Giacomo Bozzoli, dopo la rocambolesca fuga, l’arresto e la nottata a Canton Mombello si trova ora nel carcere milanese di Bollate.
L’imprenditore 39enne continua a proclamarsi innocente e ha rilanciato parlando di una presunta testimone di origine austriaca che lo scagionerebbe. Una vicenda che però sarebbe già emersa anche il processo, evidentemente senza convincere i giudici. Il caso, lo ricordiamo, è quello dei soldi emessi da una banca austriaca (4.400) e destinati a Giuseppe Ghiardini, l’operaio addetto ai forni della fonderia in cui si è consumato il delitto (l’8 ottobre 2015), poi morto avvelenato in circostanze misteriose. Denaro che, secondo i giudici, avrebbe rappresentato l’anticipo pagato da Giacomo Bozzoli per commettere l’omicidio di Mario Bozzoli.
Ma non sarà questo, probabilmente, l’oggetto del prossimo interrogatorio del 39enne, che si terrà nelle prossime ore.
Il primo obiettivo degli investigatori, infatti, è ricostruire ora cosa abbia fatto Bozzoli negli 11 giorni in cui è sparito e se qualcuno lo abbia aiutato durante la latitanza. La procura, come noto, ha aperto un fascicolo per procurata inosservanza della pena. Contro ignoti, per ora.
Nel frattempo, ieri, per la prima volta, i legali di Bozzoli (gli avvocati Luigi e Giovanni Frattini) lo hanno incontrato in carcere. A stretto giro potrebbe arrivare anche l’incontro fra il 39enne e il figlio. Resta da capire, invece, quando e come risponderà il ministro Nordio all’interrogazione della deputata bresciana Cristina Almici.
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