Il Mart di Rovereto presenta una mostra dal titolo “Arte e Fascismo”, che esplora l’influenza del regime fascista sull’arte italiana tra il 1922 e il 1943. Curata da Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, con un’idea originale di Vittorio Sgarbi, l’esposizione offre un’analisi approfondita attraverso circa 400 opere, tra cui pittura, scultura e documenti d’archivio.
La mostra mette in evidenza come il fascismo sia riuscito ad adottare e modellare le correnti artistiche senza imporre uno stile unico. In questo contesto, avanguardia e tradizione convivono, grazie al coinvolgimento degli artisti nelle biennali e quadriennali promosse dal regime. Questo sistema ha permesso ai vari linguaggi artistici di coesistere, influenzando significativamente la scena culturale del periodo.
La mostra attraversa diverse correnti artistiche, dal Futurismo al movimento del Novecento Italiano. Il Futurismo condivideva con il fascismo l’amore per il dinamismo e la modernità, mentre il movimento del Novecento Italiano era promosso da Margherita Sarfatti. Nonostante le dichiarazioni di Mussolini sul non voler incoraggiare un’arte di regime, questa sezione riflette sull’importanza del movimento nell’arte di stato.
Artisti come Mario Sironi e Carlo Carrà sono esempi del dialogo tra arte e ideologia fascista. Le loro opere spaziano dalle espressioni monumentali alla pittura murale, riflettendo gli ideali del regime. Allo stesso tempo, l’architettura diventa una componente chiave dell’espressione fascista, con progetti che spaziano dal classicismo al razionalismo, sottolineando il potere e la modernità del regime.
Questa mostra non solo celebra l’arte italiana di quel periodo, ma offre anche una riflessione critica su come il potere possa influenzare l’arte. Invita i visitatori a esplorare il complesso rapporto tra creatività e ideologia.
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