Giacomo Bozzoli è ufficialmente un latitante. Nelle scorse ore, infatti, i giudici hanno firmato il decreto che dichiara l’irreperibilità dell’imprenditore 38enne, condannato in via definitiva per aver ucciso lo zio Mario Bozzoli gettandolo nel forno dell’acciaieria di famiglia. Un atto a cui nelle prossime ore seguirà il mandato di cattura europeo.
Come noto, nella giornata di lunedì è arrivata la sentenza che – a nove anni dal delitto (8 ottobre del 2016) – gli avrebbe dovuto aprire le porte del carcere. Ma quando i carabinieri si sono presentati al cancello della sua abitazione, nel Comune di Soiano del lago, l’hanno trovata vuota. Con l’erba alta nel giardino.
Secondo le testimonianze di alcuni vicini, riportate dai media, Giacomo e i suoi familiari (moglie e figlio) non si vedrebbero in zona da una decina di giorni (nonostante il 38enne guidi una Maserati, vettura che probabilmente chiama lo sguardo più di altre). Né ci sarebbero sue tracce in altri immobili a lui riconducibili. Inoltre l’ultimo accesso a Whatsapp di Giacomo, riferisce Bresciaoggi, risalirebbe alla notte del 23.-24 giugno.
L’ipotesi, dunque, non è più solo quella che il 38enne si sia preso qualche ora di libertà in attesa di consegnarsi (magari al carcere di Verziano). Le forze dell’ordine non escludrebbero una vera e propria fuga, magari all’estero, in uno dei tanti paesi senza estradizione verso l’Italia.
Lunedì, in aula, il padre aveva riferito ai giornalisti che il figlio si trovava “a casa ad aspettare la sentenza”
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