RIPORTIAMO ALCUNI ARTICOLI DI GIORNALI E DIVERTITEVI A LEGGERLI…POI VI DIREMO IL PERCHE’…CHE RIGUARDANO LA STORIA GIUDIZIARIA DI ANGELO CRESCO, AMICO INSEPARABILE DEL CONSIGLIERE REGIONALE DAVIDE BENDINELLI, A SUA VOLTA AMICO INSEPARABILE DI ALDO BRANCHER, DUE ONOREVOLI CON I FIOCCHI:
– DALL’ ARCHIVIO LA REPUBBLICA DAL 1984:
TRAFFICO DI ARMI: DE ROSE, LA STORIA DI UN RAS http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/11/08/de-rose-la-storia-di-un-ras.html
VERONA 8 NOVEMBRE 1987 Angelo Cresco ha un guizzo ironico negli occhi, si carezza la barba scura leggermente brizzolata, poi confessa: Sono io il responsabile dell’ incredibile ascesa al potere di Emilio De Rose. Cresco è un socialista raro, di questi tempi. Non sta con De Michelis, non sta con Craxi. Però risulta sempre eletto al Parlamento, dal ‘ 76 all’ 87 fanno quattro volte. Per qualche tempo ha tenuto in mano la Federazione veronese, lui e altri giovani sindacalisti della Cgil che sognavano l’ unità con il Pci. Oggi ha 46 anni, è sottosegretario ai Trasporti. E una grave colpa alle spalle: Sì, quella di aver indotto De Rose a lasciare il Psi e a trasferirsi armi e bagagli coi socialdemocratici. Allora noialtri eravamo un po’ intransigenti, specie con chi flirtava a destra. De Rose aveva formato a Verona un circolo culturale assieme a Livio Caputo, sulla linea di Montanelli. O tutti dentro, ma a sinistra, gli dicemmo, o tutti fuori. Lui se ne andò via. E adesso eccolo lì, a Roma, ministro di uno dei ministeri chiave del Paese. Roba da non crederci. Verona ha sempre snobbato non senza un pizzico di razzismo quel medico grassottello arrivato dal Sud, passando per Padova. E ancora adesso continua a snobbarlo. Il Potere locale non lesina i dispetti. L’ ultimo è di poche settimane fa. Si deve inaugurare l’ importante Fiera internazionale del marmo. Un grosso business per Verona….. Tempo un anno e la situazione, per De Rose, si ribalta: in Comune il futuro braccio destro di Nicolazzi fa e disfa le giunte, prima tripartite, poi quadripartite. Intanto, nel Psi, tramonta la stella di Cresco, che passa dal 75 per cento al 28 per cento nell’ 80. Il Psi cambia linea….Ma l’ ascesa di De Rose prosegue ineluttabile. Gli uomini che mette in consiglio comunale sono indegni? Lui li difende, li sostiene lo stesso. Le accuse di traffico d’ armi? Un giorno Franco Gentili, che è segretario provinciale del Psdi, mi raggiunge al consiglio provinciale. Mi racconta che è stato a cena con alcuni personaggi della Verona bene, quella che conta. E mi riferisce che tramite De Rose si possono avere armi a volontà. Io ero pubblico ufficiale in quella sede e quindi ho ritenuto doveroso rivolgermi alle autorità di polizia. L’ indiscrezione trapela sui giornali, che riesumano vecchie lettere anonime ed altre con firme illeggibili. Lo scandalo è gonfiato dalle dichiarazioni di padre Boscaini, direttore di Nigrizia, la rivista dei Comboniani.
– DALLA Pagina 15 (4 marzo 1993) – Corriere della Sera: AVVISO DI GARANZIA PER APPALTO PIASTRA ODONTOIATRICA
VERONA . Avviso di garanzia per l’ onorevole psi Angelo Cresco. Il provvedimento, emesso nell’ ambito dell’ inchiesta veronese sulle tangenti, e’ stato firmato dal pm Schinaia. Cresco e’ indagato per l’ appalto per la costruzione della piastra odontoiatrica dell’ ospedale di Borgo Roma, che martedi’ aveva portato all’ arresto di Vittorio Del Monte, direttore generale per l’ Italia della Cogefar Impresit, al quale ieri sono stati concessi gli arresti domiciliari. In merito al suo coinvolgimento nell’ inchiesta, il deputato ha reso noto di aver rassegnato le dimissioni "con effetto immediato" dalle cariche di segretario regionale e di membro della direzione nazionale del Psi. Spiegando i motivi che lo hanno indotto a rendere pubblico il provvedimento, Cresco ha detto: "Piu’ volte era corsa voce che mi fossero state inviate informazioni di garanzia in relazione alle vicende piu’ disparate; e in ragione delle responsabilita’ politiche da me assunte, avevo preventivato una tale possibilita’ , dichiarando che avrei dato comunicazione di qualsiasi iniziativa giudiziaria nei miei confronti".
