Dopo che per settimane si erano perse le sue tracce, finalmente, è stato sentito dalla Procura di Brescia il sacerdote con casa nel Basso Garda finito nei guai per presunte minacce nei confronti un giovane che pagava per avere prestazioni sessuali, ma accusato anche di presunte molestie sessuali e di detenzione di droga.
Interrogato dal magistrato mercoledì pomeriggio – così riferisce l’edizione odierna di Bresciaoggi – il 60enne (che fa riferimento alla Diocesi di Verona, da cui era già stato sospeso) avrebbe ammesso le proprie debolezze, respingendo però le accuse di minacce al suo primo accusatore (il barista straniero, conosciuto su una app di incontri gay, con cui avrebbe consumato diversi rapporti, alcuni mai pagati) e di molestie al transessuale che lo aveva raggiunto ad agosto nell’abitazione di Desenzano, fuggendo poi seminuda dalla finestra di casa sua.
Il prete, dopo una pausa legata anche a problemi di salute, ha deciso di raccontare la propria versione dei fatti. Ora, ipotizza il quotidiano di via Eritrea, potrebbe cercare la via del patteggiamento con la Procura per chiudere velocemente il caso.
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