Alba (Cuneo) – DAL NULLA AL SOGNO. Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen

…e l’arte muta il suo campo d’azione

Dal Nulla al Sogno 5

 

Grazie alla Fondazione Ferrero un’importante occasione, unica, non solo per Alba ma per un pubblico italiano ed internazionale. Situato nel cuore di Rotterdam da ben 170 anni, il Museo Boijmans Van Beuningen si distingue da sempre per il suo carattere eclettico. La struttura prende il nome da due importanti collezionisti: Frans Boijmans e Daniël George van Beuningen, i quali hanno contribuito   ad arricchire la collezione di molti capolavori, sia di provenienza olandese che estera, che offrono una panoramica completa sull’arte dall’Alto Medioevo sino ai giorni nostri; eccellenti opere di Monet, Mondrian, Magritte e molti altri ancora offrono uno spaccato sullo sviluppo dell’Impressionismo e del Modernismo. Il museo vanta una delle più vaste collezioni al mondo di arte surrealista ed un’eccellente raccolta di “Pop Art” britannica e americana, che include opere di David Hockney, Andy Warhol e Claes Oldenburg; infine si giunge ad una sezione dedicata alle arti decorative e al design: dalle ceramiche medievali al vetro rinascimentale, dai mobili di Gerrit Rietveld fino al design contemporaneo olandese. Mentre gli altri musei olandesi si concentravano sul freddo modernismo nordeuropeo, il Museo Boijmans Van Beuningen ha rivolto la sua attenzione agli sviluppi in atto nelle città meridionali, quali Bruxelles, Parigi e Madrid. In questa sede sono state organizzate mostre di Man Ray e René Magritte e, nel 1970, a Rotterdam si è tenuta la prima retrospettiva europea dedicata a Salvador Dalí. La collezione surrealista comprende adesso oltre 125 dipinti e sculture e una collezione di libri e pubblicazioni rare richiamando a sé gli amanti dell’arte di tutto il mondo. Parecchie opere iconiche erano originariamente proprietà del collezionista britannico Edward James, che per diversi anni fu il “patrono” di Dalì e Magritte. Lo ritroviamo ritratto nel celebre dipinto “La reproduction interdite”, esibito nella mostra attualmente in corso presso la Fondazione Ferrero di Alba, incentrata proprio sulle opere provenienti da questa istituzione museale olandese e, nello specifico, sui “pezzi” legati all’arte surrealista e al movimento Dada. Curata dal Prof. Marco Vallora, questo evento espositivo si articola in nove sezioni (con la maggior parte delle quali esposta in Italia per la prima volta in assoluto) seguendo una progressione prevalentemente tematica e prestando un’attenzione particolare alla cronologia degli eventi. I capolavori presentati riflettono alcune delle problematiche e dei temi che contribuiscono a segnare i confini tra la poetica nichilista del movimento Dada e quella più propositiva tipica del Surrealismo: il caso, la bruttezza estetica, il sogno, l’inconscio, la relazione con l’arte antica, il legame tra arte e ideologia. Come spiega il curatore: “In un’esposizione profondamente ragionata ed articolata, la Fondazione presenta una nuova mostra internazionale in occasione del suo appuntamento biennale con la grande arte. Questa mostra unica nel suo genere si distingue da quelle precedenti, in quanto include anche libri, poesie e riviste, tutti legati ai due movimenti, unitamente a opere pittoriche e scultoree innovative e spesso rivoluzionarie, altamente evocative e di grande rilevanza storica.” Vediamo tre versioni diverse delle Boîtes (“scatole”) di Marcel Duchamp (“La boîte verte”, “La boîte-en-valise”, “À l’infinitif”). A partire dagli anni Trenta del Novecento Duchamp cessò di essere un artista, diventando all’apparenza un semplice giocatore di scacchi e, in queste scatole, egli ripose tutta la sua scandalosa