Sussurrate, insinuate, bisbigliate, alla fine eccole qui. Nero su bianco arrivano le cifre spese dagli assessori della giunta-Paroli con le carte di credito istituzionali, coperte da soldi pubblici. Cioè di tutti.
A diffondere le cifre è il Pd, che ha voluto vederci chiaro dopo aver scoperto un richiamo formulato dai revisori dei conti. Ebbene, in diciotto mesi sindaco e assessori di centrodestra hanno speso in rappresentanza 49.452 euro (di essi, 37.764 se ne sono andati in ristoranti). I più spendaccioni? Il Pdl Giorgio Maione (8.793 euro) e l’Udc Nicola Orto (8.482). Esempio di parsimonia il leghista Massimo Bianchini: zero euro spesi.
Ma 50mila euro in un anno e mezzo, per la Loggia, sono tanti oppure pochi?
Il Pd guarda all’epoca-Corsini. La giunta del sindaco Pd in 42 mesi spese 7.200 euro (non uno al ristorante). Fanno 171 euro al mese contro i 2.744 euro spesi ogni mese dai membri della giunta-Paroli. D’incanto, insomma, le spese di rappresentanza in Loggia si sono moltiplicate quindici volte. Non male, in tempi di sacrifici e risparmi.
Ieri il gruppo consiliare del Pd (oltre al capogruppo Emilio Del Bono c’erano Federico Manzoni, Fabio Capra, Aldo Rebecchi, Alberto Martinuz, Luigi Gaffurini e il segretario cittadino Giorgio De Martin) ha presentato i risultati di un’attività certosina.
Tutto verte sulle spese di sindaco e assessori, che si dividono in due grandi famiglie: le spese di missione (che possono essere effettuate previa autorizzazione del sindaco) e quelle di rappresentanza (che vanno documentate e motivate a posteriori). Su questo secondo capitolo si è appuntata l’attenzione del Pd. «Le spese di rappresentanza – spiega Del Bono – sono regolamentate dal testo unico degli enti locali, disciplinate dalla Corte dei conti e regolamentate da alcune delibere di giunta».
LA REGOLA FONDAMENTALE è che tali spese devono avere «una utilità e un vantaggio» per l’ente, e proprio per questo richiedono una documentazione giustificativa. Spese al ristorante sì, dunque, purchè si precisi con chi, e per quali motivi istituzionali. Ed è lì che cadono le critiche più severe del Pd, che ha presentato due interrogazioni e effettuato un’indagine su scontrini e report delle carte di credito: l’inchiesta che ha travolto l’ex sindaco di Bologna Flavio Delbono, vale la pena ricordarlo, è nata proprio da una spesa «privata» di 400 euro con la carta di credito della Regione Emilia. «A Brescia – dice il suo quasi omonimo Emilio Del Bono – il nodo politico è lo stesso: abbiamo gli scontrini ma, salvo rarissimi casi, non c’è alcuna documentazione giustificativa». Per il Del Bono bresciano «ci sarebbe già materia per un esposto alla Corte dei conti» e «potrebbero emergere altri profili di responsabilità, che non tocca a noi indicare».
In effetti, qualche approfondimento effettuato dal Pd fa emergere dati singolari: in 14 circostanze le spese ai ristoranti di vari assessori (per un ammontare di 2.300 euro e 54 coperti, più un probabile aperitivo) sono coincisi con le pause dei lavori consiliari. «Ma non è spesa di rappresentanza andare a cena fra assessori durante le sedute: gli uffici l’hanno chiarito senza ombra di dubbio» osserva Fabio Capra. E poi ci sono le sette cene di rappresentanza dell’assessore Maione al sabato sera e una cena addirittura a Santo Stefano del 2008 (per un totale di 49 coperti) senza dimenticare quella dell’assessore Orto con 10 coperti un altro sabato sera.
«Certo, le cose vanno in modo diverso in Broletto, dove il presidente Molgora ha posto un tetto di mille euro all’anno per ciascun assessore», sottolinea Rebecchi. «Ed è curioso che in Loggia, dopo le nostre interpellanze, le spese di rappresentanza siano crollate in gennaio da 2.700 a 6-700 euro» aggiunge Capra. Infine Del Bono: «La nostra è un’opposizione rigorosa sull’uso dei soldi della collettività. Ora attendiamo risposte».
Massimo Tedeschi, fonte: bresciapoint.it
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