Oltre un milione e mezzo di euro ogni chilometro, una cifra 5 volte superiore alla media nazionale: è il costo medio di un chilometro per la realizzazione della ciclovia del Garda, la cosiddetta “ciclabile dei sogni” che mira a coprire l’intero perimetro del Benaco ma che continua a sollevare polemiche.
A porre l’attenzione sui costi esorbitanti dell’infrastruttura, della quale una parte è già stata realizzata e per cui sono già stati avviati altri lavori (si ricorda che l’opera coinvolge ben tre regioni), è il Coordinamento interregionale per la tutela del Garda che ha condiviso anche sui social la delibera numero 64 del 20 giugno 2024 della Sezione Centrale di Controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti. Nella delibera si legge: “Per quanto riguarda la Ciclovia del Garda, quasi la metà delle risorse 12,53 mln di euro sono andate alla Regione Lombardia, allo scopo di realizzare 8 Km di percorso. Il costo chilometrico in tal caso registrato (1.567.489,12 euro al Km) non appare in alcun modo paragonabile a quello sostenuto per la Regione Sardegna, che ha ricevuto 33 mln di euro per la realizzazione di 120 km di percorso (250.000 euro per km), ed in assoluto appare un valore decisamente spropositato, oltre che non in linea con i criteri fissati per la progettazione dei percorsi da finanziare”.
Non è certo la prima volta che il Coordinamento fa leva sul tema dei finanziamenti: “Ricordiamo che per la Ciclovia del Garda – scrivono i rappresentanti in una nota inviata alla stampa – nel 2017 erano stati previsti 67 milioni di euro, passati a 194 milioni nel marzo 2021, 344 milioni nell’agosto del 2021 e, ad oggi, si stima che il costo abbia già superato il miliardo”.
Secondo la Corte dei Conti la relazione conclusiva dell’opera presenterebbe in ogni caso “una serie di criticità riguardanti la sicurezza e le caratteristiche tecniche del tracciato. In particolare, è stato evidenziato che il PFTE risultava carente delle indagini e degli studi necessari ad approfondire gli aspetti paesaggistico-ambientali, considerati i vincoli presenti e le particolarità dei percorsi interessati da gallerie e tratti a sbalzo. Per tutto quanto sopra, alla data dell’approvazione del PFTE era impossibile una quantificazione precisa dei costi, valutabili in modo adeguato solo a seguito della presentazione degli esiti degli studi allora mancanti. Circa gli aspetti legati al patrimonio archeologico, la relazione segnalava alcune criticità particolari nel tratto Garda – Torri del Benaco, per la presenza di siti archeologici particolarmente noti fra cui quella del sentiero delle incisioni rupestri, affioranti e perfettamente conservate dai ghiacciai disciolti. Criticità erano state espresse anche in ordine agli aspetti progettuali, che involgevano la necessità di creazione di opere, come ad esempio il completo rifacimento del tratto di ciclovia già esistente nel Comune di Peschiera, le diverse e gravi situazioni di impatto paesaggistico negativo.”
Una tesi, quest’ultima, già sostenuta non soltanto dal Coordinamento interregionale, che ha già presentato tre esposti alla Procura regionale per quanto riguarda il tratto in Trentino, ma anche da diverse realtà ambientaliste che si pongono in netto contrasto alla realizzazione dell’infrastruttura.
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