oeuvre, mosso dall’intento polemico e sarcastico di distruggere l’idea di genio artistico, rimpiazzando la pomposa esposizione museale con una semplice valigetta, pronta a seguire il suo nomadismo costituzionale e la sua caustica, corrosiva ironia. Attraverso la parola shock “nulla”, il titolo della mostra mira a sorprendere ed affascinare, ma anche a perseguire uno dei capisaldi più radicali del programma dadaista. Non solo basato sul caso e sul rifiuto del concetto di artista onnipotente e maestro padrone della sua opera, il Dadaismo segue altresì le regole dell’azzardo e del gioco, e in particolare, protende verso la negazione dell’arte stessa, il rigetto della bellezza da museo, e con i suoi ready-made, verso il rifiuto dell’arte decorativa e rassicurante. Al contrario, l’opera d’arte, che ormai non è quasi più né un’opera né arte, deve suscitare sentimenti d’inquietudine, turbamento e in particolare, insinuare dubbi nello spettatore. L’esposizione include inoltre Man Ray, Arp ed un’eccentrica e provocativa tela del dandy spagnolo naturalizzato parigino, Francis Picabia. Spostandosi verso il Surrealismo e il suo mondo onirico, troviamo i disegni preparatori e uno straordinario dipinto di Salvador Dalí ispirato al libro di Raymond Rousell “New Impressions of Africa”. Un’altra importantissima opera è costituita dai “Chants de Maldoror del Comte de Lautréamont”, illustrati sia da Dalí che da Magritte. Man Ray nell’opera “L’enigme d’Isidore Ducasse” nascose una macchina da cucire Singer sotto la coperta di un’asse da stiro, forse un omaggio a Winnaretta Singer, grande mecenate del movimento e delle pellicole in mostra, ma certamente anche un tributo alla famosa massima di Lautréamont: “Bello come l’incontro fortuito su un tavolo di dissezione di una macchina da cucire e di un ombrello.” La parte della mostra dedicata ai “Sogni” simboleggia una sorta di nuovo inizio dopo l’annichilimento e il rifiuto radicale dell’arte perpetrato dai dadaisti. Per questo motivo, la parola “sogno” significa qui libertà, spensieratezza, ma anche introspezione e penetrazione dell’inconscio. Tutto ciò si riflette nei dipinti di scenari sommersi di Yves Tanguy, nelle creazioni visionarie di Victor Brauner, nelle bambole sadomasochistiche di Hans Bellmer, nelle fotografie di Claude Cahun, e nelle teche di un poeta-artigiano quale Joseph Cornell. Marco Vallora, con la presente esposizione di opere di queste due avanguardie del Novecento, rompe i canoni tradizionali che vedono i due movimenti agli antipodi, dimostrandoci invece che hanno un unico scopo: non solo opere d’arte, bellezze da museo, ma vita reale con i suoi turbamenti e in particolare per il Surrealismo la penetrazione dell’inconscio. Finalmente anche in Italia si può parlare con cognizione di causa di tanti autori noti finora solo ad alcuni specialisti. Quanto al Surrealismo nel nostro Paese, “teorico” del Movimento ed ancora attivo è Arturo Schwarz (storico dell’arte, saggista, docente, scrittore, poeta e un tempo gallerista), mentre attualmente sul piano operativo è presente il pittore e critico d’arte mantovano Renzo Margonari, di cui è in corso fino al 24 Febbraio una mostra a Palazzo Te. Accompagna l’evento espositivo di Alba un catalogo da collezione, ciclopico come la cultura del curatore, di Silvana Editoriale.

Fondazione Ferrero – Via Vivaro 49, Alba (Cuneo); L’ingresso riservato al pubblico: Strada di Mezzo 44;

Fino al 25 Febbraio 2019; Orari: giorni feriali: 15-19; sabato e festivi 10-19; martedì chiuso;

Ingresso gratuito ma consigliata prenotazione; Tel. 0173 295259 (Segreteria); Tel. 0173 295094 (Ufficio Stampa); www.fondazioneferrero.it

Fabio Giuliani

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