È ormai inconfutabile quanto l’identità di un territorio sia legata ai suoi prodotti agroalimentari, all’enogastronomia.
Ne sono conferma i dati del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2019, autrice Roberta Garibaldi, docente di Marketing, Economia e gestione delle imprese turistiche dell’ Università degli Studi di Bergamo. Sfogliandone una sintesi si evidenzia come nell’arco di un anno (2018-2017) esperienze come il «Mangiare piatti tipici del luogo in un ristorante locale, Visitare un mercato con prodotti del territorio, Partecipare ad un evento legato alla birra, al vino o al cibo, Visitare un’azienda agricola locale…» siano cresciute di percentuali che vanno dal 9 al 16%. Ovvio constatare quanto sia da questo punto di vista appetibile il Garda, biosfera caratterizzata dalla presenza di colture in parte permesse a queste latitudini dall’esistenza di un bacino d’acqua importante, come l’olivo, gli agrumi, la vite, i mediterranei capperi… Naturalmente ai fini di mantenere e incrementare questa tendenza è necessario che le aziende si rendano pienamente conto delle potenzialità e offrano prodotti in linea con le aspettative del visitatore. Sotto questo punto di vista appare evidente come prodotti che accanto a un nome evocatore del luogo rechino l’obbligatoria scritta «miscela di oli di oliva originari dell’Unione europea» oppure un riferimento all’Unione, siano sì conformi alle norme vigenti, ma non soddisfino quell’identificazione. Come un Chiaretto Valtènesi, zona divenuta nell’intento del Consorzio vertice qualitativo, che sia poco o nulla felice nelle caratteristiche visive ed organolettiche. Altro esempio prodotti che si definiscano biologici per autocertificazione, modalità prevista dalla legge che specifica come di fronte ad eventuali infrazioni le conseguenze per chi l’ha sottoscritta siano pesanti, perseguibili penalmente per «falso in atto pubblico», specie in assenza di associazioni comuni che ne seguano il percorso. Sintetizzando un invito alla trasparenza e alla coerenza in nome di un mosaico paesaggistico e produttivo di cui l’agroalimentare è tassello unico.
Carlos Mac Adden
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