Un paio giorni fa leggevo il resoconto da parte del Comitato Acqua Benaco dell’udienza del 13 dicembre, con cui si è chiusa la fase istruttoria del processo penale a carico dei vertici di Garda Uno imputati di epidemia colposa, per la grave epidemia di gastroenterite che ha colpito San Felice del Benaco nel giugno 2009.
Ritengo personalmente molto preoccupanti le deposizioni dei tre imputati di epidemia colposa Mario Bocchio (Presidente di Garda Uno), Franco Richetti (Direttore Generale di Garda Uno), Mario Giacomelli (Responsabile del settore ciclo idrico integrato di Garda Uno).
In particolare nel resoconto leggo che l’Ing. Giacomelli alla domanda “Perché non avete mai fatto interventi sui filtri dal momento della presa in carico? (dell’acquedotto da parte di Garda Uno)” risponde che “non c’erano avvisaglie ed un intervento era già stato fatto nel 2006”, domanda “ma non dovrebbe essere un intervento annuale?” risposta “… ma … se non ci sono avvisaglie…”.
Ma dico io, si sta parlando di acqua potabile, la prevenzione e il controllo sono fondamentali!
Le frequenze minime degli interventi di controllo e prevenzione oltretutto non sono scelte soggettive dei dirigenti di turno, ma sono prescritti dalla Direttiva Europea 98/83/CE del 3 novembre 1998 (concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano), dal D.Lgs 31/01 e s.m. (attuazione della Direttiva Europea 98/83/CE), dal Piano integrato delle attività di prevenzione e controlli della ASL di Brescia che dice “almeno una verifica nel corso dell’anno della documentazione relativa ai controlli ”interni” sulla qualità dell’acqua e sulle strutture annesse alla rete attuati dall’Ente Gestore dell’Acquedotto …“, quindi si presume che i controlli sulle strutture debbano avvenire con cadenza almeno annuale.
Possibile che non vengano rispettate prescrizioni normative e, dico io, di buon senso?
Non vorrei ora soffermarmi troppo su questo caso specifico, ma è un ottimo esempio di come l’applicazione delle Linee Guida per la Qualità dell’Acqua Potabile dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), e in particolare i punti 4.6 (Documentazione e comunicazione) e 5.5.1 (Interazione con la comunità e i consumatori), e quindi la massima trasparenza attraverso la pubblicazione di dati e informazioni (in modalità Open Data) aggiornate, non solo su qualità dell’acqua, ma anche sugli interventi di manutenzione effettuati e programmati su acquedotti e reti, sui manutentori, ecc., sarebbe la base per attivare fondamentali iniziative di vigilanza civica da parte dei fruitori dei servizi.
Tale vigilanza sarebbe utile non solo per il monitoraggio della qualità dei servizi erogati, ma anche come contributo al loro miglioramento.
Riflettiamo!
Vai articolo originale: http://garda2o.wordpress.com/2012/12/18/acqua-san-felice-servizi-pubblici-trasparenza-e-vigilanza-civica/