– DALLA Pagina 7 (7 marzo 1993) – Corriere della Sera: CENTRALE DEL LATTE – TERZA CORSIA DELL’AUTOSTRADA A4
Si squarcia il velo del tempio affaristico a Verona. Restano sotto le macerie un ex ministro, due ex sottosegretari, un europarlamentare, un deputato. E la Tangentopoli bagnata dall’ Adige si rivela seconda soltanto a Milano per numero di arrestati (finora siamo a quota 93) e inchieste (15 quelle in corso, dalla Serenissima alla Centrale del latte, dalle Ferrovie alle cave, dalle case popolari al teleriscaldamento, fino alla terza corsia dell’ autostrada). Ieri Guido Papalia, il Di Pietro scaligero, ha colpito in alto. Cinque avvisi di garanzia per altrettanti politici in odor di tangenti. Apre la lista Giovanni Prandini (dc), gia’ titolare del dicastero dei Lavori pubblici, deputato eletto a Brescia, inquisito per presunti illeciti riguardanti la costruzione della terza corsia dell’ autostrada A4, che ha la sede sociale nella citta’ veneta. Su Prandini, i giudici che indagano sullo scandalo Anas a Roma avevano gia’ inviato, nei giorni scorsi, un fascicolo al Tribunale dei ministri. Seguono l’ europarlamentare Gabriele Sboarina (dc), per due legislature sindaco della citta’ , sportivo accanito, incoronato "re Lele" quando nel 1985 il Verona vinse lo scudetto; i deputati, pure democristiani, Alberto Rossi, ex sottosegretario al Commercio estero, e Gastone Savio, presidente della commissione Difesa della Camera; l’ onorevole Angelo Cresco, ex sottosegretario al Lavoro e dimissionario segretario regionale del Psi. I quattro, esponenti di primo piano della politica veronese, sarebbero indagati in relazione al megaimpianto di incenerimento dei rifiuti di Ca’ del Bue (costo preventivato: 104 miliardi), la cui costruzione e’ stata bloccata da una sentenza del Consiglio di Stato. Ma la magistratura sta indagando anche sulle opere pubbliche eseguite in occasione dei Mondiali di calcio e su alcuni lavori affidati all’ Anas. Mercoledi’ scorso Cresco aveva ricevuto un avviso di garanzia anche per l’ appalto (17 miliardi) della nuova piastra di odontoiatria del Policlinico di Borgo Roma, vicenda in cui e’ indagato anche Vittorio Del Monte, direttore generale della Cogefar Impresit, attualmente agli arresti domiciliari. Fra le accuse che il magistrato avrebbe ipotizzato per i cinque, la violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti e il reato di ricettazione. I cognomi di alcuni di loro comparivano in un elenco di 78 vip, trasmesso il 1 giugno 1992 al sostituto procuratore Papalia dal comando del Nucleo di polizia tributaria. La Guardia di finanza rilevava come le persone indicate nel rapporto avessero "costituito veri e propri comitati d’ affari", usando quasi sempre un componente delle loro famiglie come prestanome.
– DALLA Pagina 20 (11 maggio 1992) – Corriere della Sera: CINZIA BONFRISCO E LA CENTRALE DEL LATTE
DAL NOSTRO INVIATO VERONA Gian Antonio Stella
Sbruffone fino all’ ultimo, aveva salutato gli amici, al consiglio comunale di venerdi’ , strizzando l’ occhio: "Stupiti di vedermi ancora libero? Marameo: eccomi qua, libero e tranquillo, senza manette". Accontentato: ventiquattro ore dopo era in cella. Insieme con altri nove colletti bianchi, imprenditori, funzionari, portaborse, accusati di truffa e associazione a delinquere per avere munto oltre 2 miliardi, con un giro pirotecnico di societa’ fantasma, cambiali e fidejussioni fasulle, alla Centrale del Latte veronese. Si e’ andata a spegnere cosi’ , all’ alba di ieri mattina, la brillante e rapidissima parabola dell’ astro nascente del Partito socialista veronese: Stefano Bertoncelli, 28 anni, alto, magro, elegante, sportivo, gran ciuffo castano. Dotato delle "virtu’ " che alcuni apprezzano assai, come l’ ambizione, la spregiudicatezza, la decisione, la voglia di sfondare, era un pulcino allevato dalla grande chioccia del Psi veronese, l’ onorevole Angelo Cresco, segretario regionale del partito. Nella cui scia era stato eletto consigliere comunale, due anni fa, con tremila preferenze. Un esordio alla grande. Gli altri arrestati sono Carlo Paladini, 45 anni, un imprenditore romano titolare delle 4 societa’ coinvolte nella faccenda; il padre di Stefano, Giorgio Bertoncelli 63 anni, gia’ vicepresidente della Amt, la municipalizzata dei trasporti, e della Agec (Agenzia gestione edifici comunali), e testa di legno d’ area socialista piazzato di volta in volta in questo o quel consiglio d’ amministrazione; Michele Nocerino, braccio destro e guardia del corpo di Carlo Paladini, gia’ finito in carcere l’ 11 ottobre scorso