – Introduzione alla meccanica quantistica.

Schiff – Quantum Mechanics

Cristiano Fidani – L’effetto ahronov Bohm e il potenziale quantistico. http://ulisse.sissa.it/biblioteca/saggio/2007/Ubib070622s001

http://en.wikipedia.org/wiki/Aharonov-Bohm_effect

 
P.S.Un’implicazione è inoltre la quantizzazione del flusso di campo magnetico in multipli di \hbar /2e.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Fisica-e-scienze/Meccanica-quantistica/parliamo-delleffetto-ahranov-bohm.html

Parliamo dell’effetto Ahronov-Bohm

Come no, tutti lo conoscono!

L’effetto Ahronov-Bohm, eponimo dei suoi scopritori, è un effetto quantistico che si manifesta come un “azione” dei potenziali sulle particelle cariche anche dove i campi sono nulli.

L’esperimento che mostra questo effetto è il seguente:

Consideriamo un pennello di elettroni che sia separato in due fasci divisi. I due fasci elettronici in assenza di elementi posti dietro alle fenditure creeranno delle figure di interferenza (diffrazione di elettroni) mostrando dei picchi.

Se ora poniamo dietro le aperture un solenoide in cui sia fatta fluire corrente distante dai percorsi dei due fasci, nonostante gli elettroni non attraversino le linee di campo magnetico che risultano confinate solamente all’interno del solenoide, la figura di interferenza subirà un cambiamento.

 

 

Setup sperimentale. La zona B è la zona in cui è presente il campo magnetico (un solenoide).
 
Com’è possibile ciò? Gli elettroni, in quanto particelle cariche, non risentono della forza di Lorentz? Se B=0 allora anche la forza di Lorentz sarà nulla!
 
In realtà le particelle quantistiche non interagiscono con il campo magnetico ma con il potenziale vettore di questo campo, A, \mathbf{B}=\nabla \times \mathbf{A}, quindi in qualche modo lo “sfuggente” potenziale vettore influenza la fase dell’elettrone.
 
Si dimostra, partendo dalla sostituzione minimale nell’equazione di Schroedinger, che la fase accumulata nel percorso dell’elettrone è fornita da
 
 
creando una differenza di fase fra due percorsi data dall’interessante formula
 
 
Quest’ultima equazione coinvolge il flusso del campo magnetico (calcolato con il teorema di Stokes) attraverso l’area compresa fra i due percorsi.
 
Ma ora viene da chiedersi come sia possibile l’interazione fra particella e potenziale vettore A.
 
La trattazione rigorosa prevede lo studio dell’equazione di Schroedinger in presenza di campo elettromagnetico e lo studio della sua invarianza di gauge, tuttavia qualcosa sfugge ancora alla piena comprensione del fenomeno.
 
Questi studi hanno portato Bohm a formulare un’interpretazione ontologica della meccanica quantistica.
 
Molto brevemente, i punti principali di questa interpretazione possono essere riassunti a partire da alcune considerazione sull’equazione di Schrodinger. Riscrivendo la funzione d’onda in forma polare

\psi = R \exp{(iS/h)}

l’equazione di Schrodinger in presenza di un potenziale V assume la forma di due equazioni per il modulo R e la fase S/h della funzione d’onda:

\[ \begin{array}{l} \frac{{\partial S}}{{\partial t}} + \frac{{\left( {\nabla S} \right)^2 }}{{2m}} + V - \frac{{\hbar ^2 }}{{2m}}\frac{{\nabla ^2 R}}{R} = 0 \\ \frac{{\partial R^2 }}{{\partial t}} + \nabla \cdot \left( {R^2 \frac{{\nabla S}}{m}} \right) = 0 \\ \end{array} \]

La prima equazione nel limite h->0 (limite classico) restituisce le equazioni di Hamilton Jacobi (qundi il moto classico-deterministico) mentre la seconda, più interessante si può leggere come una conservazione della probabilità in un “ensemble” di particelle, aventi un movimento normale allo stesso fronte d’onda con una densità di probabilità P=R^2 dove R è l’ampiezza della funzione d’onda (modulo).

Qui sembra emergere la descrizione di particella che conosciamo nella vita di tutti i giorni, senza tutte le ambiguità della meccanica quantistica, principi di indeterminazione, collasso della funzione d’onda etc.

Una particella alla quale `e stata attribuita una “realtà” oggettiva, cioè un corpo mareriale di una certa massa, carica e momento che descrive una traiettoria visualizzabile come una successione causale di punti nello spazio.

Che la visione classica ontologica non si possa estendere al dominio quantistico grazie a questa interpretazione? Ovvero, le equazioni di Hamilton Jacobi possono essere estese alla meccanica quantistica con l’aggiunta di un nuovo termine, detto potenziale quantistico?

Il potenziale quantistico si comporta da tramite per trasportare informazione, come una sorta di onda pilota? Attraverso questa nuova nozione, è possibile interpretare l’esperimento di interferenza dicendo che gli elettroni hanno l’abilità di compiere lavoro sotto l’influenza dell’informazione attiva descritta dal campo quantistico.

