▼ Giacomo Bozzoli ricercato: avanza la pista africana, il giallo delle automobili

Una cosa appare certa. Il 30 giugno – il giorno prima della sentenza che lo ha condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio dello zio Mario (8 ottobre 2015) – Giacomo Bozzoli era in Spagna. A confermarlo sono le telecamere dell’Hard Rock di Marbella, che – immortalandolo con cappellino bianco, camicia a fiori e pantaloncini corti all’ingresso – sembrano orientare in maniera piuttosto chiara anche le ricerche del 39enne.

Giacomo Bozzoli, dunque – dopo essere passato da Cannes e Valencia con la famiglia – potrebbe essersi imbarcato verso le enclavi spagnole in territorio marocchino, che già hanno ospitato latitanti. L’alternativa è che Gibilterra possa aver fatto per lui da ponte verso altri paesi dell’Africa, magari Capo Verde, isola frequentata da molti italiani in cui non esiste l’estradizione verso il nostro Paese. L’altra ipotesi è che dalla Spagna il 39enne abbia raggiunto una località più vicina all’Italia (Albania, Montenegro etc), magari facilmente raggiungibile via motoscafo, in modo da mantenere poi collegamenti con moglie e figlio.

IL MISTERO DELL’AUTO, ANZI: DELLE AUTO

Rimane da risolvere il mistero dell’auto (una Maserati Levante da 109mila euro) di Giacomo Bozzoli, di cui non si ha traccia. L’ultimo avvistamento certo è quello delle telecamere di Manerba e Desenzano, nella prima mattinata del 23 giugno. Poi la vettura sembra essere sparita (la moglie e il bambino sono tornati in Italia in treno). Ma – stando a quanto riportato da Bresciaoggi, tramite alcune dichiarazioni del sindaco di Soiano del lago – nella disponibilità della famiglia c’era anche un suv bianco (forse Jaguar). Potrebbe essere questa la vettura utilizzata per arrivare fino alla Spagna.

IL NODO DEI SOLDI

Di certo per la latitanza Giacomo deve aver immagazzinato molto contante oppure avere in loco qualche basista in grado di accedere a conti “puliti” a lui riconducibili. Lavorando nel settore dei metalli ferrosi, secondo quanto sarebbe emerso anche a processo, il 39enne aveva accesso relativamente facile al nero. E in qualsiasi caso i soldi non gli mancavano: viveva in una costosa villa a Soiano, guidava un’auto da 109mila euro e l’hotel di Marbella in cui ha soggiornato costava circa 600 euro a notte.

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