per aver pugnalato con un tagliacarte un avvocato, Giannantonio Gaspari Vaccari, che gli aveva intimato di restituire un assegno sparito dal suo ufficio; Salvatore Nigro, un commercialista veronese d’ origine brindisina, e alcuni personaggi "di contorno". Cioe’ Renato Leoni, Luciano Corsi, Pierluigi Alunni Capocci, Roberto Bianconi e Gino Rubes Dondi, coinvolti nelle societa’ dello scandalo. Per tutti, il sostituto procuratore Mario Giulio Schinaia, che aveva chiesto al gip Sandro Sperandio il via libera per ordinare altri tre arresti (di Fernando Calamediari, Umberto Collova’ e Gianfranco Duca) ha formulato un’ accusa pesantissima: truffa aggravata e associazione per delinquere. Per Paladini (che sara’ processato con alcuni dei complici anche per furto di libri contabili e altri reati minori), Corsi e Bianconi la posizione e’ ancora piu’ pesante. Dovranno rispondere infatti, in aggiunta al resto, di bancarotta fraudolenta. Sono rimasti invece ai margini due figure piu’ volte tirate in ballo in passato dalle inchieste giornalistiche seguite al clamoroso buco finanziario. Quella di Sante Perusi, un ex consigliere regionale dc che sarebbe stato tra i promotori dell’ accordo all’ origine della truffa, e quella di Cinzia Bonfrisco, la compagna dell’ onorevole Cresco, membro della segreteria nazionale dei giovani socialisti, indicata dal settimale "Il Mondo" come molto vicina a Bobo Craxi, titolare di un pacchetto di azioni (1.200 secondo il periodico Veronasette) di una delle societa’ sotto inchiesta. "E’ una porcheria . aveva giurato poche settimane fa Angelo Cresco, avversario di corrente di De Michelis .. Una manovra preelettorale nata dentro il mio stesso partito". Un passo indietro. Tutto comincia nel marzo del 1989, quando la Centrale del Latte di Verona (350 soci, 550 quintali di latte ogni giorno, circa 15 miliardi di fatturato) viene invogliata, su sollecitazione di Sante Perusi e dei socialisti, a stringere un accordo con una societa’ di Carlo Paladini, la Agredilzeta. La quale, in esclusiva, ottiene di distribuire latte, yogurt e panna della Cooperativa casearia scaligera in Emilia Romagna, Liguria, Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise e Puglia. Ad ogni buon conto, per tutelarsi, la Centrale chiede e ottiene che l’ Agredilzeta si impegni a fornire una fidejussione bancaria di 400 milioni all’ atto del contratto. E’ prevista anche la copertura politica: su richiesta, pare, dello stesso Paladini, entrano nella sua societa’ Stefano Bertoncelli e Cinzia Bonfrisco. Quando si tratta di onorare gli impegni, pero’ , cominciano i guai. Dopo un mese, la Agredilzeta chiede di trasferire il contratto a un’ altra societa’ del gruppo, la Mineraria Fondi. La Centrale del Latte acconsente, purche’ venga fornita la fidejussione promessa. Che viene concessa, salvo un particolare svelato in seguito: il documento non vale niente. Mentre la cooperativa casearia scaligera, sempre piu’ preoccupata dai ritardi nei pagamenti, riduce via via le forniture, Carlo Paladini cerca di tamponare i buchi con cambiali per 400 milioni e infine assegni firmati da una terza societa’ , la Aumarm. Cambiali e assegni che inizialmente vengono pagati. Ma poi no. Fino a che, fatti i conti, la Centrale deve prendere atto di essere stata bidonata: di 500 milioni di cambiali ha potuto incassarne solo 140. E la situazione non cambia con il passaggio del contratto all’ ultima societa’ di Paladini, la Palinvest, che si accolla i debiti delle altre, fallite poco alla volta. Alla fine, il buco e’ di oltre due miliardi, piu’ gli interessi. Una cifra grossa, per i soci della Centrale. Quasi modesta, in confronto allo scandalo di Tangentopoli. Ma c’ e’ chi giura che l’ inchiesta e’ solo all’ inizio.
ARTICOLO DI FRANCESCA LORANDI :
Tangenti: 20 anni dopo il lupo ha perso il pelo…Angelo Cresco era onorevole alla Camera dei deputati quando venne indagato nel 1993 per ricettazione e violazioni delle norme in materia di contributi allo Stato e finanziamento ai partiti politici. Non andò in carcere, ma continuò la sua carriera politica, muovendosi all’interno di quegli ambienti, veronesi e romani, che a suo dire non sarebbero mai cambiati. «Lo stupore di oggi assomiglia a quello di ieri – sostiene – Qualcuno definirebbe chi si stupisce un marziano sceso improvvisamente sulla terra»…
ma l’avventura continua…non perdetela!!! e ora ci chiediamo cosa c’entri l’on. Cresco con la questione dell’ex-cinema di Garda…mah…nessuno lo sa…CERTO E’ CHE COME UN SEGUGIO …NON MOLLA…
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