Passano i giorni, le settimane, gli anni. Quasi il tempo ci sfugge di mano e di tanto in tanto ci fermiamo per provare, disperatamente, a catturare qualcosa di importante e prezioso da portare con noi in eterno (illudendoci di poterlo fare realmente).
E così, d’un tratto, senza quasi rendercene conto, ci troviamo con un frugoletto che non è più così piccolo e ci guarda dall’”alto” dei suoi quasi sette anni.
Nicolò è più alto della media (pater certo) e questo a volte lo espone al rischio che qualcuno si dimentichi la sua vera età, ma è anche tanto tato, coccolone, affettuoso, e questo a volte ci fa scordare che è cresciuto, eccome se è cresciuto. Ogni giorno nuove domande, nuove sfide, nuove scoperte, ed ogni giorno guadagni, pezzo dopo pezzo, la consapevolezza che le risposte non sono facili, non sono scritte, ma che ce la puoi fare a portare a termine il compito, assai difficile, di fare il genitore (o almeno puoi provarci) grazie soprattutto agli strumenti che dolcemente, con pazienza ed amore i tuoi genitori ti han depositato nel cuore, anticipando ciò che ora tu fai con i tuoi figli.
Non è semplice, dicevo, tutt’altro. E ogni scelta che ti presenta di fronte ad un bivio ti fa crescere l’ansia di sbagliare, di non poter tornare indietro e di non riuscire ad aiutarlo a crescere nel modo giusto.
Quest’anno è iniziata l’avventura alla scuola primaria (le nostre care elementari) e con lei le sorprese: la gioia di imparare e di alzarsi la mattina sono tanto belle quanto inattese, ripensando all’esperienza non proprio felice dei 3 anni all’asilo Durighello.
Ma come ogni moneta c’è un lato B … meno piacevole, meno bello, e che mi riporta dritto dritto a trent’anni fa: il primo, piccolo e timido incontro con l’ingiustizia, la prepotenza, il “bullismo”!
E così, ieri sera, tenta di nascondere all’occhio attento di Silvia un piccolo ematoma vicino alla tempia.
Che è successo??? Ci rassicura, ma è troppo piccolo, troppo puro, troppo bello per mentire in modo convincente e così ci racconta una storia, che ci porta dritti dritti ad un bivio tutto nuovo: si è intromesso in una lite, per chiamarla così: tale Davide stava picchiando un suo amico (papi, era innocente, gli ho salvato la vita!) e lui, spinto dal suo immacolato senso di giustizia, ha cercato di difenderlo, prendendosi uno spintone e cadendo a terra.
Nulla di grave, ne vedremo certo di peggiori nei prossimi anni, fuori dalla campana di vetro, ma eccoci al dubbio amletico: gli insegniamo a difendersi, magari sfruttando i suoi 15 cm di superiorità di quota (rischiando di passare dalla parte del torto), gli confermiamo che ha fatto bene a rivolgersi alla maestra (rischiando che venga messo “al bando”) o gli consigliamo di non dir nulla e non reagire (alimentando così una possibile futura e pericolosa “omertà”)?
Belle domande … cerchiamo una guida nel cuore, negli insegnamenti dei nostri genitori e nel nostro senso di giustizia, ma … quanto è difficile?
Ah … i figli!
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