Addio al sopravvissuto di Hiroshima che curava bonsai sul lago di Garda

Il 6 agosto 1945 l’equipaggio dell’aereo denominato «Enola Gay» sgancia la bomba atomica su Hiroshima. Lì c’è anche un bambino di 9 anni, nato lì, il primo novembre 1936. Riesce a scamparla, miracolosamente, trattiene nella mente i due giorni della fine del mondo sulla sua testa. Dopo alcuni anni viene in Spagna dove lavora come sessista, cioè specializzato nello stabilire il sesso dei pulcini.

Lavoro massacrante, iper stressante, ci perdi la vista in pochi anni. Shozo Tanaka deve cambiare mestiere e spostarsi in nuove patrie, così che arriva in un luogo magico, a Padenghe, proprio dove, sul curvone che immette al bellissimo paese, si apre un lago che pare tua madre, tanto é sorridente, accogliente e bello.

Si stabilisce lì, Shozo Tanaka, pianta un vivaio di bonsai, conosciuto presto in tutta la Lombardia e oltre, ha una sposa amorevole e cresce due figli. I bonsai crescono e sono ammirati, lui è amato dalle comunità bresciane e viene intercettato come superstite della bomba atomica di Hiroshima. Muore l’altro giorno, a 85 anni, nel bene e nella stima di tutti.

Primo incontro

Noi lo avevamo intercettato nella terra bresciana e lo considerammo amico per la sua estrema accoglienza e vivacità, allora con un poco di lingua italiana in tasca, capace di farsi intendere per l’ospitalità dei gesti e di quelle colture di bonsai che ci apparvero come avvolte in una terra di nebbia, in un mese autunnale. Lo incontrammo grazie alla passione inesauribile e competente di Lodovico Galli, storico della storia della Seconda guerra mondiale in terra bresciana. Lo incontrammo, Lodovico Galli, avvolto nei suoi pensieri sul cavalcavia Kennedy, in città, con un palmo della mano scritto con la Bic dove c’era il nome dell’ambasciatore giapponese dutannte la guerra.

Gli chiedemmo «che ne fai?» e lui ci rispose, sibillino e generoso come sempre, «ti regalo una primizia. L’altro giorno, nel mio ufficio della Camera di Commercio ho visto la data di nascita di un giapponese che apriva un’attività commerciale a Padenghe, si chiama Shozo Tanaka ed è nato il 1° novembre del 1936 a Hiroshima; ho fatto due conti e mi sono detto: questo è stato sotto la bomba atomica sganciata dagli americani il 6 agosto.

Ti procuro un appuntamento?». «Stasera», gli rispondemmo io e Tobler, Gabriele Strada gran fotoreporter, e alle 6 di un crepuscolo quasi nebbioso stavamo sulle labbra di Shozo Tanaka perché ci raccontasse quel 6 agosto, alle 8 di mattina circa, in cui scattarono gli allarmi mentre stava entrando a scuola.

Il racconto

Ci raccontò: «Erano allarmi abbastanza frequenti e non ci spaventammo. Poi ci misero in una specie di rifugio, ma prima sentimmo un grande scoppio e tutto tremò intorno a noi, le case, la terra e le nuvole viaggiavano velocissime in cielo. Ci misero nei rifugi sotto la scuola alle porta di Hiroshima. Dopo un paio di ore uscimmo e sembrava tutto finito anche se lo spavento era rimasto nella nostra mente. Nel pomeriggio vedemmo folle di persone, donne uomini e bambini arrivare nella nostra periferia attraverso il fiume. Camminavano nelle acque, cercavano refrigerio. Di notte vedemmo e ascoltammo ferite e pelle squarciata, persone che gridavano.

Il mattino ci portarono via, non ricordo dove». Cominciò l’esilio di Shozo Tanaka e appena ebbe l’età della ragione finì in Spagna a operare come sessista, chi, attraverso un lavoro minuzioso e molto pesante, soprattutto per la vista, deve svolgere il compito per stabilire il sesso dei pulcini. Fu costretto a lasciare, quel mestiere lo ammalava e gli venne subito l’idea di venire in Italia, dove certi posti – gli avevano raccontato amici e connazionali – sembravano la fotocopia del più bel Giappone.

Così arrivò a Padenghe e comprò quei due ettari circa per seminare e crescere dei bonsai. Fu un’affermazione di sacrificio e di competenza anche per la sua simpatia e la potenza naturale della sua ospitalità. Infine raccontò, grazie all’intelligente sapienza di Lodovico Galli, come si presentò la bomba atomica e cosa gli disse in lingua di terrore, di malattia e di eredità malefica per nove generazioni.

La vita in Italia

Qui in Italia ebbe due figli e fu amato, a Padenghe e non solo, da migliaia di persone. Un giorno, sulle nostre storie, qualcuno inaugurò la pianta della pace a Santa Giulia e Shozo Tanaka la benedì secondo la timidezza e la voglia di stare solo, tipica di una certa giapponesità, tanto più di un giapponese scampato dalla bomba atomica. È morto l’altro giorno e l’hanno portato via ieri. Per noi è la persona-monumento della pace e la sua insuperabile modestia nel dire e nel patire lo reclama come monumento umano di pace. Pace assoluta, Shozo Tanaka, bambino, figlio e padre di una memoria da custodire per non ritornare nell’incubo del male.

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