Alla ricerca di 3 milioni per poter far rivivere le antiche limonaie del Garda

Un partenariato pubblico-privato per rilanciare una filiera tradizionale che ha una grande rilevanza anche per gli elementi storici del paesaggio agrario e della biodiversità.

E per far sì che gli antichi giardini d’agrumi, che a metà Ottocento sull’alto Garda si estendevano per 50 ettari garantendo una produzione annua di 12 milioni di limoni, tornino a creare economia.

Fondi

È quanto prevede il progetto «Il Garda delle limonaie», presentato ieri a Gargnano e candidato al bando Arest di Regione Lombardia per un importo di progetto di 2 milioni e 950mila euro (ridimensionato rispetto ai 4,2 milioni previsti inizialmente), dei quali 2 milioni e 65mila euro richiesti al Pirellone e 885 di cofinanziamento dei partner partecipanti. Il progetto è già stato ritenuto ammissibile con prospettive di finanziamento nel 2023.

Lo strumento dell’Arest, acronimo di Accordo di rilancio economico sociale e territoriale, potrà «salvare una filiera che si sta perdendo, riattivando, con processi moderni, la coltura degli agrumi, per giungere infine a un disciplinare di produzione e lavorazione e a un marchio, Igp o altra certificazione», dice Davide Pace, presidente della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano. La Comunità è capofila di un partenariato che comprende anche le cooperative agricole Agricoop, Latteria Turnaria e Terre e Sapori, oltre ad altri soggetti che, insieme, vogliono fare sistema per salvare e rilanciare queste strutture architettoniche uniche al mondo, quasi tutte private, recuperandole e rimettendole in produzione.

Riattivare

Non si parte da zero. Ci sono già gli esempi delle cooperative che hanno avviato produzioni di nicchia. Poi, come ha ricordato il presidente di Terre e Sapori, Andrea Arosio, «sempre più proprietari di limonaie stanno ritrovando l’orgoglio di riattivare la produzione».

Il progetto Arest, che vede coinvolto anche l’Agrofood Research Hub dell’Università di Brescia come consulente scientifico, potrà dare nuovi impulsi a questa tendenza. L’iniziativa, sottolinea Stefania Baronio, della Comunità Montana, «è in fase avanzata, ma ancora in via definizione, aperta dunque alle proposte del territorio». Un invito ai proprietari di limonaie affinché colgano questa occasione.

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