Il problema che noto io è che la teoria delle onde pilota si pone come una teoria a variabile nascosta (in questo caso il potenziale quantistico) e proprio Bell ha confermato grazie al suo teorema che le teoria a variabile nascosta sono incompatibili con le predizioni della meccanica quantistica.

http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Bell

 


Referenze:

J.Griffith – Introduzione alla meccanica quantistica.

Schiff – Quantum Mechanics

Cristiano Fidani – L’effetto ahronov Bohm e il potenziale quantistico. http://ulisse.sissa.it/biblioteca/saggio/2007/Ubib070622s001

http://en.wikipedia.org/wiki/Aharonov-Bohm_effect

 
P.S.Un’implicazione è inoltre la quantizzazione del flusso di campo magnetico in multipli di \hbar /2e.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Fisica-e-scienze/Meccanica-quantistica/Parliamo-dell-effetto-Ahronov-Bohm.html

Microonde + Uva

Tagliate un acino d’uva bianca lungo l’asse principale, lasciando attaccate le due metà che si sono create. Possibilmente l’uva deve essere fresca in modo da contenere molta acqua.

 

Mettete l’acino tagliato in mezzo al piatto rotante del microonde, accendete a 800 W e guardate le simpatiche scariche elettriche crearsi.

p.s.

spegnere il forno subito dopo le prime scariche per non danneggiarlo!

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http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Fisica-e-scienze/News-e-curiosita/microonde-uva.html

Burocratese

Vi è mai capitato di imbattervi in organizzazioni, siti, enti che pubblicizzano un qualcosa che non si riesce a concretizzare?
Lavori che non si riesce a descrivere? Termini come conseuling, rewarding, reclutation, business recruitation eccetera?
 
Parolone inglesi che si pensa non abbiano un equivalente italiano?
 
Ecco, tutte queste cose servono solo per mandare in confusione.
Capisco che il mercato del lavoro stia cambiando ma quando chiedi a qualcuno che mestiere fa vorresti sentirti dire:
“il medico, il panettiere, il fabbro, il professore”
e non:
“mi occupo di riconversione ed articolazione periferica dei servizi con criteri non dirigistici”
o anche schifezze del genere:
“Aiuto i miei clienti a realizzare l´innovazione supportandoli nella definizione delle strategie, affiancandoli nell´implementazione dei processi, disegnando soluzioni tecnologiche efficienti e gestendo in outsourcing sistemi e intere aree funzionali.”
 
 Che lavori sono? Probabilmente sono ancora uno vecchio stampo…

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http://carlonicolini.altervista.org/index.php/burocratese.html

SRI: Super Resolution Imaging

Le tecniche di fotografie a Super Risoluzione sono tecniche che aumentano la risoluzione di un sistema di imaging.

Esistono due approcci a queste tecniche: il superamento del limite di diffrazione ottica del sistema oppure il semplice aumento del rapporto segnale rumore del sensore digitale.

Un modo di ottenere fotografie a super-alta risoluzione è quello di fondere insieme più immagini catturate dalla stessa posizione in modo da diminuire visibilmente la quantità di rumore digitale introdotto dall’amplificazione.

Gli algoritmi utilizzati possono essere divisi in due campi: quelli operanti nel dominio della frequenza, grazie alla FT, e quelli operanti nel dominio spaziale, che sfruttano tecniche come la segmentazione o lo studio dello spazio delle features per eventuali allineamenti di immagini.

L’aumento della risoluzione è in genere effettuato creando una nuova immagine con un griglia più fine (lattice resolution) in cui andare a porre i pixel estratti dalle N immagini originali, mediati. I pixel dell’immagine HR mancanti vengono poi interpolati con le tecniche più svariate, dal semplice algoritmo di interpolazione lineare fino a tecniche facenti uso della retroproiezione filtrata.

Con le tecniche SRI si aumenta il potere risolvente del sistema e si diminuisce il fenomeno di aliasing delle immagini LR (Low Resolution).

Un’esempio spinto all’estremo di questa tecnica è il progetto Harlem 13 GigaPixels in cui sono state fuse insieme più di 2000 immagini scattate grazie ad un sistema controllato dal computer. Il processo di Stitching ossia di fusione delle fotografiein un unico panorama è stato effettuato con il potentissimo algortimo AutoStitch. Sono serviti diversi giorni di calcolo su una workstation moderna per elaborare l’immagine che pesava oltre 10 GB. E’ stata creata un’interfaccia apposita per la visualizzazione di tale immagine, sfruttando la tecnica del mappaggio satellitare.

 

E’ possibile introdursi nel mondo della fotografia ultrarisoluta con dei semplici programmi. Il primo (sviluppato al politecnico di Losanna), è n’implementazione in MatLab, relativamente complessa, in cui è possibile scegliere diverse formulazioni indicate dagli articoli di base.

Il secondo, certamente più semplice è PhotoAcute che permette la fusione di diverse immagini anche a piani focali diversi per ottenere il sorpasso del limite di diffrazione del sistema.

Alcuni esempi

 

 

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http://carlonicolini.altervista.org/index.php/Fotografia/Tutorial-Fotografici/sri-super-resolution-imaging.html

Problema conciso

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