Tantissimi “non so” e “non ricordo”, nella certezza che il ruolo di compagna (da 12 anni) e di madre del figlio avuto con lui pochi anni fa le conferisce l’immunità dall’accusa di favoreggiamento. Ma anche diverse dichiarazioni che lascerebbero dubbi. Sarebbe questo – secondo le indiscrezioni riportate da diversi media – il resoconto della fuga della famiglia di Giacomo Bozzoli secondo la compagna Antonella Colossi che, stando alle informazioni, avrebbe accompagnato il 38enne nell’ultimo viaggio prima della latitanza.
Lui, di certo, dopo la condanna è ricercato in tutto il mondo e oggi potrebbe essere ovunque: in Svizzera, nell’area Schengen o in qualche paradiso esotico senza estradizione verso l’Italia.
Molto probabilmente il viaggio è stato programmato, come sembra indicare anche il fatto che i due telefoni erano stati lasciati a casa. Ma probabilmente la coppia ne aveva altri, “puliti”. E potrebbero rivelarsi decisivi per incastrare il latitante.
Stando al resoconto della donna, la famiglia sarebbe partita dalla casa di Soiano del lago il 23 giugno, passando da Cannes e da Valencia (per far vedere al piccolo l’Oceanografic) prima di arrivare a Marbella, dove – fino al giorno della latitanza – in un hotel sarebbe stato Giacomo. E il giorno dopo, in un altro albergo, era registrato il solo documento della donna.
Ma quando sono arrivati i tre a Marbella? Di certo, in apparenza, molto dopo il 20 giugno in cui era partita la prenotazione. Probabilmente dopo il 23, quando la Maserati di Giacomo è stata avvistata a Manerba e Desenzano. Forse il 25 o il 26 di giugno. Sempre che in quella località siano davvero arrivati insieme (come avrebbe riferito la compagna) e che Giacomo non sia sparito molto prima, magari sui monti della Svizzera dopo aver cambiato auto.
Resta da capire se qualcuno li abbia incrociati in quel tragitto (l’appello è di contattare le forze dell’ordine italiane), ma molto probailmente saranno i tracciati telefonici a portare fino a Giacomo. Nelle altre ipotesi la sua latitanza ha comunque le ore contate. Difficile che nessuno lo riconosca. Altrettanto complicato vivere da latitante a migliaia di chilometri da casa e dai propri affetti.
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